sabato, Aprile 20, 2024
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Rivano, solo 22 anni, ma ha già intrapreso una carriera prestigiosa dopo aver ottenuto il diploma a tempo di record. Giulio è stato il più giovane "sacrestano" nella lunga storia della Tosca

Mastrototaro è un baritono da Guinness

Da studente di ragioneria del Floriani al prestigioso teatro lirico di Catania, dalle estemporanee esibizioni in classe alle ribalte internazionali, dai suggestivi canti del coro Castel di Arco alla Tosca di Puccini: la storia di Giulio Mastrototaro, baritono-brillante rivano di 22 anni, sembra stata scritta per un soggetto cinematografico. In soli tre anni (anziché i cinque previsti dal corso) e partendo praticamente da zero, Giulio è riuscito a diplomarsi in canto a pieni voti presso il conservatorio di Bolzano e a dare il via ad una carriera che, seppur ancora brevissima, è già ricca di soddisfazioni.I primi 19 anni di Giulio sono quelli della stragrande maggioranza dei ragazzi. Appassionato di calcio, «ma giocatore scarso», ha calcato i campi di gioco vestendo la casacca della Federazione Italiana Arbitri, ha giocato per sette anni a basket nelle giovanili del Gs Riva, ha “fatto qualche stagione” alla pizzeria Bavaria e poi si è diplomato all’Itgc Floriani. Tutto normale. «Ho iniziato ad appassionarmi alla musica durante le medie, le Damiano Chiesa. A sedici anni ho iniziato a cantare per hobby, e poi sono entrato nel Coro Castel di Arco. Un’esperienza molto bella durante la quale ho potuto abituarmi alla presenza del pubblico». E senza nemmeno accorgersi, la fiamma del canto ha iniziato a divorarlo. Il primo a “scoprirlo” è il maestro Giorgio Ulivieri, papà di Nicola, affermato baritono-basso. «Nicola è un grande, spero un giorno di diventare come lui». A 19 anni debutta a Pergine Spettacolo Aperto e riceve i complimenti del compianto Ferruccio Amendola. Giulio si iscrive all’università, ma ormai dentro di lui la musica s’è fatta troppo forte. Parla con i genitori (mamma Clara, trentina della Val di Sole, gestisce il bar all’ex Incompiuta mentre papà, foggiano, è cameriere al ristorante la Colombera) e decide di iscriversi al conservatorio di Bolzano, anche su consiglio di Vito Brunetti, il maestro che poi lo seguirà. «Devo tutto ai miei genitori: mi hanno capito e sostenuto, sia moralmente che economicamente». Iniziano i concerti. Nel 2001, a Fermo, vince la prestigiosa targa d’oro “Luisa Grisafi Mattii” e, lo scorso febbraio, approda al teatro Bellini di Catania dove, nella Tosca di Puccini, veste i panni del sacrestano. «Ho saputo dopo – rivela con malcelato orgoglio – d’essere stato il più giovane interprete di quel ruolo da quando è stata scritta l’opera». Il maestro Gustav Kuhn, già assistente del leggendario Herbert von Karayan, colpito dalla sua personalità, lo nota e lo prende sotto la sua ala protettiva. «Ho avuto fortuna – si schernisce – ad incontrare direttori artistici che si sono fidati di me, nonostante la giovane età». Poi arriva il diploma. «È un punto di partenza, devo studiare molto e sperare che la mia voce, ancora acerba, non si rovini». In programma, per il prossimo hanno c’è un concerto ad Arco, a gennaio, e trasferte a Bogotà per i festeggiamenti del 75º anniversario del teatro e a Tokyo con la Boheme. Un mese fa, la sua fidanzata – Sandra, insegnante di canto bolzanina – gli ha regalato una stupenda bambina, Milena. Una gioia dietro l’altra, insomma. Cosa sogna ancora Giulio? «Spero di potermi esibire presto in Trentino e qui a Riva, città a cui sono legatissimo. La nostra è terra di grandi cantanti, basti pensare al grande Roberto Turrini, che ho avuto l’onore di conoscere bene e che mi ha sempre incoraggiato, al moriano Bruno Pola, maestro a cui sono molto legato, a Giada Pederzini, a Franco Bonisolli, a Mietta Sighele e allo stesso Nicola Ulivieri.

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