venerdì, Marzo 29, 2024
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Sorprendente avvistamento sui monti di Briano: se l’è trovato davanti un allevatore. Trovate numerose orme: gli esperti sono cauti, ma confermano

«L’ho visto alzarsi, era un orso»

Ha sbarrato gli occhi. Poi ha spento il trattore ed ha aperto la portiera senza allontanarsi, rimanendo a guardare. In quel momento il profilo marrone scuro si è alzato, mostrandosi per quello che era veramente: un orso. Erano le 10 del mattino di un giorno di inizio febbraio, tutto intorno il terreno era innevato mentre, in mezzo al prato, a poca distanza da un abete, l’animale riposava al sole. Fiorenzo Cozzaglio, cinquantenne allevatore dell’entroterra gargnanese, meglio conosciuto come «Brasì», ha sbarrato gli occhi: pensava a un giubbotto o alla sagoma di una persona distesa stranamente a terra in questa stagione piuttosto fredda e in un luogo insolito. «In quel momento non ho avuto paura – dice – pur trovandomi a una manciata di metri dall’orso. A ogni buon conto, non mi sono allontanato dal trattore». L’incontro è durato meno di un paio di minuti, giusto il tempo di concedere all’allevatore, che era diretto alla sua casa in località «Faiol» – a poca distanza da Briano, sui monti di Gargnano – di osservare bene l’animale che, levatosi in piedi, «misurava almeno un metro e settanta. Poi l’orso si è accucciato con calma e se ne è andato, prendendo la direzione del monte Denervo, camminando a quattro zampe». «Brasì» (sposato, con tre figli) conosce bene la zona e si trovava in quel momento alla Bocchetta di Lovere, a circa 1000 metri di quota: da lì, un sentiero scende verso la Malga Angoi di Tignale, mentre – più a monte – un altro viottolo conduce alla malga del monte Denervo. «Avevo già notato le stesse grosse impronte qualche giorno prima – continua nel racconto -, a qualche centinaio di metri dal luogo in cui ho visto l’animale e mi chiedevo a quale bestia potessero appartenere. L’unica cosa certa è che le orme erano davvero grandi. Alcune di queste erano ben visibili anche sulla strada asfaltata e innevata e parevano avere una dimensione ancora maggiore, probabilmente perché l’animale trascinava le zampe. Di orsi non ne avevo mai visti prima, ma non ho avuto paura. Danni? Nessuno, almeno fino ad ora». Cozzaglio ha subito allertato gli esperti della Comunità montana che si sono recati a Briano per foto e accertamenti. Si tratta senza dubbio di una visita inconsueta, visto che per gli orsi questo è il momento del letargo, dopo che in autunno, al peso normale hanno aggiunto quasi una dozzina di chili, utili per superare il periodo invernale e arrivare fino alla primavera. Ma il loro è un letargo del tutto particolare, certamente non paragonabile – ad esempio – a quello di un ghiro. L’orso, infatti, non mangia, non beve e sospende le altre attività fisiologiche, ma non è detto che dorma sempre. Come è già accaduto. A volte può succedere che si risvegli e si allontani dalla tana, ma – in questa sorta di semi-letargo – non riprende comunque le normali abitudini. Nel 2001, spiega un esperto del Parco Adamello-Brenta, in Trentino si è verificato il caso di un orso il cui letargo ha avuto una durata di soli 24 giorni mentre, solitamente, il sonno dura da metà novembre alla prima metà di marzo. I rifugi preferiti dagli orsi sono esposti a sud-est, in zone soleggiate e poco innevate. Negli ultimi tempi in Trentino (da dove alcuni orsi sono soliti sconfinare nel territorio bresciano) alcuni esperti tra i quali figura Angelo Caliari, hanno censito 38 tane utilizzate nell’ultimo anno. Gli orsi autoctoni che vivono nella vicina regione sono un paio, e uno è morto pochi mesi fa. Ne sono stati però rilasciati nove, catturati in Slovenia – in tre momenti diversi – e sono nati due cuccioli, la cui segnalazione si deve proprio a Caliari. Tane nella nostra provincia? Caliari lo esclude, almeno fino ad ora: quelle segnalate si trovano soprattutto nella zona dell’Adamello-Brenta. Tra gli orsi sloveni (controllati grazie al radiocollare) ve ne fu una, chiamata dai tecnici «Daniza», che scorazzò inizialmente nel Bresciano. Poi fu la volta del suo amico «Masun», che è arrivato fino al lago d’Iseo e che ormai è autonomo e senza controllo. In Comunità montana Parco a Villa di Gargnano propendono per confermare il passaggio del plantigrado sull’alto Garda, ma rassicurano: «Non abbiamo mai avuto denunce di danni, al punto che la cifra accantonata in bilancio per rifonderli è ancora intatta. «Ad ogni buon conto – spiegano gli esperti – è stato raccolto un possibile escremento autunnale a composizione prevalentemente vegetale, che sarà consegnato quanto prima al gruppo di lavoro sull’orso del Parco Adamello-Brenta».

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