venerdì, Aprile 19, 2024
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Il dialetto seconda lingua ufficiale agli sportelli della Provincia con dovere di comunicare coi cittadini, verbalmente o per iscritto, anche in vernacolo?

Nuovo Statuto per la Provincia di Brescia

Il dialetto seconda lingua ufficiale agli sportelli della Provincia con dovere di comunicare coi cittadini, verbalmente o per iscritto, anche in vernacolo. La proposta è stata avanzata ieri in Consiglio provinciale dall’on. Daniele Molgora della Lega Nord nell’ambito della discussione sul nuovo Statuto: l’iniziativa, però, è stata bocciata dalle altre forze politiche. «Assolutamente inattuabile» hanno risposto Guglielmo Castagnetti (Forza Italia) e Leonardo Peli (An); contrarietà squisitamente politica e di principio per il centro sinistra. Molgora aveva proposto di aggiungere all’articolo 1 del nuovo Statuto, quello che riguarda gli scopi della Provincia, la valorizzazione del dialetto, lingua da usare anche nei rapporti fra istituzione e cittadini. Ciò, in nome della tutela della tradizione e dell’autonomia bresciana. Alla fine l’emendamento ha raccolto solo i voti della Lega. Il tema principale del Consiglio di ieri erano lo Statuto e il regolamento per la funzionalità del Consiglio. Due documenti che contengono le norme fondamentali della Provincia, elaborate nei mesi scorsi con l’apporto di tutte le forze politiche. Tanto che l’attesa era per un voto unanime su entrambi. Così è andata per il regolamento, lo Statuto, invece, è passato con l’astensione dei leghisti. «In questi mesi – ha detto la presidente del Consiglio, Paola Vilardi – c’è stato un confronto serio fra le parti. Il Consiglio provinciale ne esce rafforzato. Le minoranze avranno un ruolo importante». Ad un loro rappresentante, infatti, toccherà la presidenza della nuova commissione di vigilanza e di controllo sullo svolgimento dei lavori del Consiglio. Altre novità introdotte dallo riforma dello Statuto sono l’istituzione di un Ufficio per le relazioni col pubblico, l’aumento del numero degli assessori (massimo 12), l’affermazione dell’autonomia in vari ambiti, l’inserimento – fra gli scopi – della valorizzazione delle tradizioni locali. Quanto al regolamento, una delle nuove norme prevede la disponibilità di servizi e risorse per il funzionamento dei gruppi consiliari e dell’ufficio di presidenza. Sullo Statuto tutti hanno espresso soddisfazione: il dialogo fra maggioranza e opposizione, è stato detto, ha prodotto buoni risultati. Castagnetti (FI): «Con queste regole condivise anche il confronto politico sarà più proficuo; la certezza delle procedure ci aiuterà». Carlo Fogliata (Ds): «Abbiamo lavorato per dare più dinamismo, efficacia e potere al Consiglio provinciale che non deve avere un ruolo ancillare rispetto alla Giunta, ma di indirizzo politico e controllo». Guido Galperti (Ppi): «Questo Statuto ci aiuta a tenere vivi i temi della nostra identità culturale e dell’autonomia». Mario Braga (Democratici): «Un buon risultato grazie anche al fatto che l’opposizione ha avuto un atteggiamento costruttivo e non ostruzionistico». Leonardo Peli (An): «È stato fatto un lavoro proficuo. La maggioranza del centro destra è stata disponibile verso le richieste delle minoranze». Soddisfatti anche Gianfranco De Gasperi (Ucl) e Massimo Borghetti (Ccd). Molgora sola voce fuori dal coro: «È uno Statuto che trasuda ancora centralismo, anche se non per colpa degli amministratori provinciali. Sulla sua sostanza siamo critici». Il presidente della Provincia, Alberto Cavalli, ha definito il documento il frutto di «una mediazione politica intelligente e capace». Enrico Mirani

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