venerdì, Aprile 19, 2024
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Basta una rapida indagine nei municipi gardesani per scoprire che Riva e Torbole, unici centri trentini del lago, sono in realtà i più preparati a fronteggiare il nuovo inquinamento contemporaneo: quello acustico.

Norme antirumore: come applicarle?

Basta una rapida indagine nei municipi gardesani per scoprire che Riva e Torbole, unici centri trentini del lago, sono in realtà i più preparati a fronteggiare il nuovo inquinamento contemporaneo: quello acustico. Ogni anno albergatori e gestori di pub e birrerie si scontrano sul turismo “notturno”. I primi vorrebbero il silenzio per il riposo dei propri ospiti. I secondi hanno fatto della musica uno strumento dl lavoro, al quale diventa difficile rinunciare anche in tarda serata. Rumori, musica e disturbo, tre parole non sinonime, almeno non per tutti, e proprio per questo bisognose di una legge che ne spieghi il significato. Battaglie tra pubblico e private se ne sono viste diverse nel ’99. A Torbole le proteste sl ripetono ogni anno. A Malcesine i giovani del paese sono scesi in piazza l’anno scorso per manifestare contro un’ordinanza che disciplinava l’uso degli impianti musicali all’interno e all’esterno degli esercizi pubblici. A Bardolino, per gli stessi motivi, alcuni esercenti hanno vinto il ricorso fatto al Tar contro l’amministrazione comunale. Riva, nonostante qualche difficile convivenza in centro storico, può ancora considerarsi fortunata.II problema comunque si ripropone. Sono in pochi a conoscere (o comprendere) veramente la legge 447/95 che detta le regole in tema d’inquinamento acustico. I più disciplinati sono sicuramente i rivani. “La normativa – spiega Zanelli per la polizia municipale – e complessa e può essere mal interpretata. II primo lavoro da effettuare e quello dei controlli fonometrici nei diversi luoghi e periodi. Non e corretto, infatti, parlare di decibel e di inquinamento acustico, e non tener conto dei rumori di fondo. In realtà e difficile adattare la normativa vigente alle esigenze turistiche – continua Zanelli – la nostra economia si basa sul turismo, proprio per questo abbiamo un occhio di riguardo per il problema”. Una volta accertati i parametri ogni comune detta la propria normativa e fissa il numero di decibel limite. Ciò che spetta poi agli esercenti e presentare una perizia che certifichi la regolarità delle emissioni sonore. In alcuni centri del lago i gestori sono stati incoraggiati a dotarsi di apparecchiature costose (un paio di milioni) in grado di autolimitare le emissioni.Un problema uguale per tut-ü, ma con soluzioni sempre differenti. In Trentino, ad esempio, non viene fatta alcuna distinzione tra locale all’interno e plateatico: la musica, salvo deroghe, deve essere spenta alle 2. A Torri e Malcesine il plateatico va sgombrato mezz’ora o un’ora prima della chiusura del locale. Altrove, infine, la normativa e ancora tutta da inventare: a Peschiera, Lazise e Bardolino manca un’ordinanza in materia.

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