Le sette cose che non sapevi di Venezia

07/07/2021 in Attualità
A Italia
Di Redazione

Una gita a Venezia è un vero e pro­prio viag­gio nel tem­po, poiché offre l’occasione di dimen­ti­care a casa stress e caos cit­tadi­no per immerg­er­si pas­so dopo pas­so in un’atmosfera uni­ca, tra­boc­cante di sto­ria sec­o­lare. Molto spes­so quan­do si pen­sa alla Serenis­si­ma, la mente corre agli scenografi­ci pon­ti e ai palazzi affac­ciati sul Canal Grande così come anche al con­tin­uo viavai di gon­do­le. Ma ci sono moltissime curiosità da sco­prire, aned­doti insoli­ti sui quali fare sarà utile luce per avere un quadro anco­ra più com­ple­to del­la cit­tà e di quel­lo che può offrire. In questo appro­fondi­men­to ne passer­e­mo in rasseg­na sette, in modo da ori­entare in modo ancor più con­sapev­ole la definizione dell’itinerario di viag­gio.

1 Ci sono 500 giardini

Oltre ai canali e ai pon­ti, alle scali­nate e agli scor­ci che all’improvviso si mate­ri­al­iz­zano men­tre si cam­mi­na, Venezia possiede anche un gran numero di gia­r­di­ni seg­reti. Sono tan­tis­si­mi, cir­ca 500. Alcu­ni si trovano celati dietro altissime mura che costeggiano le cal­li, rigogliosi e splen­di­di anche se a volte inac­ces­si­bili. Ma non è così per tut­ti: tra i più bel­li in asso­lu­to — è pub­bli­co e val bene una visi­ta — c’è il gia­rdi­no che sorge in zona San Mar­co lun­go le Fon­da­men­ta degli Ex Gia­r­di­ni Reali.

2 Non solo gondolieri ma anche impiraresse e squeraroli

Le parole di Venezia sono spes­so incon­fondibili così come certe pro­fes­sioni che alla Serenis­si­ma si legano a doppio filo. Oltre a quel­la di gon­do­liere, infat­ti, bisogna indi­care anche l’antica arte delle impi­ra­resse. Chi era­no? Le donne che infila­vano — ovvero ‘impi­ra­vano’ — le sfere in vetro col­orato per fare brac­ciali e col­lane ma non solo. Alcune impi­ra­resse si trovano anco­ra a Venezia, ma si trat­ta di un’attività che ormai è qua­si scom­parsa. Per quan­to riguar­da invece gli squer­aroli, si trat­ta­va dei maestri d’ascia: la ter­mi­nolo­gia deri­va dall’epoca in cui queste fig­ure si occu­pa­vano del­la flot­ta di Venezia e lo squero era la parole che indi­ca­va il loro lab­o­ra­to­rio. Anche di squer­aroli e squeri ne restano pochi.

3 I cavalli di San Marco non sono veneziani

Piaz­za San Mar­co è un sim­bo­lo asso­lu­to di Venezia e dell’Italia intera. La pre­sen­za scenografi­ca dei Cav­al­li di San Mar­co sul­la ter­raz­za del­la fac­cia­ta del­la Basil­i­ca ne rap­p­re­sen­ta un pic­co. Anche se sono sem­pre asso­ciati a Venezia, la loro prove­nien­za non è affat­to lagunare. Arrivarono nel 1254, sot­trat­ti a Costan­ti­nop­o­li. Ma la loro orig­ine sem­bra anco­ra un’altra: potreb­bero infat­ti essere sta­ti scol­pi­ti in Egit­to. Negli anni Ottan­ta gli orig­i­nali furono posti all’interno per pro­tegger­li dalle intem­perie e al loro pos­to si trovano oggi copie esat­te.

4 Se gli orologi hanno il quadrante con 24 ore

Sem­pre restando in Piaz­za San Mar­co sarà inter­es­sante par­lare di un altro aned­do­to insoli­to, che riguar­da la Torre dell’Orologio. E’ qui che si può ammi­rare uno dei molti orolo­gi provvisti di un quad­rante a 24 ore. Le merid­i­ane ven­nero pro­gres­si­va­mente sos­ti­tu­ite con orolo­gi così prog­et­tati quan­do alla fine del XV sec­o­lo gli orari furono cod­i­fi­cati con il sis­tema mod­er­no. Con­tare però tut­ti i 24 rin­toc­chi era molto com­p­lesso, dunque il sis­tema venne sem­pli­fi­ca­to e con il tem­po furono mod­i­fi­cati anche i quad­ran­ti dei nor­mali orolo­gi. A Venezia quel­lo di Piaz­za San Mar­co non è l’unico esem­pio: c’è quel­lo del­la chiesa di San Gia­co­mo di Rial­to, l’orologio del Fon­da­co dei Tedeschi, l’orologio di Palaz­zo Ducale.

5 Come si diventa gondoliere

Il gon­do­liere è lega­to a doppio filo all’anima di Venezia, poiché per­me­tte alle ele­gan­ti imbar­cazioni di scivolare in tut­ta agilità tra i canali spes­so stret­tis­si­mi. Gov­ernarle non è sem­plice, ecco per­ché l’iter per diventare gon­do­liere è così com­p­lesso e lun­go (dura in genere anni). Pri­ma si deve fare un cor­so per impara­re l’arte del­la gui­da, la sto­ria del­la cit­tà e una lin­gua straniera. Poi si deve sostenere un esame per pot­er­si iscri­vere all’albo, infine — super­a­to un apprendis­ta­to di 12 mesi — si potrà dare l’esame di gui­da diven­tan­do uffi­cial­mente gon­do­liere di Venezia.

6 Parcheggiare è più facile di quanto sembri

Molto spes­so si pen­sa che vis­itare Venezia pos­sa diventare un’impresa poiché las­cia­re l’auto viene vis­to come un pas­sag­gio estrema­mente com­p­lesso oltre che molto oneroso. Invece sarà utile pre­cis­are come gra­zie al servizio MyPark­ing, diver­sa­mente da quan­to avveni­va in pas­sato, sia oggi pos­si­bile parcheg­gia­re a Venezia spenden­do davvero poco. Il parcheg­gio a Venezia, cit­tà che vive e affac­cia­ta tra i canali non è dunque più un tabù né deve essere inte­so come lim­ite al viag­gio.

7 Calli, rami, campi e salizade

Tra le parole più ricor­ren­ti quan­do si passeg­gia per le strade e i vicoli di Venezia ci sono sen­za dub­bio: calle, ramo, cam­po e sal­iza­da. La topono­mas­ti­ca qui è un viag­gio nel viag­gio. Ma perder­si è dif­fi­cile a pat­to di conoscere il sig­ni­fi­ca­to delle sin­gole parole. Con ‘cam­po’ si inten­derà per esem­pio una piaz­za, men­tre con ‘calle’ una stra­da oppure una via. La ‘sal­iza­da’ è invece un viale, men­tre il ‘ramo’ iden­ti­fi­ca i pas­sag­gi lat­er­ali di col­lega­men­to rispet­to alla calle prin­ci­pale.

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