venerdì, Aprile 19, 2024
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Il direttore generale Borelli chiede 4 milioni alla Regione per costruire d’urgenza un nuovo nosocomio nella cittadina. La struttura sarebbe «non più accreditabile». Penosa odissea per i dializzati

«Mai più nel vecchio ospedale»

In attesa di conoscere come saranno distribuiti i 10 milioni di euro stanziati dalla Regione Lombardia e i 10 dello Stato (l’ordinanza dovrebbe essere firmata oggi o domani e, come già detto, privilegerà quanti sono stati costretti a uscire dalla loro casa e le imprese bloccate dal terremoto), il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Desenzano, Mauro Borelli, ha chiesto al Pirellone di avere otto miliardi di vecchie lire per realizzare una nuova struttura entro cui trasferire i servizi dell’ospedale di Salò, inagibile dal sisma e, a giudizio del direttore, «non più accreditabile». «Il nodo principale da risolvere riguarda i 29 milioni di euro per ampliare il nosocomio di Gavardo come Dio comanda – ha detto Borelli, ieri a Roè Volciano -. Da Salò, nella notte del sisma, abbiamo trasferito i ricoverati in Psichiatria». Il reparto, ospitato a Gavardo, a fianco di Ortopedia, potrebbe essere dirottato a Desenzano. Ma da Salò se ne sono andati anche i prelievi per le analisi, la radiologia (rientrati nei giorni successivi), la dialisi e gli ambulatori medici (ancora chiusi). Chi è costretto a purificarsi il sangue deve recarsi a Desenzano, tre volte alla settimana, ad orari spesso impossibili (di notte). Con grandi sacrifici familiari. Cosa succederà in futuro? La gente teme che i servizi vengano cancellati. Sabato l’onorevole Adriano Paroli ha rilanciato l’allarme. «Tutto dovrà essere ripristinato nel più breve tempo possibile – ha detto il parlamentare di Forza Italia -. Spero non esista la volontà di chiudere definitivamente la struttura, perchè si tratterebbe di un grave danno per la popolazione». Borelli ci ha spiegato che, a suo giudizio, «l’ospedale di Salò non è più accreditabile, e l’immobile va venduto. A Gavardo stiamo mettendo a punto il nuovo reparto che accoglierà i dializzati. Se corriamo, credo lo si possa completare entro tre-quattro mesi. Il rientro a Salò? Esistono problemi di uscite di sicurezza. A tale proposito ho incaricato un tecnico, che effettuerà una perizia accurata». Il direttore generale assicura di avere inoltrato in Regione «la richiesta di un contributo a fondo perduto di otto miliardi, per costruire un fabbricato capace di accogliere radiologia, radiologia e ambulatori, in modo da chiudere definitivamente il vecchio ospedale. Il luogo ideale sarebbe a fianco della casa di riposo». Il sindaco di Salò, Giampiero Cipani, impegnato nel risolvere i problemi dell’emergenza (più di 700 i concittadini sfollati: 400 vivono da amici e parenti, 300 in albergo), evita di alzare la voce, ma replica con decisione: «Ingegneri e tecnici della Protezione civile hanno dichiarato l’agibilità di tutti i locali che erano utilizzati. L’unico intoppo riguarda l’impalcatura che sorregge la volta dello scalone principale. Non mi sembra sia un problema insormontabile. Io chiedo che le attività rientrino. Il discorso della struttura alternativa? Valuterà la commissione istituita qualche settimana fa. A me sembra che Salò abbia un’esigenza immediata: riportare i servizi che esistevano». Per le altre strutture, ricordiamo che il S.Corona di Fasano è ripartito lunedì, ospitato a Villa Barbarano, appartenente al gruppo Villa Gemma (tra i soci, Marco Bonometti, delle Officine meccaniche rezzatesi). L’accordo ha una durata di tre mesi, poi si vedrà. Il S.Corona accoglie i cardiopatici: infartuati, pazienti con by pass, eccetera. Gli uffici dell’Asl, in via Rive a Salò, sono stati spostati. Il consultorio è andato a Barbarano, in via Mulino, telefono 0365-22821 oppure 822; le attività igieniche (vaccinazioni) a Desenzano, in via Gramsci, tel. 030-9148711; l’assistenza domiciliare integrata a Gavardo, in via Gosa 84, telefono 0365-378238; l’attività ostetrico-ginecologica (pap test, visite mediche, corso di preparazione al parto) nella nuova casa di riposo, telefono 0365-40764. In via S. Jago, nella «Casa della giovane», di proprietà della Parrocchia, hanno ricominciato a operare i medici del lavoro, e nei prossimi giorni toccherà ai veterinari. In viale Landi (medicina di base, igiene pubblica, servizi sociali) gli impiegati si sono ristretti. Utilizzano soltanto il piano terra, in attesa che il primo e il secondo (adesso vuoti) vengano risistemati. I lavori dureranno un paio di mesi.

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