venerdì, Aprile 19, 2024
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Sulle pendici del Baldo anelli per il fondo, spazi per lo sci escursionistico, passeggiate con le ciaspole o solo l’emozione del panorama.
Aperti fino all’Epifania la bidonvia e la seggiovia Tanti percorsi bellissimi ma attenzione alle valanghe

Prada, paradiso senza le piste

Sul Baldo l’eccezionale innevamento ha provocato valanghe e sconsiglia escursioni fuori pista. Ma c’è un modo per fare un’esperienza entusiasmante sulla neve, sicura e alla portata di tutti: prendere la bidonvia (impianto di risalita con due posti in piedi) e seggiovia di Prada. La concessionaria degli impianti sul monte Baldo ha riaperto venerdì 26, Santo Stefano, lo storico impianto di risalita. Fino all’Epifania, martedì 6 gennaio, tornano in attività le due tratte che salgono dai 1000 metri di quota, al confine alpestre dei Comuni di San Zeno di Montagna e Brenzone, la prima fino ai 1550 della stazione intermedia, al rifugio Mondini (bidonvia) e la seggiovia, che arriva ai 1815 m della cresta di Costabella, accanto al rifugio Fiori del Baldo, una salita di 300 metri e 95 di dislivello dal rifugio Chierego (1910 m).Per una scelta precisa non si riaprono le piste da discesa. La proposta, ecologica, è per tutto il resto che si può fare sulla neve. In queste giornate bisognerà stare molto attenti ed evitare di avventurarsi fuori dalle zone indicate (fare sempre riferimento ai gestori dei rifugi). Sono da evitare, per il forte pericolo di valanghe, i versanti nord e le cornici sulle creste. Ma, stabilizzatosi l’eccezionale manto nevoso, sono praticabili sci di fondo, sci di fondo escursionistico, telemark, snow board. Si possono fare gite con le ciaspole e scivolare in slittino, ma pure sostare nei rifugi, o sui loro terrazzi, godersi il sole, far giocare i bambini, leggere un libro davanti allo splendido panorama sia sul lago di Garda, che delle corone delle Alpi di nordovest, oppure, sul versante atesino, a est, con l’intera Lessinia, le Dolomiti e la pianura veneta.Non capita a tutti di poter frequentare la neve più vicina alla pianura Padana e all’autostrada del Brennero, alla quota più alta del Baldo veronese e trentino, con due rifugi aperti e funzionanti, anche per il ristoro e il pernottamento, un terzo intermedio che è un grande ristorante (economico) a tutti gli effetti, e con panorami a 300 gradi su 360, anelli di fondo tracciati dallo sci club San Zeno fra le faggete magiche di malga Ortigara su percorsi sicuri e panoramici, silenzi e tranquillità garantiti.Esattamente l’opposto del caravanserraglio dei centri invernali di discesa. Altra risorsa, la decina di ristoranti-trattorie di Prada, da sempre famosa per la cucina tipica locale (un po’ ibridata con quella trentina).Per tanti motivi Prada ha scelto l’ecologia: ognuno può responsabilmente scegliere la pratica sulla neve che predilige, può pure starsene quieto a riposare nella luce e nel sole, accudendo i bambini felici, sui piazzali spalati dai due gatti delle nevi degli impianti e rifiniti, con tanto «ònto de gòmbio», dal personale, dai rifugisti, anche dai dirigenti della telecabina.Per Verona e le province vicine è forse l’alternativa che si aspettava, per i gestori invece è un azzardo a conclusione di un’annata infelice (nei quattro mesi di apertura estiva, per tre ha piovuto, ma agosto da solo ha registrato 36mila transiti; lo scorso anno l’apertura invernale, con un tempo costantemente orrendo, ha causato una discreta perdita). La società consortile concessionaria degli impianti è la Monte Baldo Garda, ora presieduta da Ennio Peretti, 65 anni, abitante a San Zeno di Montagna. Peretti negli anni Ottanta-Novanta era il colto, umanissimo e tenace segretario della Cgil veronese. «Quest’area incontaminata», dice Peretti, «rappresenta già in sè una grande attrazione, polmone ambientale eccezionale e unico qual è, versatile nell’uso intelligente dei residenti, e degli ospiti, con uno dei più grandi panorami d’Italia: da Venezia al Monviso, dagli Appennini alle Dolomiti di Brenta, e Carè Alto, Adamello e Presanella. Il Baldo», spiega ancora Peretti, «richiederebbe una regia di sviluppo, con iniziative coerenti al rispetto di un ambiente così pregiato e delicato, con una concentrazione pubblica e privata degli incentivi su strutture di servizio, collegando finalmente il suo vasto areale a quello ridottissimo ma affermato della riviera gardesana, indubbiamente compresso dal turismo ma, finora, limitato alla battigia e non sul territorio». Perché aprite ora gli impianti? «Per spirito di servizio, di continuità, per l’indotto, perché con 13 euro andata e ritorno o solo 7 fino al Mondini (ma ci sono sconti per famiglie e comitive), diamo la possibilità di giornate indimenticabili all’aria aperta. E anche per puro volontariato, pur senza l’organizzazione che necessiterebbe. È stata un’idea molto meditata, dopo le dimissioni di Marco Bisagno nel settembre scorso, con l’attuale presidente della Prada Costabella srl, la società proprietaria, Cipriano Castellani, già presidente della Comunità montana, e altri. Offriamo la peculiarietà di non avere piste affollate, fracasso, sbracamento. Questa antica struttura, che l’anno prossimo dovrà essere rinnovata, ha ora come denominatore la tranquillità, la prossimità, la bellezza, e pure la nostalgia. La montagna come valore primario disponibile per la megalopoli padana e per il turismo lacustre. Ecco allora la semplicità delle risorse che lasciano alla scelta di ciascun sportivo la pratica preferita, tornando all’origine degli sport invernali». La proprietà della telecabina è dei soli Comuni di San Zeno e Brenzone, «mentre», aggiunge Peretti, «meriterebbe il coagualarsi di energie istituzionali e politiche». Vi aspettate molti visitatori? «Dipenderà da molti fattori. A tutti vorrei dare appuntamento per la bella stagione quando, dopo la neve, ci sarà il Baldo fiorito, notissimo nel mondo per la ricchezza botanica, l’Hortus Europae, e non è una mia definizione ma del suo primo studioso, il Francesco Calzolari della farmacia alla Gabbia d’Oro di Verona, del quale, nel 2009 ricorreranno i 400 anni dalla morte».

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