giovedì, Aprile 25, 2024
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BALDOFESTIVAL. Libri a merenda tra animazione e lettura Paesaggi, alberi e funghi in diapositiva

Puntare sui giovani per sviluppare l’economia montana

Solo puntando sulle nuove generazioni le comunità montane potranno garantire uno sviluppo sostenibile nel tempo. Ma ai giovani per assumere questo ruolo e diventare assieme alle amministrazioni locali «anima e core» delle scelte future va data la capacità «di individuare i problemi e le possibili soluzioni, realizzarle, verificarle, trovare nuovi problemi e nuove soluzioni». L’importanza quindi, della formazione (relatrici Canadesio e Provato di Formont), intesa nel senso più ampio della parola, che diventa «strumento e strategia di sviluppo rurale quando è realizzata con le persone e non per loro, quando rende le persone autonome nei processi di crescita». In sintesi quanto emerso nel primo dei convegni dedicati da Baldofestival alla montagna e alle giovani famiglie, con approfonditi i motivi che spingono queste ultime all’abbandono della terra natia e con avanzate delle strategie per uno sviluppo sostenibile nel tempo. Nell’aprire i lavori, dopo il saluto del Comitato organizzatore, l’intervento di Corrado Barberia, sociologo dell’Università la Sapienza di Roma il quale snocciolando i dati del censimento Istat del ’90 (quelli dell’ultimo censimento non sono ancora pervenuti all’Istituto nazionale di sociologia rurale), ha messo in rilievo le motivazioni che hanno portato i giovani di montagna ad accontentarsi di redditi più bassi rispetto ai colleghi di pianura: desiderio di non cambiare mestiere se i redditi dell’azienda garantiscono una decente sopravvivenza e di meglio corrispondere all’affetto dei genitori. Accennando invece ai motivi extraeconomici che potentemente concorrono a fissare il giovane all’azienda, il professor Barberio ha messo a fuoco tre casi: quello della provincia di Bolzano dove l’assetto fondiario è imperniato sul «maso chiuso» e quindi la garanzia per un giovane della famiglia di essere l’erede dell’azienda. Qualche cosa di simile sta accadendo, ha poi precisato il relatore, in Valle d’Aosta e questo per via della lingua, il patois di ispirazione franco-provenzale, nonché in Sardegna con il giovane proprietario di pecore che ci pensa due volte prima di uscire dal proprio guscio sociale, data la crisi occupazionale degli anni Novanta. Anche Lorella Gasperini, dell’Ispettorato regionale per l’Agricoltura per Verona, nel mettere a fuoco il grave fenomeno dell’abbandono della montagna, ha evidenziato «l’importante ruolo sociale assolto dagli agricoltori di montagna che dovrebbe essere riconosciuto da tutti i cittadini e coloro che usufruiscono della montagna come meta di vacanze e di giornate all’aria aperta. Aggiungendo che solo un «mix di attività»: distretti artigianali e industriali, valorizzazione delle risorse naturali e culturali e presenza di un tessuto sociale attivo in grado di interagire con le istituzioni, «può garantire lo sviluppo sostenibile delle nostre montagne». Ma ciò che penalizza la montagna, ha detto Alessandra Tazza Coordinatrice nazionale delle Donne di Coldiretti, «sono i parametri gli stessi della pianura». Ecco allora i servizi sociali all’imprenditore agricolo e alla sua famiglia con l’obiettivo della sostituzione temporanea dell’imprenditore nello svolgimento delle attività aziendali e di cura. Il prossimo appuntamento sabato 21 con il convegno: «L’identità insediativa del territorio baldense, vincoli ambientali e capitalità diffusa». Oggi invece per Spazio ragazzi «libri a merenda: animazione e lettura per bambini da 0 a 8 anni» (ore 15) e in serata diapositive «Ambienti montani» di Roberto Siniscalchi, mentre domani sempre alla sala civica alle 21 diapositive: «Alberi e funghi» di Giampietro Puntone.

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