In fase di ristrutturazione l'edificio di piazza Cavour. Proprietà della parrocchia, da 7 anni è gestito da Antonio Stedile: Grazie a studenti e sportivi stranieri 11 mila presenze a stagione
Ostello della gioventù, meno male che c’è
Se fosse per la clientela italiana, che ha la puzza sotto il naso, l’ostello della gioventù di Riva potrebbe anche chiudere. Invece succede il contrario, come dimostrano i lavori di ristrutturazione avviati il mese scorso nell’edificio di piazza Cavour. Ci mancherebbe: con un trend in costante aumento e 11 mila presenze stagionali, l’ostello è chiaramente un complemento indispensabile dell’offerta turistica locale. Gradito, per l’appunto, soprattutto agli stranieri, che non si formalizzano di fronte ad un letto a castello o ad un bagno in comune. E non sempre sono adolescenti in gita scolastica accompagnati dall’insegnante di lettere. Da quando l’associazione nazionale degli ostelli AIG, una delle maglie della grande catena internazionale IYHA, ha cancellato il limite d’età, gli ostelli possono accogliere chiunque, purché dotato di tessera AIG o IYHA.Le scolaresche rimangono tuttavia la fetta più grossa dell’utenza, spiega Antonio Stedile, anche se il loro primato negli ultimi tempi non è più così solido. Stedile, lagarino «naturalizzato» gardesano, dal 1995 gestisce l’ostello di Riva e malgrado il suo particolare punto di vista è testimone fedele della più importante trasformazione del turismo locale. L’ostello, come si diceva, è il regno degli studenti, ma sul registro delle presenze (rimpinguato pure dai partecipanti alle attività promosse da Musica Riva) sono sempre più numerosi anche gli sportivi, che arrivano in gruppo per praticare vela, mountain bike, arrampicata o semplicemente per esplorare a piedi l’Alto Garda. Una varietà che consente all’ostello di rimanere aperto e lavorare per sette mesi all’anno, dall’inizio di aprile alla fine di ottobre. E quasi quasi non guasterebbe partire in marzo e chiudere a metà novembre, con una breve apertura invernale sotto le feste.Fino a due anni fa i tedeschi erano la stragrande maggioranza, ora ci sono anche inglesi, scandinavi, danesi e parecchie persone dell’Est europeo. Gli italiani sono più o meno il 15 per cento. «La formula dell’ostello non ha mai attecchito veramente in Italia», spiega Antonio Stedile, «basti pensare che nel nostro paese, che pure ha una grande tradizione turistica, ce ne sono soltanto 102. Nel resto d’Europa, in Germania soprattutto, e negli Stati Uniti invece sono diffusissimi». Riva ne può vantare uno grazie alla volontà di monsignor Bartoli, che lo fece costruire negli anni Cinquanta. «Non bisogna dimenticare — prosegue a questo proposito Stedile — che l’originaria e tuttora valida finalità degli ostelli è consentire ai giovani di viaggiare, scoprire il mondo, avvicinare i popoli e scongiurare le guerre».Ma, ci si chiederà, una classe di liceali tedeschi cosa ci viene a fare a Riva del Garda? «Da qui raggiungono rapidamente Verona, Venezia, il Monte Baldo. Visitano la cascata di Varone, il lago di Tenno», risponde Stedile. «E poi…forse a noi che ci abitiamo tutto l’anno non fa più effetto vivere in un luogo dove ci sono un lago magnifico, le montagne, clima e vegetazione mediterranea insieme. Ricordo una comitiva di danesi che a metà ottobre del 2001 s’era fatta una passeggiata dalle cascate di Varone fino a Tenno. Al rientro erano estasiati e mi hanno detto: “Ma voi vivete in un paradiso…”.