venerdì, Aprile 19, 2024
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Da oggi funzioni e processioni nel santuario mariano dedicato alla «Regina e patrona della Valtenesi»

Madonna del Carmine, a San Felice riprende l’invasione dei pellegrini

Questa sera alle 20.30, a San Felice inizieranno i tradizionali pellegrinaggi diretti al santuario della Madonna del Carmine, «regina e patrona della Valtenesi». Inizieranno i parrocchiani di Portese, Manerba, Soiano e Campagna di Lonato. Domani toccherà a quelli di Maguzzano, Raffa, Campoverde di Salò, Villanuova, Gavardo, Soprazocco e Lonato. Lunedì 21 a Salò, Gardone Riviera, Fasano, Gaino, Maderno e Monte, Toscolano, Roè Volciano e Puegnago. Martedì a Paitone, Calvagese, Mocasina, Carzago, Bedizzole e San Vito. Mercoledì 23 a Desenzano (Duomo, Sant’Angela Merici, San Giuseppe, San Zeno, San Martino della Battaglia, Scoperta, Rivoltella), Sirmione e Lugana. Giovedì 24 arriveranno i fedeli di Motteggiana Sailetto (Mantova), Polpenazze, Moniga, Prevalle (San Zenone e San Michele) e Villa di Salò, e venerdì quelli di Padenghe, Colombare, Pozzolengo, Sabbio Chiese e San Giovanna Antida (Brescia). Ma il clou è atteso per sabato 26 luglio, con la processione solenne dal santuario alla chiesa parrocchiale. In testa monsignor Andrea Veggio e la banda Sinus Felix, col maestro Giorgio Giacomini. La statua della madonna, tradizionalmente, viene trasportata in spalla. Il giorno successivo, domenica, nell’edificio religioso saranno celebrate numerose messe. Quella solenne delle 10 vedrà la partecipazione della Corale della Raffa, diretta dal maestro Valerio Bertolotti. Alle 18, invece, l’accompagnamento del coro di Villanuova guidato da Antonella Antonaglia. Alle 21 si svolgerà il corteo in senso inverso: stavolta, dietro la banda musicale ci sarà il vescovo di Verona, Flavio Roberto Carraro. San Felice e le altre località della Valtenesi appartengono infatti alla diocesi scaligera. Lunedì 29 la giornata del ringraziamento, per i benefattori vivi e defunti, con la corale del capoluogo. Il tempio mariano di San Felice venne eretto nel 1452. Al nome di «Santa Maria delle Grazie», più tardi venne aggiunto quello di «Madonna del Carmine» per la presenza dei Carmelitani scalzi. A livello popolare la chiamavano «Maria delle Cisterne», perchè la zona era ricca di sorgenti. I tanti ex voto e gli affreschi del Quattrocento fanno pensare che il motivo della costruzione siano state le guerre di invasione, le lotte di fazione e il predominio tra signorotti, con peste e carestie. Questo spiegherebbe la presenza delle figure dei santi invocati contro le malattie infettive (Sebastiano, Rocco, Antonio abate, Biagio e così via). Accanto alla chiesa, il convento. I Gonzaga di Mantova (il principe Ludovico II e il figlio Francesco, cardinale a soli 17 anni) furono i maggiori sostenitori. Nella seconda metà del XVIII secolo, i soldati della Repubblica Veneta, in grave crisi finanziaria, asportarono arredi, vasi, argenterie e suppellettili. La supplica rivolta al Serenissimo Senato per riottenere il maltolto restò senza risposta. Col passare degli anni il monastero venne (in parte) distrutto e, nei periodi bellici, adibito a caserma o a stalla per i cavalli. La chiesa, invece, trasformata in ospedale per i feriti. Le pareti, ripetutamente tinteggiate con la calce per la disinfezione. Nel giugno 1866 arrivarono i volontari garibaldini provenienti dall’Italia meridionale, poi impegnati nelle battaglie di Monte Suello (3 luglio) e Bezzecca (il 21). Nell’agosto 1946 iniziarono i primi lavori di restauro, promossi dal parroco don Gaetano Turella. Nel ’52 tornarono i frati, e trovarono una chiesa buia e disadorna, i banchi vecchi e dondolanti, il pavimento dissestato, di mattoni rossi porosi. Le pareti lasciavano trasparire tracce di affreschi, e si capiva che grattando un po’ si sarebbero trovati sotto la calce, personaggi, volti e colori. Nel ’54 si mise mano al consolidamento dell’edificio. Nel ’57 si iniziò a sbancare il terreno per creare l’attuale piazzale. Negli anni Sessanta furono restaurati gli affreschi interni, che risalivano al ’400, togliendo la calce e facendo rinvenire figure e colori. Il 22 luglio del 1962, il vescovo di Verona Giuseppe Carraro appese corone d’oro (benedette da papa Giovanni XIII) alla statua della Madonna, proclamata appunto «Regina e patrona della Valtenesi». Nel ’65 fu ricostruito il protiro davanti alla chiesa, demolito per poter passare con carri e attrezzi agricoli. Nel settembre del ’70 il cardinale Antonio Samoré benedì la prima pietra della «Casa di accoglienza, il Carmine». Il vecchio convento venne demolito, non senza polemiche, e costruito un nuovo chiostro, le cui pareti furono abbellite con affreschi del pittore Oscar di Prata.

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