giovedì, Marzo 28, 2024
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Il ministro Giuliano Urbani tranquillizza i sindaci sui rischi di privatizzazione delle aree demaniali. Ma gli amministratori lamentano poca chiarezza e leggi ambigue

«Le rive sono intoccabili»

Il Ministro per i beni e le attività culturali, Giuliano Urbani, tranquillizza i sindaci della sponda bresciana del Garda e dell'Eridio sul rischio che i privati possano acquisire spiagge e terreni demaniali. «L'area in questione è qualificabile come bene paesaggistico e, quindi, vincolata», scrive Urbani. Nelle settimane scorse erano emersi timori, perplessità e dubbi sul destino dei lotti in riva al lago occupati con edifici, baracche, muriccioli, terrazze (e quant'altro). «I 17 sindaci dei comuni del Garda e di Idro raggruppati nella gestione associata del demanio lacuale extraportuale che si occupa della riscossione dei canoni e del rilascio delle nuove concessioni – dichiarò a suo tempo Bernardo Berardinelli, assessore ai lavori pubblici del comune di Salò -, hanno rilevato con profonda preoccupazione che la direzione generale dell'Agenzia del demanio di Roma ha inviato una circolare, fornendo alcune note interpretative assurde alle proprie filiali di zona, tra cui Verona e Brescia. Di fatto ha esteso la possibilità di alienare le aree pubbliche in assoluto contrasto con l'articolo 5 bis della legge 1 agosto 2003, numero 212». Questa norma prevede, infatti, che le superfici appartenenti al Patrimonio dello Stato interessate dallo sconfinamento di opere eseguite entro il 31 dicembre 2002 su fondi attigui possano essere vendute. Se un privato, ottenuta una regolare concessione edilizia, si è insomma…allargato, realizzando un manufatto o un fabbricato di difficile rimozione (una stanza, un garage, un rimessaggio, un muro, una terrazza, una piattaforma) su un'area pubblica, ha l'opportunità di sistemare l'irregolarità. E, se l'opera è stata eseguita prima del 1 settembre 1967, basta produrre una semplice dichiarazione sostitutiva. «Ai fini della alienabilità delle aree, dovrà essere verificata l'insussistenza del vincolo paesaggistico-ambientale o di interesse storico, artistico e archeologico apposto dalle competenti Soprintendenze», spiega la circolare che, però, apre un varco rilevante. «Se il privato – sottolinea subito dopo – ha realizzato legittimamente l'opera sul suo terreno, il rilascio del relativo titolo edilizio estende l'efficacia delle autorizzazioni anche alla porzione di proprietà statale, che potrà, quindi, essere acquisita. I beni vanno tacitamente considerati sdemanializzati, senza necessità di apposito provvedimento o di ulteriori pareri. In caso di sconfinamento, oltre alle aree interessate, è possibile acquistare una superficie di pertinenza entro i tre metri dal confine». Pagandola a prezzi irrisori: circa 30 euro al metro quadrato. E per eseguire l'operazione sono stati creati un numero verde (800800023) e un indirizzo di posta elettronica (sconfinamenti@agenziademanio.it). «Le spiagge e le aree demaniali del e di quello di Idro – avevano ribadito i sindaci, scrivendo a Urbani, a Giulio Tremonti, ministro dell'Economia e delle finanze, a Roberto Formigoni, presidente della , all'assessore Massimo Corsano, a tutti i parlamentari bresciani, alle Soprintendenze di Brescia, Verona e Trento – soddisfano bisogni collettivi. Una peculiarità da difendere e salvaguardare con ogni mezzo possibile. Per tale motivo l'interpretazione dell'Agenzia del Demanio, che estende il concetto di opera a qualsiasi manufatto, inficia il concetto di fruibilità pubblica e va respinto nel modo più assoluto. L'art. 5 bis della legge 212 del 2003 stabilisce che l'articolo non si applica alle aree sottoposte a tutela, dichiarandole, quindi, inalienabili. Una norma tassativa, e molto chiara. Invece l'Agenzia ne ha ammesso il superamento». Adesso è giunta la prima risposta importante. «Posso far presente sin d'ora che, essendo qualificabile come bene paesaggistico, l'area è vincolata ai sensi dell'articolo 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio – fa sapere Giuliano Urbani -. E non è soggetta nè al regime della verifica, nè a quello dell'autorizzazione preventiva. Quanto sopra, fatte salve eventuali ulteriori valutazioni delle amministrazioni territoriali interessate sull'idoneità di detti beni a perseguire, in via immediata e diretta, altri interessi pubblici, in funzione della natura demaniale degli stessi. Del problema ha, comunque, interessato la Direzione generale per i beni architettonici». «Un intervento qualificato – osserva Berardinelli -, che ci rassicura sul futuro».

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