sabato, Aprile 20, 2024
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Nove imbarcazioni si sono battute nella gara organizzata dall’Arilicense Il ricavato dei 19 chilogrammi pescati sarà dato in beneficenza

Lucci d’oro per aiutare chi soffre

Nove imbarcazioni, per un totale di 17 concorrenti, si sono disputati la terza edizione del trofeo «Luccio d’Oro», la manifestazione voluta ed organizzata dall’Aps Arilicense e patrocinata dal Comune. L’equipaggio Zanardini- Tinervia si è aggiudicato il primo premio con kg. 7,060 di luccio; dietro di loro si sono piazzati Butturini- Signori e Barbi- Cozzolotto, rispettivamente con kg. 4,540 e kg. 2,860 di pescato. Signori si è aggiudicato il trofeo «Luccio d’Oro» con un luccio di Kg. 1,480. «Siamo felici di come è andata sotto tutti i punti di vista», ha commentato Giovanni Verità, presidente dell’Arilicense, che con i suoi 42 soci ha organizzato la gara, «a cominciare dal clima che ci è stato favorevole: lago calmo, praticamente piatto e senza pioggia o vento, in pratica il migliore campo di gara possibile». «Il totale del pescato, 19 chilogrammi, è stato messo all’asta subito dopo la stesura ufficiale delle classifiche e sarà l’amministrazione comunale a stabilire a chi devolvere in beneficenza il ricavato; ma, al di là di questo aspetto, seppure molto importante», continua Verità, «è positivo constatare quanta passione ci sia per la pesca e, in particolare come in questo caso, per quella alla traina, dove contano moltissimo sia la tecnica che la conoscenza del lago e delle sue profondità». L’arma del «Luccio d’Oro» è, infatti, la tirlindana, un filo che raggiunge la lunghezza massima di 80 metri cui sono attaccati sino a 6 «cucchiaini» metallici, le particolari esche il cui scintillio sul fondo, imitando quello dei pesci piccoli, deve ingannare prede più grandi, come il luccio appunto, attirandole verso di sé. Questa lenza è «piombata», con la distribuzione di pesi indispensabili per la sua bilanciatura e per determinare la profondità alla quale farla lavorare. «L’abilità nel costruirsi la propria Tirlindana fa parte ormai della storia e della cultura della pesca gardesana», sottolinea Giovanni Verità, «e ancora oggi sono molti i pescatori che lo fanno; la loro abilità, poi, sta nel saper muovere sul fondo questo filo, nel posizionarlo alla giusta profondità; i nostri pescatori sanno dove trovare la «buca» giusta dove può essersi rintanato il luccio ed è lì che si dirigono». Così si scopre che l’equipaggio che si è aggiudicato quest’anno il primo premio, per il quantitativo di pesce portato a riva, ha sfruttato la fossa che c’è in località Fornaci, profonda circa una quindicina di metri. L’edizione 2002 del trofeo «Luccio d’Oro» va in archivio con l’ottimo risultato di un totale di pescato superiore a quello dello scorso anno. «E speriamo che il prossimo continui su questa stessa direzione, in modo da rendere la manifestazione non solo sempre più interessante per i pescatori e gli appassionati ma anche», conclude Verità, «più utile per chi ha più bisogno di noi».

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