Le autorità: «Aree costiere e porti rimangono soggetti a tutela». Una lettera del Demanio fa finalmente chiarezza dopo l’allarme lanciato dai sindaci gardesani di Sergio Zanca
«Le spiagge non si vendono»
Le spiagge del lago non saranno vendute ai privati. Dopo le rassicurazioni del Ministro per i beni e le attività culturali, Giuliano Urbani («le aree in questione sono qualificabili come beni paesaggistici e, quindi, vincolati», aveva scritto qualche mese fa ai sindaci della zona), ecco la lettera dell’Agenzia del Demanio, sede di Milano, che conferma tale impostazione e pone definitivamente fine all’allarme dei mesi scorsi. In primavera erano emersi timori, perplessità e dubbi sul destino dei lotti in riva al lago occupati con edifici, baracche, muriccioli, terrazze (e quant’altro). «I 17 sindaci dei comuni del Garda e di Idro raggruppati nella gestione associata del demanio lacuale extraportuale, che si occupa della riscossione dei canoni e del rilascio delle nuove concessioni ‑dichiarò il presidente Bernardo Berardinelli, tra l’altro assessore ai lavori pubblici del comune di Salò‑, hanno rilevato con profonda preoccupazione che la direzione generale dell’Agenzia del demanio di Roma ha inviato una circolare, fornendo alcune note interpretative assurde alle proprie filiali di zona, tra cui Verona e Brescia. Di fatto ha esteso la possibilità di alienare le aree pubbliche in assoluto contrasto con l’articolo 5 bis della legge 1 agosto 2003, numero 212». Questa norma prevede che le superfici appartenenti al Patrimonio dello Stato interessate dallo sconfinamento di opere eseguite entro il 31 dicembre 2002 su fondi attigui possano essere vendute. Se un privato, ottenuta una regolare concessione edilizia, si è insomma «allargato», realizzando un manufatto o un fabbricato di difficile rimozione (una stanza, un garage, un rimessaggio, un muro, una terrazza, una piattaforma) su un’area pubblica, ha l’opportunità di sistemare l’irregolarità. E, se l’opera è stata eseguita prima del 1 settembre 1967, basta produrre una semplice dichiarazione sostitutiva. Ciò aveva scatenato i timori dei sindaci, ora rientrati. «Ai fini della alienabilità delle aree, dovrà essere verificata l’insussistenza del vincolo paesaggistico-ambientale o di interesse storico, artistico e archeologico apposto dalle competenti Soprintendenze — spiega la circolare che, però, apre un varco rilevante -. Se il privato ha realizzato legittimamente l’opera sul suo terreno, il rilascio del relativo titolo edilizio estende l’efficacia delle autorizzazioni anche alla porzione di proprietà statale, che potrà quindi essere acquisita. I beni vanno tacitamente considerati sdemanializzati, senza necessità di apposito provvedimento o di ulteriori pareri. In caso di sconfinamento, oltre alle aree interessate, è possibile acquistare una superficie di pertinenza entro i tre metri dal confine». Pagandola a prezzi irrisori: circa 30 euro al metro quadrato. «Le spiagge e le aree demaniali del lago di Garda e di quello di Idro — avevano ribadito i sindaci, scrivendo a Urbani, a Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia e delle finanze, a Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, all’assessore Massimo Corsaro, ai parlamentari bresciani, alle Soprintendenze di Brescia, Verona e Trento- soddisfano bisogni collettivi. Una peculiarità da difendere con ogni mezzo possibile. Per tale motivo l’interpretazione dell’Agenzia del demanio, che estende il concetto di opera a qualsiasi manufatto, inficia il concetto di fruibilità pubblica e va respinto nel modo più assoluto». Il primo a rispondere è stato Urbani. «Faccio presente sin d’ora che, essendo qualificabile come bene paesaggistico, l’area è vincolata ai sensi dell’articolo 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. E non è soggetta nè al regime della verifica nè a quello dell’autorizzazione preventiva», ha assicurato il Ministro. Posizione confermata, ora, dall’Agenzia del Demanio, filiale di Lombardia, sede di Milano, a proposito della richiesta del Centro nautico del Garda spa, che fa capo alla famiglia Camozzi e a Maria Luisa Cordani. Con una istanza dello scorso febbraio la società aveva chiesto di comperare 2.223 mq. a Toscolano. «Secondo il Piano regolatore del comune — sottolinea l’Agenzia- l’area in questione ricade nella zona ‘porti e attrezzature portuali’, è sottoposta a vincolo ambientale ed è quindi soggetta a tutela». Da qui il rigetto della richiesta dei privati che, a titolo di pagamento, avevano già versato 44.472 euro. L’Ufficio di Brescia è stato invitato a controllare se il Centro Nautico non ha pagato i canoni del 1999 e del 2000. Nel qual caso si rivarrà sulla somma, restituendo la differenza.