venerdì, Aprile 19, 2024
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AMBIENTE. Da oggi si apre la stagione irrigua. Accordo contro la crisi idrica tra Comunità del Garda e Consorzio del Mincio Ceresa: «Risparmiare acqua, o saranno guai». Sotto accusa i bacini trentini

Livelli del lago, scatta l’allarme

Ieri ha piovuto, oggi chissà, ma non basta un temporale per risolvere la crisi idrica del lago di Garda dopo mesi di siccità. Con l’estate alle porte, da Riva del Garda a Mantova il commento degli addetti ai lavori è uno solo: «Siamo preoccupati». L’acqua in effetti è poca, non più di quanta ce ne fosse il 1° giugno del 2003, l’anno della grande secca, quando per la prima volta in 53 anni venne chiusa la diga di Salionze. Il rischio si ripresenta ed è il momento di pensarci, perchè da oggi entra nel vivo la stagione irrigua delle campagne mantovane, per cui il Consorzio del Mincio sarà autorizzato a far uscire dal lago fino a 88 metri cubi d’acqua al secondo, contro i 50 delle ultime settimane. Viceversa, a monte, i bacini di montagna trattengono acqua, tanto da far arrabbiare il Comune di Riva, che ha chiesto l’intervento della Provincia autonoma inviando un «telegramma di allertamento» alle autorità. E mentre ognuno tira l’acqua al suo mulino, si entra nella fase critica, in anticipo rispetto alle stagioni normali. Il lago ha sete. Ieri l’idrometro di Peschiera segnava 77 centimetri sopra lo zero. A meno di piogge eccezionali, per l’irrigazione ci sarà acqua per due mesi, dopodichè sarà raggiunta la quota limite e bisognerà nuovamente chiudere i rubinetti del Mincio. «Ne siamo consapevoli – dice l’ingegner Galli del Consorzio del Minicio-. Tanto che nelle ultime settimane abbiamo risparmiato acqua il più possibile. Per regolamento, potevamo farne uscire fino a 68 metri cubi al secondo, ma ci siamo limitati a una cinquantina o meno. Continueremo a risparmiarne, ma potrebbe non bastare». Crisi annunciata. Anche la Comunità del Garda si è mossa per tempo, per limitare i danni di una crisi idrica che già un mese fa si annunciava come la peggiore degli ultimi decenni. «Abbiamo dovuto giocare d’anticipo – spiega Lucio Ceresa, seretario generale della Comunità -. In maggio ci siamo incontrati proprio con il Consorzio del Mincio, e insieme abbiamo concordato la strategia di risparmio idrico che ci ha consentito di arrivare al 1° giugno a quota 77 centimetri sopra lo zero, il minimo per evitare un disastro». «Restiamo preoccupati, perchè da ora in poi il lago calerà di circa un centimetro al giorno o più: c’è il rischio che verso Ferragosto, in piena stagione, la Navigarda debba fermare gli aliscafi, e che l’acqua sia così bassa da nuocere all’immagine turistica di molti Comuni rivieraschi, alla fruizione delle spiagge e dei porti, fino a mettere in difficoltà un po’tutti quanti». Preoccupazione, ma non allarmismo. Ed è vero che la situazione sembra meno drammatica rispetto a un paio di settimane fa: da elogiare il senso di responsabilità dell’ente rivierasco presieduto da Giuseppe Mongiello e del Consorzio irriguo. Ma non dipende tutto da loro. Per evitare un’altra crisi come quella del 2003 servono tre cose: che piova di più e che non esca troppa acqua dal Mincio, ma anche che ne entri di più dal Sarca. E quest’ultimo fattore è quello che rischia di innescare una polemica. Il problema è a monte. Sembrano tutti d’accordo nel dire che il problema non è solo la siccità, ma anche il fatto che il Sarca ha dato un afflusso troppo basso: l’acqua sarebbe stata trattenuta nei bacini idroelettrici del Trentino. «I conti non tornano – sostiene l’ingegner Galli -. A parità di precipitazioni piovose, il lago d’Iseo da aprile è cresciuto di un metro, mentre il Garda è calato di 10 centimetri. È’ vero che il Sebino è grande un sesto del Benaco, ma in proporzione avrebbe dovuto comunque calare anche il lago d’Iseo. Invece è aumentato. Allora io concludo che per il Garda il problema è a monte: non quanta acqua esce, ma quanta acqua entra e quanta ne viene trattenuta dal Sarca». La «pista» trentina. Anche la Comunità del Garda, cerca verso Trento la radice del problema . «Abbiamo appurato – afferma Lucio Ceresa – che il bacino di Santa Massenza ha trattenuto parecchia acqua quest’anno. Ma non siamo preoccupati più di tanto, perchè entro qualche settimana dovrebbero lasciarla defluire verso il lago. Ieri si è mosso il Comune di Riva del Garda che, preoccupato per i bassi livelli, ha chiesto alla Provincia di Trento di intervenire». Ma tra effetto serra ed effetto Sarca, si è insomma arrivati al punto di doversi contendere la risorsa idrica a suon di carte bollate. Non è un bel segnale. Nè per quest’estate, nè tanto meno per quelle future.

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