venerdì, Marzo 29, 2024
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Sanità. Al «Tavolo di confronto» amministratori e manager ancora divisi sulle proposte di riorganizzazione gardesana. Da gennaio via la riabilitazione, ma Gardone Riviera e Tignale insorgono

Ospedale di Salò, canto del cigno

«Un incontro interlocutorio che ha preso atto della situazione non certo rosea dei servizi sanitari ospedalieri e di emergenza del Garda e della Valsabbia». I quattro sindaci di Gardone Riviera (Alessandro Bazzani), Gargnano (Marcello Festa), Tignale (Manlio Bonincontri) e Toscolano Maderno (Paolo Elena) così hanno commentato l’esito del «Tavolo di confronto», promosso dall’Asl di Brescia e voluto dal Direttore generale Carmelo Scarcella, presenti anche Gianantonio Girelli, presidente della Comunità montana di Valle Sabbia, sindaci e rappresentanti dell’Ordine dei Medici, sindacalisti. È toccato proprio a Scarcella gettare acqua sul fuoco sulle polemiche che si sono succedute in questi mesi in merito alle voci di chiusura dell’Ospedale di Salò e del Centro di Riabilitazione Cardiologica S.Corona di Fasano, la costruzione di un nuovo ospedale, ecc. Alessandro Bazzani, sindaco di Gardone Riviera, parlando anche a nome dei colleghi, ha espresso il disappunto nell’«apprendere dai giornali notizie che parlano di dismissioni di importanti strutture ospedaliere in una zona (compresa la Valsabbia) dove sono residenti 110 mila abitanti che diventano anche 300 mila durante la stagione estiva. Non si può sguarnire il vasto comprensorio di certi servizi, sostituendoli con altri (autoambulanza medicalizzata, ambulatori a Nozza di Vestone e a Gargnano) non certo sufficienti per rispondere in modo adeguato ai bisogni della gente». Bazzani ha chiesto a Scarcella di riconvocare i due direttori generali di Brescia (Mastromatteo) e Desenzano (Borelli), assenti all’incontro (il primo per un improvviso impegno e il secondo perchè indisposto) per definire un percorso che tenga conto delle reali esigenze dei cittadini. Ma proprio dal dottor Daffini dell’Azienda ospedaliera di Desenzano non sono arrivate notizie rassicuranti, almeno per l’Ospedale di Salò. Infatti la direzione generale ha inoltrato prima dell’estate il trasferimento dei 24 posti letto di degenza riabilitativa a Villa Gemma di Barbarano, chiedendo alla Regione Lombardia l’accreditamento di altri 20 posti. Se il Pirellone esprimerà parere favorevole, sarà sottoscritto un percorso sperimentale di 3 anni. La fase esecutiva dovrebbe partire dal 1° gennaio 2004. L’intervento di Daffini è stato criticato da Bazzani e Bonincontri. «Siamo per la sanità pubblica. Se l’Ospedale di Salò è diventato fatiscente e mancano gli spazi per uno sviluppo, ci sono a monte delle responsabilità per questo degrado. Abbiamo l’impressione che unitamente a quella di Fasano, l’area sia molto appetibile, finendo per scatenare interessi immobiliari». I due sindaci hanno proposto di realizzare una nuova struttura, un punto di primo intervento a Gargnano. «Definiamo un progetto, coinvolgendo gli amministratori locali in grado di intepretare meglio le esigenze dei loro cittadini. In sintonia, Ambrogio Paiardi, in qualità di presidente provinciale dell’Assemblea dei sindaci «le decisioni si prendono sul territorio». Nessuno scar ta l’ipotesi di ampliare l’ospedale di Gavardo ma il disaccordo nasce quando si tratta di privare l’area gardesana e valsabbina di due strutture per la riabilitazione. Il problema della distanza è stato affrontato da Paolo Elena, sindaco di Toscolano. «La sanità deve tener conto di questo problema. 50/60 chilometri in ambulanza con il traffico esistente ed i tempi lunghi di percorrenza, possono mettere a repentaglio la vita di una persona. Pertanto va istituito un servizio sul territorio a favore dei cittadini». Scarcella ha chiuso il dibattito sottolineando l’importanza di redigere un documento comune, frutto del lavoro di due tavoli (tecnico e istituzionale) con il coinvolgimento dei sindacati). «Il nostro impegno è di trovare risposte adeguate ai bisogni emergenti. Il profilo dei servizi sanitari sta cambiando. Al di là di inpressioni di superficie le modifiche vanno capite, valutando le ricadute sulla popolazione locale. Troveremo una soluzione nell’interesse di tutti». La spinosa questione è quindi rinviata ad un prossimo incontro, anche se permangono dubbi e timori sulle decisioni finali.

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