giovedì, Aprile 25, 2024
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Si conclude la spettacolare mostra per i trent’anni dell’azienda

Natura, idee e tecnologia la ricetta verde di Paghera

Restano solo poche ore per visitare gli splendidi giardini e le realizzazioni di «garden design» che si possono ammirare da Paghera, società leader del verde, nella sua sede storica alle porte di Lonato, lungo la ex statale. Chiude infatti i battenti stasera la suggestiva mostra voluta fortemente da Gianfranco Paghera non solo per celebrare 30 anni di attività (in realtà l’azienda è presente da oltre mezzo secolo), ma anche per brindare all’importante riconoscimento arrivato dall’Istituto per il Commercio Estero, che ha scelto proprio Paghera come «testimonial» dell’architettura paesaggistica e della cultura del verde nel mondo. E non è finita, perchè il ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, a proposito dell’elegante pubblicazione data alle stampe per questo evento, ha usato parole di elogio fuori dalla retorica, indicandola come «un messaggio della nostra cultura alle altre nazioni». A visitare la mostra di Paghera è anche arrivato il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, che si è intrattenuto con il management della società. Certamente, Gianfranco Paghera è uno dei pochi impresari del verde e architetti del paesaggio che, oltre ad occuparsi di realizzazioni, investe le sue risorse e la sua sensibilità nei processi di riforestazione in vari Paesi del mondo, disinquinando e ripopolando boschi, altrimenti condannati a scomparire. In tutta questa attività, a tratti frenetica ma sempre pianificata, Paghera si avvale di un esclusivo team di professionisti, di ricercatori, di tecnici specializzati e di artigiani. Ma il cuore dell’azienda resta il settore della progettazione, nel quale si esprime al meglio la filosofia verde di Paghera. L’amore e il rispetto per la natura, abbinati alla tecnologia, permettono di sviluppare soluzioni ambientali che sono allo stesso tempo avveniristiche e sublimi. Le ricostruzioni virtuali ne sono un esempio: il cliente riesce ad emozionarsi solo vedendo le immagini dei progetti. Attraversando gli spazi espositivi il visitatore che ancora non ha avuto la possibilità di recarsi a Lonato non può che rimanere incantato: oltre alle composizioni floreali, alle piante rarissime, alle scenografie d’interni, la rassegna di Paghera propone le progettazioni di giardini pensili, di giardini medi che impreziosiscono l’abitazione, di giardini aziendali interpreti dell’immagine di una società, di golf resort, di rifugi dove rilassarsi con gli amici, lontano dai ritmi della città. Trasmissioni televisive e stampa di tutto il mondo hanno identificato in Gianfranco Paghera il «green designer che più ha contribuito ad accrescere la cultura del verde». Con lui, il capofila della società, siedono ai posti di comando i suoi famigliari: Michele, vicepresidente e responsabile della direzione estero; la sorella Anna, alla direzione immagine ed eventi fieristici, Chiara, alla direzione progettazione; infine, Lara Abeni Paghera alla direzione clientela. La mostra è visitabile dalle ore 9 alle 19, l’ingresso è gratuito. Info: 030.9132561; internet. www.paghera.com.Dall’Adamello al Benaco: i Paghera arrivarono nel ’500 Il ceppo originario dei Paghera sarebbe arrivato a Lonato attorno al XVI secolo. Un nome che, scrive Gianfranco Paghera nel suo raffinato libro-catalogo che accompagna la mostra, sicuramente trae origine dalla Val Paghera, nel cuore dell’Adamello, da dove i suoi avi partirono per arrivare sulle colline gardesane. Secondo una ricerca minuziosa e storicamente attendibile, i Paghera si sono poi, nel secoli, divisi in più famiglie. Come quella di Cecilia Paghera, madre dell’attuale sindaco di Lonato. Un certo Paolo Paghera venne accolto come residente nella seduta del Consiglio comunale del 19 febbraio 1644: lo testimonia un verbale autentico rinvenuto nell’archivio comunale. Questo Paolo, chiamato ad esporre le ragioni della sua richiesta di residenza, oltre a pagare un contributo abbastanza oneroso («circa 500 planete in pronti denari in termine di venti giorni», si legge nel documento del ‘600), disse «di trovarsi lì da parecchi anni, e di poter dimostrare con certezza che anche i suoi predecessori si erano stabiliti a Lonato già da molto tempo…». Il Paghera in questione era scampato alla peste del 1630. La seduta comunale di quel febbraio 1644 accolse nove domande su tredici; due anni dopo ne accolse altre otto. Sicuramente l’avo a cui fa riferimento Paghera potrebbe essere arrivato a Lonato circa un secolo prima. Un’ultima curiosità: Lonato può vantarsi di avere un sindaco lonatese da sette generazioni.

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