“Nasi Rossi” in piazza per raccogliere fondi per sostenere l’attività della onlus VIP Verona, l’associazione Viviamo in Positivo che raggruppa ben 54 associazioni su tutto il territorio nazionale e 4000 volontari. A Verona ci sono 123 clown che si prestano ad operare presso ospedali e case di risposo nel fine settimana per rendere meno pesante il ricovero ospedaliero o la permanenza in alcune case di risposo.
E piazza Vittorio Emanuele è stata un bel teatro per questi clown che hanno voluto presentarsi al pubblico ed ai turisti per farsi conoscere. Nonostante il brutto tempo , un buon ritaglio pomeridiano sono riusciti a prenderselo ed hanno portato gioia e divertimento fra piccoli e grandi, con la “Giornata del Naso Rosso”.
Una bella kermesse che ha consentito loro di presentarsi con il meglio delle loro potenzialità e della loro immensa disponibilità verso chi soffre o che è relegato a vivere giorni tristi e lunghissimi in case di riposo.
“La nostra presenza nelle corsie ha come scopo quello di mettere il paziente al centro dell’attenzione e cercare di farlo allontanare un pochino dalla realtà in cui vive – spiega Katia, la presidente di VIP Verona – e con un sorriso e con un pochino di colore ricreare per loro momenti di serenità e di ritorno alla bellezza della vita.”
Operano da alcuni anni presso l’ospedale Orlandi di Bussolengo e Fracastoro di San Bonifacio, nel reparto di ortopedia di Borgo Trento, presso la Pia Opera Cicarelli di San Giovanni Lupatoto e presso la Campostrini di Sommacampagna.
“Sorridiamo non perchè qualcosa di bello è successo – sottolinea una ragazza con naso rosso – ma qualcosa di bello succederà perchè noi sorridiamo.”
Tutti i volontari si presentano con un nome d’arte dopo aver percorso un iter istruttivo particolare. Oltre al sorriso in corsia hanno patrocinato tre missioni sostenendo economicamente dei progetti in Moldavia, Romania e Cambogia.
“Grazie a voi, a chi ci sostiene – conclude Katia – noi riusciamo a fare cose meravigliose ma soprattutto portiamo un modo di vivere positivo.”
Sergio Bazerla
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