Il Comune scende in campo per difendere gli utenti che, pur pagando il canone, godono da anni di un servizio monco. Si riceve Rai tre del Veneto, e il sindaco minaccia proteste forti
«Moniga vuole il tg lombardo»
Il canone tv? Va bene, ma almeno, dato che bisogna pagarlo ogni anno, la Rai dovrebbe preoccuparsi di fornire un servizio adeguato. Non parliamo naturalmente delle scelte legate al palinsesto (rispetto alle quali ogni telespettatore avrebbe probabilmente posizioni diverse), ma più semplicemente di un vero disservizio. E per di più di vecchia data. Ovvero dell’impossibilità, in alcune zone del Garda bresciano e in particolare a Moniga, di ricevere le frequenze, e quindi i telegiornali, di Rai tre Lombardia. E ora, proprio a Moniga, il sindaco Massimo Pollini e l’intera Giunta comunale hanno deciso di affrontare di petto la situazione, raccogliendo il generale malcontento degli utenti Rai e lasciando intravedere la possibilità di attuare forme di ritorsione di un certo peso. I cittadini, con a capo il sindaco, ricordano, come quelli di altri comuni del basso lago, che sono costretti a pagare il canone potendo però contare su un servizio «monco». «Si tratta di un civile atto di protesta — sottolinea Pollini — che parte da Moniga, un paese prettamente turistico nel quale soggiornano anche migliaia di turisti lombardi, ovviamente interessati alle notizie che riguardano la loro regione. Senza dimenticare che rispetto alle notizie locali va registrata anche l’attenzione dei vacanzieri provenienti da altre regioni d’Italia, oltre che, naturalmente, dei residenti». «Ma a noi — ribadisce Pollini — Rai tre propone ogni sera i programmi e le notizie del Veneto: un palinsesto pur sempre interessante ma lontano da noi, dal nostro territorio e dal nostro quotidiano. La nostra gente e i nostri turisti, sono interessati alle notizie di casa nostra, cioè a quelle lombarde». La conclusione? Senza entrare nel dettaglio, il primo cittadino ha invitato ufficialmente la presidenza della Rai e in particolare la direzione di Rai tre a rimediare all’inconveniente, minacciando «forme eclatanti di protesta» nel caso in cui l’invito, relativo a un problema che si trascina da anni, non venga affrontato e risolto.