sabato, Aprile 20, 2024
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Da martedì notte al neurochirurgico di Verona è tenuto in vita dalle macchine

Nessuna speranza per il sindaco Malossini

Cesare Malossini è clinicamente morto. Il responso dei medici del neurochirurgico di Verona non lascia spazio alla speranza: l’emorragia cerebrale che martedì sera, in consiglio comunale, ha colpito il sindaco di Riva è stata devastante. Inutile l’immediato soccorso del dottor Pietro Bertoldi che lo ha rianimato (il cuore s’era fermato) e inutile la corsa prima all’ospedale di Rovereto, poi al neurochirurgico di Verona, dove i medici hanno rinunciato perfino ad intervenire chirurgicamente.Occhi increduli, occhi disperati, occhi pieni di pianto. Più che le parole, ieri a Palazzo Pretorio, erano gli sguardi a raccontare lo sgomento e il dolore dei dipendenti comunali, degli assessori e di tutti i consiglieri. Per tutta la giornata, nel corridoio che porta all’ufficio della segreteria, è continuato il silenzioso viavai di persone che chiedevano notizie sulle condizioni di salute di Malossini.Seduti sulle antiche poltroncine dell’anticamera, senza più parole, sono rimasti a lungo consiglieri e assessori. Uno di fronte all’altro, si muovevano in un’atmosfera irreale e ad ogni rumore di passo si voltavano verso la porta d’entrata, quasi a voler scorgere la figura del sindaco che, come ogni giorno, arrivava nel suo grande ufficio affacciato su piazza Tre Novembre.Ieri, però, el Cesare, non è arrivato. Stava combattendo la sua battaglia più difficile, quella per la vita, nel Reparto di rianimazione dell’ospedale di Verona. Una lotta iniziata alle 20 della sera prima, nella sala consigliare della Rocca, quando durante la lettura della sua relazione al bilancio, Malossini s’è prima interrotto e poi è caduto a terra sotto lo gli sguardi esterefatti dei consiglieri. In aula, è stato subito il panico. Primo a soccorrerlo, il dottor Pietro Bertoldi che ha capito l’estrema gravità della situazione e s’è prodigato nel tentativo di ripristinare le funzioni vitali. Poi, il trasporto al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Riva con l’ambulanza del 118, quindi il trasferimento a quello di Rovereto e, infine, a notte fonda, la corsa verso il neurochirurgico di Verona. Accanto a lui, fin da subito, la moglie Rosarita Caurla e i figli Barbara e Massimo e poi, i fratelli Benito, Luciano e Bruno (tutti più anziani di lui), i fratelli della moglie, Annamaria e Remo, i nipoti, i famigliari. Scendono nel capoluogo veneto carichi di speranza, ma la situazione è disperata, tanto che i medici veronesi decidono non operare e, ai parenti, dicono subito la verità. Una verità crudele che spazza via ogni illusione: il marito, il papà, il sindaco uscito dalla sua casa di viale dei Tigli qualche ora prima per andare in consiglio, non tornerà più. Difficile crederci, difficile rassegnarsi ad una simile sentenza, ma purtroppo le apparecchiature elettroniche danno ragione ai sanitari: l’ encefalogramma è piatto, Cesare Malossini è clinicamente morto. La notizia, ieri mattina verso le 8, è arrivata a palazzo Pretorio insieme ai dipendenti e in un battibaleno ha fatto il giro degli uffici. Arrivano il vicesindaco Pietro Matteotti, gli assessori Adalberto Mosaner, Renato Andreozzi, Luigi Marino, Marco Tanas, Stefano Lotti, tutti i consiglieri e anche il sindaco di Torbole, Giuseppe Parolari. Sono terrei, si scambiano sguardi carichi di stupore, non vogliono rilasciare alcuna dichiarazione. Salvador Valandro, giovane consigliere, è stravolto. È amico di Massimo Malossini, ma non se la sente di chiamarlo. «Un mio compagno di liceo – racconta Valandro – è stato stroncato dallo stesso malore qualche anno fa, sotto i miei occhi, quando avevamo 17 anni. Sto rivivendo quell’incubo». La segretaria del sindaco, Enrica Mandelli, non sta ferma un attimo, cammina e si muove nervosamente. Deve lavorare ma si vede bene che non le è facile e trattiene a fatica le lacrime. Non riesce a controllarsi, invece, Luciano Nardini, ex assessore e figura storica della politica rivana (è stato in consiglio per oltre trent’anni) che all’indomani della vittoria al ballottaggio di Cesare Malossini era stato tra i primi a congratularsi con il neosindaco. Lo aveva atteso in piazza Tre Novembre e, quando Malossini s’era affacciato da via Gazzoletti, sotto la torre Apponale, lo aveva raggiunto per stringergli la mano e baciarlo. Un abbraccio fraterno e sincero sotto i caldi raggi di un sole primaverile. Ieri, Nardini s’è fermato nell’atrio, vicino alla macchina del caffè, ha parlato a lungo con gli ex colleghi e le lacrime hanno rigato il suo viso. Alle 17, in comune, è arrivato anche il sindaco di Arco, Renato Veronesi, e s’è intrattenuto con i membri della Giunta, poco prima che questi si riunissero con i capigruppo per decidere il da farsi nella seduta del consiglio comunale delle 18.30.

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