martedì, Marzo 19, 2024
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Il monaco e la chiesetta di S. Faustino e Giovita

Malerba, il “fiore” di Torri

Circondata da case, in un posticino tranquillo e raccolto, la chiesa si distingue appena per il crocefisso sulla facciata d’ingresso e per la cascata di gelsomini che le fa da cornice. La leggenda del monaco sepolto in un sarcofago.

Se state facendo un giro per Torri del Benaco, chiedete di loc. S.Faustino – comunque ben segnalata- e là troverete la chiesa dei Santi Faustino e Giovita.

Circondata da case, in un posticino tranquillo e raccolto, la chiesa si distingue appena per il crocefisso sulla facciata d’ingresso e per la cascata di gelsomini che le fa da cornice.

Risalente al XV sec., non è da escludere però che sia ancora più antica, frutto tardivo dell’architettura romanica del XIV sec..

A capanna e con una sola entrata, all’interno presenta una modesta navata che, attraverso un’arcata a tutto sesto, introduce al presbiterio e all’altare di marmo nell’abside a pianta semicircolare. Il vescovo di Brescia affidò questo romitorio alle cure del monaco Malerba dell’ordine dei Gerolimi, assieme al piccolo convento di S. Felice.

Morto nel 1469, il monaco fu sepolto nel cimitero annesso alla chiesetta, ma secondo un’antica tradizione, l’erba non attecchiva sopra la tomba e la neve si scioglieva subito, gli alberi intorno si seccavano.

Solo nel momento in cui i suoi resti vennero posti nel sarcofago, che ora si trova a sinistra dell’altare maggiore, la vegetazione tornò ad essere rigogliosa.

Sul sarcofago è ancora leggibile l’iscrizione in onore del monaco:

“VOCE MALERBA FVIT/ SED RE

DIFFVDIT ODORES/ VT FLOS CANDIDIOR/ QUEM PARADISVS HABET.

MCCCCLXVIIII DIE TERCIO DECEMBRIS” (Di nome fu Malerba, ma con l’opera sparse fragranze come il fiore più puro del Paradiso. 1469 3 dicembre).

La chiesa nel corso del tempo fu oggetto di molti restauri –i più recenti nel 2001- e oggi presenta sulla parete settentrionale quattro riquadri a fresco ben conservati. In un riquadro è raffigurata la Vergine in trono con Bambino fra i Santi Rocco e Sebastiano, in quello successivo Madonna con Bambino, in posizione frontale; il terzo è dedicato a un Santo vescovo con pastorale e libro; il quarto rappresenta una figura enigmatica, forse un Papa.

Sulla parete dell’abside, invece, è stata dipinta la Santissima Trinità, ma in epoca molto più tarda, riconducibile all’XVIII sec.. Al centro sopra l’altare, spicca la pala eseguita dal pittore Francesco Marai nel 1711, raffigurante la Vergine con Bambino venerata dai Santi Faustino e Giovita, santi martiri bresciani festeggiati ogni 15 febbraio.

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