martedì, Aprile 16, 2024
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Teatro Alberti di Desenzano: petizione della Lega. I cittadini chiedono che l’edificio venga acquistato dal Comune Intanto i privati avanzano un progetto per farne un bar-ristorante

Raccolte 1600 firme per riavere il cinema

La speranza è sempre l’ultima a morire. Ecco perchè a Desenzano ben 1600 persone hanno firmato una petizione che parla del cinema teatro Alberti: perchè sperano, appunto, che un giorno il locale possa riaprire. Perchè non accettano che una città di 30 mila abitanti sia rimasta senza un cinema. Le firme sono 1600, diconsi milleseicento: le ha raccolte la Lega Nord con i tipici gazebo in piazza e non è stato difficile, perchè la chiusura dell’Alberti è stata una pugnalata al cuore per tutti i desenzanesi. E allora, avanti con le firme, ammesso che servano a qualcosa, che non sia troppo tardi. Non è una faccenda semplice, anche perchè lo scorso 20 dicembre il Comune ha revocato il vincolo ad «Attrezzature collettive» che copriva l’edificio, con il rischio che lo stabile venga trasformato in qualcosa di diverso, facendo svanire per sempre anche la speranza di riavere un cinema: un bar-ristorante, o prima ancora una moschea, sono le ipotesi progettuali finora avanzate dai proprietari. Che fare? Il testo che la gente ha firmato chiede al Comune di comprare oppure di espropriare l’immobile (ma costa ed è complicato), o in alternativa di tutelarlo con un vincolo urbanistico per impedirne trasformazioni irreversibili, rimettendo in moto il dialogo con i proprietari. E questo è il testo: «I sottoscritti cittadini chiedono all’Amministrazoione comunale di confermare il vincolo urbanistico ad “Attrezzature comunali” sul teatro Alberti; di acquisire al patrimonio comunale il suddetto immobile, con giusto indennizzo ai proprietari; di adibire l’Alberti a sala polifunzionale al servizio della Comunità». E’ la speranza di tutti, ma bisognerebbe intanto capire come stiano concretamente le cose. In mancanza di soldi o di un accordo con i proprietari, una cosa che il Comune potrebbe fare, per venire incontro ai 1600 firmatari, è ristabilire il vincolo ad attrezzature collettive («preordinato all’esproprio») che era stato fissato nel 1983 all’adozione del piano regolatore, riconfermato il 27 luglio del 2001 e infine revocato dal Consiglio comunale il 20 dicembre. «Revocato inspiegabilmente», dice per la Lega Nord il capogruppo Rino Polloni, che in seguito è partito con la raccolta di firme. Di parere opposto è la proprietaria dello stabile, le cui argomentazioni non fanno una piega: siccome il Comune non si è mai veramente attivato per comprare o espropriare l’Alberti, siccome ha respinto le proposte dei privati per condividere le spese di gestione e ristrutturazione del cinema, allora non ha senso che lo tenga bloccato con un vincolo. Sono questi gli argomenti che, in dicembre, convinsero il Consiglio comunale a «mollare la presa». E siamo all’oggi. Non più destinato ad «attrezzature collettive», l’ex cinema può formalmente essere trasformato in qualcos’altro: una galleria di negozi, o un bar ristorante. In tal senso, una società privata ha già inoltrato al Comune un progetto, che finora resta nei cassetti, e che prevede fra l’altro la creazione di un plateatico con sedie e tavolini al posto del parcheggio. Contro questa ipotesi progettuale, che è una semplice proposta, si è già mossa addirittura la Soprintrendenza ai Beni culturali, che il 20 marzo ha formalizzato la richiesta di un vincolo per impedire trasformazioni dell’area esterna dell’ex cinema. L’interno, invece è «scoperto» da tutele. La porta resta chiusa, lo schermo spento.

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