Un’ imponente moria di pesci nel rio Giordano, il principale affluente del laghetto del Frassino, individuato dall’Unione Europea come Sito di importanza comunitaria IT3210003. Il fenomeno è stato rilevato domenica scorsa da Manuela Formenti, responsabile della sezione veronese del Wwf, che lo ha immediatamente segnalato per iscritto a Comune, Provincia e Arpav.«Purtroppo non è la prima volta che registriamo un simile episodio. L’ultima moria si era verificata qualche mese fa, ma si era trattato di un’ entità decisamente inferiore a questa», spiega l’ambientalista, che domenica era al laghetto per uno dei soliti controlli sui siti veronesi inseriti nella «Rete natura 2000».«Passeggiando lungo la riva del laghetto abbiamo visto i pesci morti nel rio Giordano; dal punto in cui questo si immette nel Frassino siamo risaliti a piedi sino a dove il rivo è visibile e la moria, che ha riguardato soprattutto scardole e qualche cavedano, era riscontrabile lungo tutto questo percorso». «Lunedì», prosegue nel resoconto Manuela Formenti, «sono tornata a vedere la situazione: i pesci più piccoli si erano sedimentati sul fondo e a galleggiare erano rimasti solo i più grossi. L’impressione che ho avuto è che ci fosse una sostanza di tipo oleoso sul pelo dell’acqua, ma non posso esserne certa». Il rio Giordano nasce a monte della località Broglie di Peschiera. Scorre per un breve tratto in Lombardia per rientrare quindi in Veneto, poco sotto la stessa frazione; ancora qualche tratto all’aperto e quindi viene intubato e così attraversa prima la zona industriale e poi l’autostrada.«Da sotto l’autostrada», riprende la Formenti, «il Giordano torna a cielo aperto e prosegue attraverso i campi sino al suo ingresso nel laghetto del Frassino. Ciò significa che i punti di criticità sono molti e proprio per questo sarebbe necessario effettuare delle analisi per capire quale è stata la ragione dell’inquinamento che ha causato la moria di pesci. Anche perché credo sia importante e doveroso verso questo habitat così prezioso verificare se esistono dei presupposti che potrebbero determinare il ripetersi del fenomeno».La responsabile della sezione Wwf di Verona ha chiesto di essere messa a conoscenza «dei risultati delle analisi e delle azioni che gli enti in indirizzo intendono approntare».«Il nostro unico interesse è la salvaguardia di questo habitat; per questo abbiamo informato gli enti preposti alla tutela del sito, con i quali siamo pronti a collaborare al meglio di come possiamo. Perché l’obiettivo che, credo, ci accomuna tutti», conclude Manuela Formenti, «è salvaguardare l’oasi del Frassino».
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