Presentato a Sirmione il progetto delle associazioni per la tutela del basso lago. Il comitato: il nostro modello non è la Brianza
Parco del Garda, si parte
Il Comitato per il Parco del Garda è una realtà. Il suo battesimo è avvenuto nella sala consiliare di Sirmione, cittadina-simbolo del lago per la sua politica di conservazione dell’ambiente e di lotta all’inquinamento, al termine di un convegno nel quale si sono decise almeno tre cose importanti: sensibilizzare le amministrazioni locali sulla necessità di preservare i propri territori dal cemento e da altri guasti, costituire un comitato scientifico per studiare come costruire l’idea di parco e, infine, realizzare iniziative di impatto sull’opinione pubblica e sui media anche con la presenza di «testimonial» di prestigio. Che di certo non mancano sulla rive del Garda, dopo la precedente adesione al Comitato di difesa per Barcuzzi-Maguzzano da parte del cantautore Roberto Vecchioni e dello scrittore Vittorio Messori, di casa sulle rive del lago. Ma a loro se ne possono aggiungere benissimo degli altri. Il manifesto, firmato da esponenti del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, dovrebbe poi rappresentare il messaggio da diffondere dappertutto. Del Comitato promotore fanno parte molte realtà dell’area del Garda e del suo entroterra: il Centro Naturalistico La Rocca (Manerba), l’Associazione culturale Amici di Castellaro, la Federazione delle Associazioni Gardesane, l’Associazione Maguzzano-Barcuzzi (da questa località è partito lo scorso 16 settembre il via alla campagna), il Gruppo Ecologico Peschiera, il Comitato Interprovinciale antiTi-Bre, la Pro loco di Pozzolengo e, infine, l’Assocazione La Roverella di Padenghe. Che la difesa del Garda e delle colline moreniche stia a cuore a tanti, è dimostrato dalla partecipazione a Sirmione di altri gruppi, come Legambiente, Italia Nostra e via dicendo. Il professor Emilio Crosato, degli Amici di Castellaro Lagusello, nel presentare i lavori ha subito avvertito l’esigenza di «stringere alleanze con i Comuni che hanno dimostrato comportamenti virtuosi», per accrescere ulteriormente quella coscienza ambientalista che già si avverte in larghi strati della popolazione. All’assemblea era stato invitato anche uno dei massimi esperti di territorio, Eugenio Turri, del Politecnico di Milano. E il docente non ha deluso le attese dei presenti. «Nella pianura padana — ha detto — si sta creando una continuità tra una città e l’altra lungo le grandi vie storiche. I centri di queste città si svuotano a discapito dei territori periferici: ne viene fuori un paesaggio disordinato. Si sta passando dalla campagna urbanizzata alla città diffusa: capannoni artigianali, complesi di case a schiera, centri commerciali». Il pericolo per il Garda quale sarebbe allora? Per il docente milanese «quello di diventare una seconda Brianza», mentre invece il risultato che «ci dobbiamo attendere è quello di soccorso a queste aree urbanizzate, ovviamente lasciandolo intatto per riequilibrare la situazione generale». Infine, dal dibattito è emerso da più parti che l’eventuale parco non dovrebbe essere «rigidamente protettivo» ma un’area «da valorizzare per le sue peculiarità». Gli ambientalisti si sono dati appunta mento per un nuovo incontro sabato 14 dicembre.