giovedì, Aprile 25, 2024
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Il nodo sanità. In tarda serata a Villa di Gargnano si è svolta l’attesa Conferenza dei sindaci. Comunità montana a rischio divisione sulla proposta Borelli

Ospedali, la spaccatura è netta

Attorno alla sanità altogardesana salgono l’attenzione e la tensione. Ma va aumentando anche la confusione. Tra la scelta sulla costruzione di un nuovo ospedale a Roè o il potenziamento di quello di Gavardo si è inserita la notizia della chiusura di quello di Salò, a partire dal 31 dicembre. I degenti, dopo quella data, troveranno ospitalità a Villa Gemma o a Villa Barbarano, entrambe strutture private. Notizia che si aggiunge alla possibilità della chiusura del Santa Corona a Fasano. Va, nel frattempo, ottenendo consenso la proposta di Mauro Borelli, direttore dell’Azienda Ospedaliera di Desenzano: niente ospedale nuovo e utilizzo dei 29 milioni di euro per ingrandire Gavardo con altri 200 posti, potenziando anche Nozza e Gargnano. Borelli, questa mattina sarà a Toscolano: se nella notte non sono intervenute novità, dovrebbe raccogliere altre firme di adesione alla convenzione già sottoscritta dalla Comunità Montana di Valsabbia, da 25 sindaci della Valle, o loro delegati, e da tre sindaci altogardesani su nove. Spazio ai ripensamenti potrebbe esserci stato la notte scorsa, dopo la conferenza dei sindaci, convocata da Bruno Faustini, presidente della Comunità montana dell’Alto Garda. In discussione: la mozione di indirizzo proposta dallo stesso Faustini. Intanto, la situazione che si va delineando appare delicata anche in chiave politica. Infatti la convenzione proposta da Borelli continua a raccogliere adesioni trasversali tra i sindaci, indipendentemente dal colore del partito. Ma se in Valsabbia la convergenza è stata totale, sull’Alto Garda si profila una spaccatura tra la posizione dei sindaci e quella della Comunità montana, dove il centrodestra è saldamente in sella con 21 consiglieri su 31. Nell’ipotesi di essere messo in minoranza in Comunità Montana – ha detto l’altra sera Faustini nel corso dell’assemblea- si dimetterebbe «in 30 secondi». Ma lo stesso Faustini ha voluto precisare che l’sssemblea è cosa ben diversa dalla Conferenza dei sindaci. Nel frattempo, il dibattito punta sulla situazione delle strutture sanitarie pubbliche destinate alla chiusura (Santa Corona a Fasano e l’ospedale di Salò) mentre ne sono operative di private: Villa Barbarano e Villa Gemma. L’importanza delle strutture sanitarie pubbliche è stata sottolineata sia da Bruno Faustini che da Vincenzo Zambelli, consigliere di minoranza in Comune a Salò e in Comunità montana. Quest’ultimo ha analizzato la questione in termini critici: «Oltre alle chiacchiere, dal 1998 a oggi non si è fatto nulla per la sanità. Per Salò, cinque anni fa c’era un piano recepito dalla Regione, finanziato con poco meno di 10 miliardi di vecchie lire: prevedeva 60 nuovi posti, oltre ai 20 di psichiatria. Continuando su quel percorso, avremmo sull’Alto Garda una struttura con 80 posti, fornita di dialisi e radiologia. Era già stata rilasciata la concessione edilizia. Invece, ciò che poteva avere un seguito a Salò è stato bloccato e nella zona sono sopraggiunte strutture sanitarie private lì vicino». E sulla «morte» delle strutture sanitarie pu bbliche sull’Alto Garda è intervenuta ieri anche l’associazione «La Rata», di Fasano, con una lettera agli amministratori gardesani: «Rinunciare alla riabilitazione in una struttura pubblica del livello del Santa Corona è una scelta che si scontra con il buon senso. Solo alcuni politici riescono a spiegare (a loro stessi però) la bontà di queste cose».

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