venerdì, Marzo 29, 2024
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Nel nosocomio è rimasto solo il reparto di psichiatria, con 15 posti. Da sciogliere il nodo di Gavardo. I letti di fisiatria e recupero funzionale trasferiti a Villa Barbarano

Ospedale, via un altro pezzo

Campane a morto per l’ospedale di Salò: ieri ha chiuso anche il reparto di fisiatria e recupero funzionale (25 posti letto), guidato da Massimo Prosdocimo. I pazienti (pochi, in verità, a causa delle mancate accettazioni delle settimane scorse) sono stati trasferiti a Barbarano, nella struttura di proprietà della spa «Villa Gemma casa di cura», che fa capo a Marco Bonometti, delle Officine meccaniche rezzatesi, in base a un accordo stipulato dal direttore generale Mauro Borelli. Il nosocomio di Salò è stato progressivamente spogliato: aveva più di 120 posti letto, e ora si ritrova solo con i 15 di psichiatria, affidata al dottor Gian Luigi Nobili, ormai destinata ad andare altrove. Dispone inoltre della dialisi e degli ambulatori di chirurgia, senologia, ginecologia, oculistica, nefrologia, allergologia, cardiologia, diabetologia, dermatologia, fisiatria, neurologia, obesità, odontoiatria, ortopedia, otorino, ortottistica, urologia, prelievi, radiologia. Il taglio precedente risaliva allo scorso giugno, quando Borelli spostò medicina a Gavardo. «Il provvedimento – c’era scritto nel comunicato – ha un carattere temporaneo e riguarderà solo i mesi estivi: giugno, luglio, agosto e settembre. Dopo questo periodo, verrà riaperto erogando i consueti servizi. Una decisione presa per consentire a tutti gli infermieri e ai dipendenti di poter fruire delle ferie maturate. Colgo l’occasione per precisare che il reparto in questione, quando sarà riaperto, non verrà più chiuso fino alla realizzazione del nuovo ospedale, che sarà ubicato nel comune di Roè Volciano o Gavardo o Salò». L’impegno non è stato mantenuto, e le stanze di medicina sono desolatamente vuote. Invitato a partecipare a un consiglio comunale straordinario, il direttore aveva rifiutato, rispondendo così: «una volta che avremo preso le decisioni, saremo noi a convocarvi». Adesso l’addio di riabilitazione. «L’accordo con i privati – rammentava Renato Cobelli, esponente della Margherita – prevede il trasferimento a Barbarano di 44 posti, di cui 25 attualmente accreditati a Salò e 19 derivanti dalla parziale riconversione dei 41 di medicina. Vuol dire che ci tolgono 22 letti. Mesi fa si disse che medicina, dirottata provvisoriamente a Gavardo, sarebbe tornata nell’ottobre 2003. Qui non riapre più niente. E la spoliazione continua. Questa è l’unica vera realtà». La nuova casa di cura, chiamata Villa Barbarano, è nata dalla ristrutturazione dell’ex hotel Astoria, che apparteneva alla famiglia del sindaco Giampietro Cipani. Inaugurata nel gennaio 2003, e strettamente collegata a Villa Gemma di Fasano (appartengono entrambe ai fratelli Bonometti e ai fratelli Arici), ha una superficie coperta di 1.380 mq., e un volume totale di circa 17mila metri cubi. L’ingresso principale, sul lato prospiciente il porticciolo, dà sui locali destinati ai servizi comuni (reception, soggiorno-bar, sala da pranzo, cucina, ecc.), ai poliam bulatori e alla palestra. Nell’ammezzato, al primo, secondo e terzo piano una trentina di camere, dotate di telefono, Tv, diffusione sonora, servizi igienici, aria condizionata. Il quarto è riservato a degenti privati. Dal terrazzo è possibile godere una splendida vista sul lago. Nell’interrato, lo spazio per la rieducazione motoria, con piscina da 7,50 metri per 2,5 e una vasca idromassaggio, oltre a spogliatoi, docce, ecc. Mirko Lombardi, di Rifondazione, aveva dichiarato che «sul Garda la battaglia è seria, poiché il patrimonio rappresentato dagli edifici di Salò e del S.Corona di Fasano fa gola a molte immobiliari». Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione assicurando che la destinazione dell’attuale fabbricato di Salò non verrà cambiata finchè «non sarà cantierato l’ospedale previsto dalla Regione». Soltanto allora si approverà una variante al Piano regolatore, per consentire di trasformare l’edificio in residenziale e venderlo ricavando un buon gruzzolo.

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