giovedì, Aprile 18, 2024
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Dopo la lettera al presidente della Repubblica, il dicastero guidato da Girolamo Sirchia scrive alla Regione

Ospedale, il ministro vuol sapere

Il ministero della Salute, per conto del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha scritto all’assessorato alla Sanità del Veneto per sapere che cosa sta succedendo all’ospedale di Caprino. E, per conoscenza, ha mandato una copia della lettera a Mario Pellegrini, residente in paese e componente del direttivo dell’associazione parkinsoniani. Pellegrini non può che essere soddisfatto. Era stata proprio sua l’idea di prendere carta e penna per scrivere, con l’ausilio dell’allora assessore comunale Antonio Gaspari, a Carlo Azeglio Ciampi in persona denunciando il rischio di una lesione del diritto alla salute, suo e di quanti vivono a Caprino e paesi di montagna della zona, legato alla minacciata chiusura dell’ospedale. «Ora l’assessore regionale Fabio Gava dovrà rispondere al direttore generale Filippo Palumbo che ha frimato la richiesta», spiega con una punta di orgoglio Gaspari, che anche se non più assessore continua la sua battaglia per l’ospedale. Nemmeno Gaspari si nasconde che l’intervento del ministero della Salute poco cambierà la realtà dei fatti, visto il potere della Regione in materia di programmazione sanitaria del territorio, «ma è comunque lodevole che il Presidente della Repubblica abbia trovato il tempo per occuparsi della vicenda, delegando un ministero a chiedere informazioni». La battaglia per le sorti di Caprino, quella più sostanziale, si sta giocando invece proprio in questi giorni al Tribunale amministrativo regionale di Venezia. Dopo il terzo ricorso al Tar vinto dal Comune di Caprino, che così ha dimostrato come la scelta regionale non tenga conto delle deroghe per la montagna, si sta ora attendendo che lo stesso Tribunale decida sulla nomina di un commissario ad acta per far applicare le proprie sentenze. La Regione Veneto, da parte sua, in questa fase ha depositato in tribunale l’ultima delibera su Caprino, che prevede la dismissione dell’ospedale e la sua utilizzazione come: ospedale di comunità (dieci posti letto), residenza sanitaria assistita (diciassette letti), servizio dialisi (otto posti), due letti di terapia subintensiva, centro polifunzionale (ovvero ambulatori), day surgery, day hospital e auto medicalizzata, presente 24 ore su 24. Lo studio dell’avvocato Giovanni Sala, che finora aveva seguito per conto dell’amministrazione la vicenda giuridica, ha nel frattempo preparato le contromosse: ha depositato un ulteriore ricorso al Tar anche contro quest’ultima delibera della Regione, e sempre basato sullo stesso principio: ovvero che la montagna ha diritto a un ospedale funzionante a portata di mano, perché nessuno rischi di non ricevere adeguato soccorso in tempi ragionevoli.

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