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39 SCULTURE DEL FAMOSO ARTISTA IN ESPOSIZIONE

MAGICHE TRASPARENZE

Palazzo dei Capitani, Piazza Turazza e Porto Vecchio di Malcesine (Vr): sono questi i tre luoghi prescelti che faranno da scenografia a un’importantissima mostra dedicata alle opere dello scultore GIGI GUADAGNUCCI in programma dal 14 luglio al 30 settembre 2001.La mostra, che propone 39 sculture in marmo, è stata promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Malcesine e organizzata dall’Assessore Ferdinando Sbizzera che ne ha curato la programmazione e ideato la collocazione nella città. Non quindi un’esposizione chiusa in un unico luogo, ma distribuita sapientemente in tre diverse suggestive collocazioni, proprio per dare maggior risalto alle sculture di differenti dimensioni (dai 10 centimetri ciascuno del gruppo di Cinque fiori, ai 2 metri e più di Cattedrale e Vegetazione).Una mostra che investe la città, una scultura di un grande maestro italiano, ma di fama internazionale, che fa rivivere in modo nuovo e suggestivo gli stessi ambienti naturali. E non poteva essere altrimenti, visto che gran parte delle opere proposte si riallacciano a quella particolare passione dell’artista per gli elementi naturali, per la vegetazione, per gli animali e i fiori. Sculture che emergono dal marmo, seguendo la lezione michelangiolesca. Un marmo di cui Guadagnucci si impadronisce pienamente, lo legge nella sua interezza, ne coglie l’intima anima nascosta e quindi lo leviga, per farne esplodere l’espressione e la forza in forme estremamente delicate, geometricamente studiate ed equilibrate, in cui diventa fondamentale non solo l’arte scultorea e la creatività dell’artista, ma anche il gioco di luce e ombra creato con il bianco del marmo. C’è in quest’artista la capacità di rendere impercettibilmente leggera e trasparente la materia. Guadagnucci gioca con la luce, con le ombre, ma soprattutto capisce la materia, il marmo e lo rende vivo e pienamente inserito nell’ambiente naturale, proprio grazie ai soggetti scelti: il marmo, la materia apparentemente fredda, diventa natura viva.L’opera e il vissuto di Guadagnucci non hanno bisogno di molti commenti. Nato nel 1915 a Castagnetola, vicino Massa Carrara, è fin da subito a contatto con il mondo del marmo, seguendo una tradizione di famiglia. Tra i suoi primi maestri ricordiamo Ciberti e Soldani, nei cui laboratori toscani Guadagnucci si forma. Ma è con il suo trasferimento in Francia, nel 1936, per motivi politici, che l’artista fiorisce la sua creatività e intraprende la sua ricerca scultorea, facendo suoi gli insegnamenti di Rodin, Maillol, fino alla grande lezione di Donatello.In Francia, tra Parigi e Grenoble, frequenta intellettuali e atelier, incontra gli artisti italiani presenti, da Gino Severini a Carlo Sergio Signori e ancora Zoran Music, ma conosce anche i grandi scultori di Montparnasse: Alberto Giacometti, Ossip Zadkine, César e Stahly, ha contatti amichevoli con i neorealisti Yves Klein e Tinguely.Ma sempre rimane fedele al marmo, quel filo rosso che lo lega e lo richiama alla sua terra dove è ritornato solo da pochi anni.

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