venerdì, Aprile 19, 2024
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A Novezzina si stanno ultimando le strutture per accogliere gli «occhi elettronici» che scruteranno il cielo Sarà aperto a esperti e studenti

Nasce l’osservatorio astronomico

Tempo d’estate. Tempo anche di stelle. Da guardare pure a occhio nudo, specialmente in montagna, dove appaiono nitide e chiare, nel buio perfetto di notti non inquinate da luci artificiali. Tra non molto anche nel Veronese sarà possibile vedere le stelle da vicino. Proprio ai piedi del Baldo, a Novezzina, sarà possibile osservare i corpi celesti da un vero osservatorio astronomico. La struttura sta per essere completata. «Ci vorranno quattro o cinque mesi per ultimare l’edificio e due o tre mesi più tardi arriveranno anche le attrezzature», annuncia l’assessore alla cultura Eugenio Adamoli. Ieri pomeriggio, in Comune, alcuni rapprsentanti dell’amministrazione hanno presentato nei dettagli il progetto. «Finalmente adesso anche Verona, come Trento, Brescia, Vicenza e in genere tutto il Nord Est avrà il suo osservatorio astronomico pubblico», ha commentato Adamoli . «Così si colma una lacuna che è strana in una città come la nostra dove l’astronomia è stata una scienza tutt’altro che trascurata». E snocciola esempi del passato: “Girolamo Fracastoro, nel ‘500, e Francesco Bianchini, un secolo e mezzo più tardi, erano stati acuti osservatori del cielo. Poi intorno al 1740 il marchese Scipione Maffei fece riattare nella torretta ancora visibile del suo Palazzo in stradone San Fermo una specola, che funzionò per circa quindici anni». Quarantasei anni dopo il veronese Antonio Cagnoli, segretario di un ambasciatore veneziano tornò da Parigi, dove aveva studiato astronomia, e istallò sul tetto di casa, in via Quattro Spade, il suo telescopio. Anche oggi sono numerose le specole sparse per la provincia, ma sono tutte private. Ma questa è storia. Ora è il momento di guardare al futuro prossimo: la galattica struttura è in costruzione e in dirittura d’arrivo. La tecnologia è avanzata. «Gli strumenti principali saranno due telescopi della classe di 40 centimetri di diametro istallati, rispettivamente, in una cupola sopraelevata e in una struttura al piano terra con tetto scorrevole», spiega Adamoli. «Il primo di questi sarà utilizzato per la ricerca, ad esempio per lo studio dei corpi minori del sistema solare, delle stelle variabili e delle atmosfere planetarie». Molto importante è il legame stretto che Ferrara di Monte Baldo ha instaurato con il Circolo Astrofili Veronesi. Da venticinque anni il gruppo si dedica alla diffusione della cultura astronomica. Il sodalizio conta 130 soci e si occuperà della gestione dell’Osservatorio, pur restandone il Comune il proprietario. Gli utenti, però, non saranno solo i soci del Circolo Astrofili Veronesi: «Anche studenti o gruppi di studenti che desiderano acquisire crediti o svolgere ricerche in modo più attivo e stimolante potranno fruirne», precisa Adamoli. Un metodo di studio all’insegna dell’innovazione, perché la cupola che domina la struttura è dotata di un sistema di automazione che sarà interamente gestibile via Internet». «Così», continua Adamoli, «dopo aver valutato lo stato del cielo con telecamere, sarà possibile aprire la cupola da casa o da scuola, puntare a qualsivoglia obiettivo, fare riprese grazie ad uno speciale occhio elettronico e scaricarle poi anche sul proprio computer». Pare fantascienza, ma non è finita qui: «Un sensore di pioggia comanderà la chiusura automatica dello strumento in caso di maltempo». Quindi c’è il secondo telescopio, altrettanto potente, ma dedicato alla didattica. «Sarà facilmente accessibile anche ai portatori di handicap». In quanto al tetto apribile non è un dettaglio: «Perché consente una visione molto ampia della volta celeste e rende il sito ideale per avvicinare all’astronomia studenti anche delle medie inferiori, turisti, visitatori occasionali». C’è quindi la sala conferenze, dove è prevista la proiezione in diretta delle immagini captate dai telescopi: «Una realizzazione impensabile fino pochi anni fa», conclude Adamoli, «e particolarmente utile per mostrare gli oggetti astronomici a gruppi numerosi senza obbligarli ad avvicinarsi allo strumento».

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