venerdì, Aprile 19, 2024
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Domani incontro sul nuovo nosocomio tra azienda ospedaliera e le comunità montane. A Salò Bruno Faustini insiste: «Costruiamolo a Roè Volciano»

Ospedale, un summit istituzionale

Domani il nuovo direttore generale dell’azienda ospedaliera di Desenzano Mauro Borelli incontrerà i presidenti della Comunità montana della Valle Sabbia, Gian Antonio Girelli, e dell’Alto Garda, Bruno Faustini, per ascoltare le loro indicazioni sul nuovo ospedale da porre a servizio delle due aree. E l’altra sera, in consiglio comunale a Salò, si è discusso a lungo della situazione sanitaria della zona, senza giungere alla stesura di un documento unitario (se ne dovrebbe comunque riparlare). L’assessore regionale Carlo Borsani ha dichiarato di avere previsto uno stanziamento di 826 milioni di euro per la costruzione di sette nosocomi in Lombardia, tra cui quello per Garda & Valle Sabbia. «Non ho trovato traccia di tale scelta in nessun documento. Dov’è che se ne parla? – ha chiesto Renato Cobelli, area Ppi, uno degli esponenti delle minoranze -. Al di là delle interviste rilasciate da Borsani, mi piacerebbe poi sapere dove sono le risorse finanziarie. Resta il fatto che l’ospedale di Salò in passato aveva 120 posti letto, e ora è rimasto con appena 56, che mancano i punti di primo intervento, e la gente va a farsi curare a Brescia oppure a Riva o Rovereto (chi abita a Limone, Tremosine, eccetera). Anche noi dovremmo prendere in considerazione azioni più forti». Vincenzo Zambelli, Ds: «In questi ultimi anni non si è fatto nulla. Nella programmazione gli enti locali non contano più niente. Adesso decidono i direttori generali e la Regione, che hanno difficoltà a gestire persino l’ordinario. Ci piacerebbe sapere dove sono i soldi per costruire sette nuovi ospedali. Invece Borsani dice a valsabbini e gardesani: mettetevi d’accordo nell’individuare la località (si è sempre parlato di Roè, ma ora c’è chi spinge per Muscoline), poi ne riparleremo. Sarebbe meglio se mettesse a disposizione i quattrini. Senza dimenticare che l’accordo con la Valle (per Roè) è saltato. Le cose vanno sempre peggio. E intanto si smantellano i servizi sul territorio». Su posizioni completamente diverse la maggioranza. Il sindaco Giampietro Cipani ha rivendicato il «grande lavoro svolto. A prescindere dal fatto che ci saranno o no le risorse, siamo riusciti a rimettere sul tavolo l’ipotesi-Roè (per acuti, non come lungodegenziario per la riabilitazione), reinserita nel piano regionale triennale. Continueremo a perseguire questo obiettivo con tenacia e determinazione». Bruno Faustini ha informato della corrispondenza intercorsa col suo collega Girelli. «Il 14 marzo 2002 gli ho chiesto una riunione congiunta di sindaci. Lo scorso 17 febbraio l’ho sollecitato. Attendo ancora risposta. È indispensabile confrontarsi. Il rischio è continuare a parlarsi con interviste sui giornali. Un paio di anni fa avevamo condiviso la collocazione a Roè, benchè i terreni rimasti di proprietà dell’azienda ospedaliera di Desenzano, dopo gli espropri effettuati in passato, fossero a macchia di leopardo. Ora noto rigurgiti di campanilismo e sono fortemente preoccupato della situazione». Cobelli ha proposto di concordare un ordine del giorno capace di un colpo d’ala. Ha suggerito, nell’ordine, di verificare l’ipotesi del potenziamento di Gavardo, in alternativa la fattibilità di Roè, da ultimo la riconversione di Salò. Invitando altresì la Regione a indicare con atti formali le risorse disponibili. E Zambelli ha invitato la maggioranza a porre un vincolo sulla destinazione dell’attuale immobile (nessuna possibilità di trasformarlo in residence), come fatto a Gardone Riviera per il Santa Corona. Faustini ha ribadito che «l’unica traiettoria è costruire un nuovo ospedale a Roè, in posizione centrale rispetto all’alto Garda e alla Valle Sabbia. Ogni altra soluzione è un palliativo. Altrove (penso all’area Lonato, Desenzano, Leno, Manerbio, Montichiari) dispongono di un sacco di presidi. E noi?». Il sindaco Cipani si è pure alterato. «Non ci è mai venuta l’idea di mutare la destinazione del nostro vecchio immobile, che dovrà rimanere aperto finchè non sarà costruito il nuovo», ha gridato. Era ormai notte fonda, e la stesura del documento è stata rinviata. E domani i due presidenti delle Comunità montane si recheranno da Borelli.

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