venerdì, Aprile 19, 2024
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Il sindaco capofila della protesta contro la legge regionale insiste: «Parleremo a Gava e riformuleremo anche il quesito». Respinto il ricorso a Bruxelles

No ai negozi aperti di domenica

Doccia fredda, anzi gelata, per il Comune di Affi, che ha ricevuto risposta negativa dalla Commissione della Corte europea, alla quale si era appellata insieme ai Comuni di Cavaion, Pastrengo, Costermano e Rivoli attraverso il difensore civico regionale Vittorio Bottoli, per ottenere il riconoscimento di «paese turistico».Causa persa soprattutto per i centri commerciali di Affi, che speravano in Bruxelles,per riottenere la riapertura domenicale degli esercizi. La Commissione europea ha scritto: «L’esame degli elementi ricevuti non permette di identificare le condizioni per un intervento della Commissione. In particolare non rileva elementi che potrebbero giustificare una sua iniziativa ai sensi della procedura prevista all’articolo 226 del trattato Cee, nel caso in cui uno Stato membro, anche una Regione, abbia mancato ad uno degli obblighi imposti dal diritto comunitario. Non si riconoscono elementi tali da indicare che il fatto di non riconoscere un Comune come località ad economia turistica sarebbe incompatibile con il trattato, quindi la questione è di carattere prevalentemente nazionale».La questione nasce da lontano, infatti i centri commerciali di Affi fino a questo gennaio aprivano regolarmente i negozi alla domenica in virtù del decreto del presidente della Giunta regionale 677 del 1983 che dichiarava Affi Comune ad economia turistica, permettendogli di beneficiare dell’apertura domenicale e festiva delle attività commerciali dal 15 marzo al 4 novembre. La Regione, però, il 28 dicembre 1999 ha emesso la legge 62 che ha tolto il titolo di paesi turistici ai comuni della dorsale interna al lago di Garda. È scattato così il divieto di apertura domenicale per le attività. La legge, in vigore dal 2000, non è stata applicata fino a quest’anno grazie a una serie di ricorsi contro la Regione fatti dai Comuni, dapprima al Tar che lo ha rigettato e poi alla Corte Costituzionale, che alla fine del 2005 lo ha dichiarato inammissibile.Da qui l’idea dei sindaci di ricorrere anche alla Corte europea. Anche l’Europa però non ha accolto il ricorso e così sembrano andate perse le speranze di un riconoscimento turistico alla capitale commerciale del Baldo-Garda.Il sindaco di Affi, Roberto Bonometti, non si fa demoralizzare e spiega: «Non è ancora detta l’ultima parola. Poiché sembra non sia stato accolto il ricorso in quanto formulato male nella domanda, abbiamo ancora due possibilità: valutare se riformulare il ricorso e ripresentarlo, oppure incontrare l’assessore regionale Gava, che ci ha già dato la disponibilità per novembre, per vedere se è possibile modificare il regolamento regionale. Con questo l’amministrazione non intende fare una campagna domeniche aperte o domeniche chiuse, non è questo il punto. Il punto è il riconoscimento turistico del nostro paese, le aperture domenicali sono una conseguenza. È inconcepibile che un paese come il nostro, a servizio del lago di Garda per viabilità, commercio, industria e artigianato, non abbia pari dignità. La Regione deve riconoscere l’entroterra gardesano come zona turistica, così tutti i paesi rientreranno nel titolo».«La nostra», continua il sindaco, «non è una battaglia contro confcommercio o confesercenti, vogliamo venga riconosciuta una cosa che è doverosa. Alle categorie dico: facciamo un incontro tra commercianti, sindaci e Regione e mettiamoci d’accordo per trovare una soluzione che vada bene a tutti, sono convinto ce ne siano gli estremi. Così ci perdonole aziende, i posti di lavoro».I dati li fornisce Franco Villa, direttore del Grand’Affi ed amministratore del Consorzio operatori Grand’Affi. Sono nero su bianco sui manifesti esposti in questi giorni dagli imprenditori nei loro negozi. Si legge: «La legge regionale sta provocando un danno rilevante all’economia locale, al turismo e alla valorizzazione del territorio, a 170 imprese commerciali e artigianali di Affi, all’occupazione: nell’estate 2006 sono stati persi 250 posti di lavoro. Inoltre nel territorio di Affi c’è l’uscita Affi-lago di Garda Sud dell’autostrada del Brennero, dalla quale transitano circa otto milioni di veicoli l’anno. Affi è a tre kilometri dal lago e fa parte del comprensorio turistico della Riviera degli Ulivi».Villa aggiunge: «Già la legge regionale è stata una decisione assurda, ora ci arriva questa doccia fredda dalla Commissione europea. La Regione ha fatto la legge perché pensa che la fioritura dei centri commerciali danneggi il commercio dei centri storici. Questo è vero, ma non vale per Affi che è isolatissimo. Se la Regione voleva intervenire in questo senso, doveva impedire la costruzione dei centri commerciali, che invece ha approvato, non farli costruire per poi penalizzarli nel lavoro. Quest’anno con le solo otto domeniche di apertura concesse dalla legge, anziché le 34-35 di prima, solo il Grand’Affi ha perso 600 mila presenze in sette mesi e 250 posti di lavoro tra addetti non assunti e licenziati. Il Grand’Affi è composto da Iperaffi, l’ipermercato interno, e da 39 negozi. Poi ci sono altri due nuclei commerciali: Affi 1 e Affi 2, con altre 80 attività, più altri due nuclei nuovi più piccoli. In questi anni abbiamo speso decine e decine di migliaia di euro per ricorsi legali e interventi di sensibilizzazione».«Molte attività e molti investimenti», continua il direttore, «sono stati fatti perché c’erano le aperture domenicali, ora molti sono in difficoltà. La Regione ha fatto una legge di cui non beneficia nessuno, anzi, ne beneficia il Trentino, dato che molti nostri clienti venivano da quell’area. Nell’ultimo anno in Trentino hanno concesso l’apertura domenicale, guarda caso, proprio alle aree a più alta concentrazione commerciale. Secondo noi andrebbe sempre valutata la vocazione di un territorio e se la sua economia è turistica, dovrebbe esserci autodeterminazione».

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