mercoledì, Aprile 24, 2024
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Aperte da Regione, Provincia e Comunità di Baldo e Lessinia le manifestazioni per l’Anno internazionale voluto dall’Onu. Gli amministratori locali chiedono più autonomia e indennizzi a chi sceglie di restare in queste zone

Non c’è montagna senza montanari

Regione, Provincia e Comunità montane veronesi (Baldo e Lessinia) hanno aperto ufficialmente il programma delle iniziative per l’Anno internazionale delle montagne alla Loggia di Fra Giocondo, interrogandosi su cosa fare per restituire al territorio montano i suoi diritti. È un buon punto di partenza, anche se la strada va in salita, verso la montagna, appunto, impoverita da spopolamento, abbandono e politiche poco accorte, al punto da costringere l’assemblea delle Nazioni Unite a dedicarle un anno come a un soggetto malato, emarginato, o quando va bene ignorato. Lo denuncia in conclusione del suo discorso il presidente della Comunità montana della Lessinia, Lucio Campedelli, quando ricorda che si sarebbe voluto a Verona qualcosa di diverso da un convegno di parole per la prolusione di quest’anno, portando in città prodotti, folclore e relazioni fra le persone, «ma sembra che la montagna goda più considerazione dall’Onu che dalla propria città». Comunque bisognerà far buon viso perché si sa da sempre che «gli effetti devastanti di spopolamento e abbandono», denunciati dal presidente Aleardo Merlin, hanno prima declassato la scala di valori su cui si reggeva la vita di relazione in montagna e poi prodotto l’indifferenza. Che lassù gli amministratori si facciano in quattro per garantire alla popolazione servizi essenziali, a prezzi che alla fine sono sempre più salati, con ricadute notevoli sulla competitività e sulla creazione di nuovi posti di lavoro, è diventato solo un dettaglio insignificante di economia globale. «Eppure la montagna è la soffitta di casa», ricorda Luigi Castelletti, presidente della Comunità montana del Baldo, «luogo dove si conservano le tradizioni e si possono leggere i segni del nostro passato». L’analisi delle difficoltà è concorde, le soluzioni possibili intraviste. Merlin propone il principio di sussidiarietà, trasferendo maggiori competenze decisionali agli enti locali montani che più conoscono il territorio: «E poi serve una seria politica di programmi più che interventi straordinari», aggiunge. «Più autonomia programmatoria e più equità, che non significa più privilegi», ricorda Campedelli, per il quale è importante investire sulla prevenzione per rompere il cerchio perverso dell’abbandono e del conseguente degrado. «Un tavolo di confronto continuo dove cresca il dialogo con le istituzioni, perché in montagna abbiamo conservato la capacità di fare e di essere protagonisti», lo chiede anche Castelletti. Marco Truzzoli, assessore provinciale alle Politiche montane, si aspetta da quest’anno internazionale «l’opportunità di portare dei correttivi alle cose che finora non hanno funzionato. Soprattutto sono stati tenuti sempre in secondo piano i residenti, invece andrebbe incentivato e indennizzato chi sceglie di vivere in montagna, perché così facendo garantisce il benessere di tutti». Chiude con un auspicio che è anche slogan: «Non ci sarà futuro per la montagna senza montanari».

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