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Riapre il MAG con le collezioni. Giovanni Segantini

Riapre il Museo Alto Garda: venerdì 22 marzo la sede di Riva del Garda nel museo in Rocca, dove sono visitabili le tre sezioni permanenti – Pinacoteca, Archeologia e Storia –

e la mostra temporanea «Energia. Persone, tecnologie, territorio. Cento anni di storia per il futuro dell’Alto Garda» (a cura di Altogarda Servizi; fino al 7 aprile); e sabato 23 marzo la sede di Arco nella galleria civica a Palazzo dei Panni, dove alle ore 18 s’inaugura la mostra «Segantini. La memoria delle immagini», organizzata in collaborazione con il MART (a cura di Alessandra Tiddia; fino al 9 giugno).

A partire dalle ore 10 di venerdì 22 marzo i visitatori possono accedere ai percorsi espositivi del MAG nel Museo di Riva del Garda, nelle tre sezioni permanenti dell’Archeologia, dove si trovano le celebri statue stele e preziosi reperti di rilevanza internazionale risalenti all’età del Rame; della Storia, nelle cui sale emerge il passato di Riva del Garda e del Basso Sarca; e nella Pinacoteca, in cui si possono ammirare i paesaggi ritratti dai pittori che nell’Ottocento rimasero affascinati dai meravigliosi scorci naturali del Garda, e le opere di artisti come Pietro Ricchi, Vincenzo Vela e Francesco Hayez. All’interno del Museo di Riva del Garda è visitabile inoltre, fino al 7 aprile, la mostra temporanea curata da Ags «Energia. Persone, tecnologie, territorio. Cento anni di storia per il futuro dell’Alto Garda».

Con la riapertura della Galleria civica «Giovanni Segantini» di Arco, spazio permanente dedicato al pittore divisionista, si concretizzerà sabato 23 marzo, attraverso un progetto espositivo congiunto, la preziosa collaborazione instaurata con il MART, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Il MAG, infatti, intende basarsi su un lavoro di regia che permetta la costruzione di percorsi culturali che vadano a rappresentare la realtà del territorio, invitando a intervenire in questo processo i soggetti provinciali che possano contribuire alla realizzazione ottimale di tale obiettivo, anche in un’ottica di economia di scala e di manifestazione concreta del concetto di sistema. In quest’ottica, il MART fornirà un importante apporto alla Galleria civica di Arco, sia mettendo a disposizione alcune opere della sua collezione, sia nella cura della mostra «Segantini. La memoria delle immagini».

Cosa decide la fortuna di un artista? Il suo talento, la qualità delle opere. Certamente sono fattori determinanti, ma altrettanto rilevante è la conoscenza e la diffusione del suo lavoro.

A tale scopo fra fine ‘800 e i primi anni del ‘900 si organizzano, ad esempio, le grandi esposizioni internazionali d’arte. Le Secessioni nascono soprattutto come organizzazioni in grado di fornire spazi espositivi alle forze artistiche più giovani escluse dai Salons ufficiali. Un altro strumento determinante era rappresentato dai cataloghi d’arte e dalle monografie che sanciscono l’affermazione, talvolta la consacrazione di un artista.

Nel caso di Segantini la sua fortuna critica venne costruita “a tavolino” mentre era ancora in vita, dall’amico gallerista Vittore Grubicy, il cui archivio storico è oggi depositato al Mart, grazie proprio alla diffusione delle immagini delle sue opere, e di cui si potranno ammirare in mostra ad Arco alcuni materiali.

Fra gli strumenti della sua valorizzazione, oltre alle partecipazioni alle mostre internazionali, Grubicy finanziò la realizzazione di preziosi portfolii fra cui quello decorato da Bugatti, oggi conservato al Mart, che raccoglie le riproduzioni delle opere segantiniane eseguite da uno studio fotografico storico come quello milanese di Pagliano Ricordi. La destinazione d’uso delle riproduzioni delle sue opere era finalizzata non solo ai cataloghi d’arte ma anche alla vendita di tavole sciolte, o alla creazione di album di lusso.

Un vero e proprio volume di lusso è la monografia di Franz Servaes, edita nel 1902 dal Ministero per la cultura e l’istruzione di Vienna, per onorare la memoria di un illustre suddito dell’Impero austroungarico. Si tratta di un vero e proprio libro d’arte con quella accuratezza nella copertina e nella rilegatura che connotava l’ambiente secessionista. Il volume raccoglie le riproduzioni delle opere di Segantini in bianco e nero e le prime tavole a colori, realizzate dalle stamperie imperiali di Vienna. In mostra accanto al volume, oggi conservato nel fondo storico della ricca Biblioteca civica di Arco, le tavole sciolte provenienti dalle collezioni del Mart, probabilmente raccolte dai figli Mario e Gottardo, che dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1899, si adoperarono per pubblicare i suoi lavori, soprattutto in area tedesca e svizzera.

 

Dopo la monografia del 1913, poi ristampata in più edizioni, con l’introduzione di Gottardo, seguono numerose tavole in bianco e nero e a colori, riprodotte dalle celeberrime case editrici tedesche Photographische Union di Monaco di Baviera e Bruckmann, a cui si devono le principali raccolte di Photogravure dei grandi maestri dell’antichità e della contemporaneità. Accanto alle grandi tavole di Bruckmann con le riproduzioni quasi fac-similari dei più importanti capolavori segantiniani, destinate non solo all’editoria, ma anche alla vendita, in mostra sono esposte pure le piccole acqueforti realizzate dai figli Gottardo e Mario, conservate al Mart, concepite come cartolina postale.

 

Partendo dallo stretto legame fra la fortuna critica di un autore e le sue modalità di riproduzione, la mostra intende sollecitare alcune riflessioni non solo sul tema della valorizzazione degli artisti o su quello della riproducibilità dell’opera d’arte, ma aprirsi a questioni più contemporanee legate ai concetti di dominio pubblico, di opera libera, dell’open source, che oggi nell’era di Wikipedia, vera e propria enciclopedia di informazioni, testi e immagini a contenuto libero oltre che ad accesso libero, sono sempre più di dominio pubblico, appunto.

L’iniziativa espositiva intende assumere anche una valenza attiva nel proseguire l’opera di valorizzazione e diffusione del lavoro di Segantini, non solo attraverso l’esposizione di queste testimonianze, ma proponendo anche un intervento “attivo” su Wikipedia con l’aggiornamento dei testi relativi ad alcune parole chiave della mostra, e la messa in rete delle immagini delle riproduzioni fotografiche esposte in mostra, favorendo così confronti, ricerche e studi futuri.

Nello spazio permanente dedicato al maestro arcense, che periodicamente si avvale di importanti prestiti nell’ottica di valorizzazione delle collezioni provinciali, verranno esposte le opere di Giovanni Segantini appartenenti alla collezione del Mart Vacca (1886-1887, matita e pastello su carta), Ortensie (1880-1882, olio su tela), Il campanaro (1879-1880, olio su tela), All’arcolaio (1892, matita su carta). La Galleria civica si struttura come un percorso attraverso la biografia dell’artista, le fotografie, le parole e le opere di proprietà del comune di Arco, quali «Autoritratto giovanile» (1879/80, olio su tela), «Testa di vacca» (1892, olio su tela) e «La madre che lava il bambino» (1886/87, matita su carta) che, di volta in volta, sono messe a confronto con altre opere del maestro arcense, grazie ai prestiti a rotazione che pervengono da diversi enti culturali, in questo caso dal Mart.

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