mercoledì, Aprile 24, 2024
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La diga di Salionze rilascia 20 metri cubi d’acqua al secondo in meno rispetto ai giorni scorsi ma il livello del Garda è sempre preoccupante.
E Mantova chiede un raccordo tra il canale Biffis e il Mincio per irrigare

Pioggia, il lago chiude i rubinetti

Acqua per il lago di Garda. Le abbondanti precipitazioni piovose delle ultime ore, in particolare nell’area mantovana, hanno indotto l’Aipo, l’ente che gestisce la diga di Salionze, a ridurre il deflusso d’acqua del più grande lago d’Italia al Mincio. Da ieri alle 13 dal manufatto regolatore del Benàco, costruito nel 1950 in località Valsecca nel territorio del comune di Ponti, fuoriescono 35 metri cubi d’acqua al secondo anziché i 55 degli ultimi giorni. Un modo per rallentare l’abbassamento dei livelli del Garda, sempre ieri, fermi a quota 47 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera. In pratica 49 centimetri in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e quasi un metro in meno, 89 centimetri per l’esattezza, in confronto al maggio del 2004.A preoccupare rimane però la mancanza di riserve d’acqua nell’alto Garda per l’assenza, durante l’inverno, di significative precipitazioni nevose. Vale la pena ricordare che ogni centimetro di diminuzione del livello del lago equivale a circa 3 milioni e 700mila metri cubi d’acqua prelevati a fini irrigui.Intanto a Roma, ieri mattina, nel contesto dell’indagine conoscitiva sulle problematiche connesse al bilancio idrico complessivo del bacino del Po, i rappresentanti dei quattro consorzi della pianura mantovana che utilizzano le acque del lago di Garda per l’irrigazione sono stati ricevuti dalla tredicesima Commissione del Senato (ambiente) della quale fa parte anche il sindaco e senatore di Riva del Garda Claudio Molinari. Nel corso dell’audizione è stato ribadito che il Benàco è contemporaneamente una risorsa economica sia agricola che turistica e un patrimonio ambientale da tutelare. La prospettiva, pertanto, è quella di muoversi verso un protocollo di intesa fra più soggetti (le due Regioni e la Provincia autonoma di Trento, i Comuni rivieraschi, i Consorzi mantovani, i produttori idroelettrici) al fine di contemperare le plurime esigenze.Dal loro punto di vista, i Consorzi hanno riproposto la richiesta di convogliare parte dell’acqua del fiume Adige verso il Garda, attraverso la galleria sotterranea tra Mori e Torbole, sempre in territorio trentino. Un’apertura da effettuarsi non ora ma nelle stagioni di mezzo, in modo da non turbare gli equilibri lacustri. E’ stato inoltre confermato l’interesse dei Consorzi virgiliani per la realizzazione di un collegamento fra l’Adige e il Mincio, che risolverebbe il problema delle escursioni altimetriche del Garda. In pratica i mantovani spingono per considerare l’ipotesi di raccordo tra il canale Biffis, derivante dall’Adige da Ala a Verona, con il vicino Mincio, nella zona di Valeggio. In questo modo l’acqua arriverebbe direttamente nel Mantovano e nel Po senza entrare nel Garda.Sempre nel corso dell’audizione al Senato si è aperta una ragionevole disponibilità ad una modifica dei sistemi colturali, riconoscendo peraltro che per questo occorrerà molto tempo. Per queste iniziative, soprattutto per l’eventuale nuova realizzazione di un canale Adige – Mincio, è stato proposto un approfondimento di studi.L’esito dell’audizione è stato definito molto positivo dal senatore Claudio Molinari, in quanto è stato posto in evidenza l’elemento distintivo fra la emergenza e le necessarie scelte di sistema, individuando metodi e prospettive certamente praticabili, naturalmente anche tramite l’intervento dell’autorità governativa, a garanzia delle scelte e dei relativi finanziamenti.

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