venerdì, Aprile 19, 2024
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L’annuncio del Consorzio Garda Classico nel corso dell’incontro con la stampa che diventa tradizionale

Ricerca al via e il Groppello studia da grande vino

Adesso si fa sul serio. Il Groppello, vitigno che più nostrano non si può, ha deciso di cavalcare fino in fondo l’ottimo momento dei vitigni autoctoni e di scoprire davvero quali sono le sue potenzialità e i suoi limiti.Dalla sua il vitigno gardesano ha, non solo la moda per i vitigni autoctoni (dovrebbero essere 650 in Italia e la maggior parte non dovrebbe uscire dall’oblio), ma anche l’invidiabile bevibilità che lo ha fatto un tempo caro al consumo nelle nostre osterie. Antico com’è (ma di preciso non si sa a meno che non si voglia un poco inventare) si scopre vino dal gusto moderno. Il consumatore è, infatti, un po’ stufo dei «vinoni» che, portati in tavola (tanto peggio se a mezzogiorno), ti impegnano per la giornata.Preferisce profumi intensi, magari un po’ speziati (anche il fruttato troppo intenso vive un momento non felice), ma non troppo impegnativi. Né per lo stomaco, né per il portafoglio.E allora il Groppello va all’attacco, forte, si fa per dire, di 750mila bottiglie prodotte all’anno sui 2,5 milioni che nascono sul Garda, divise tra decine di aziende che, comprensibilmente, vogliono distinguersi, cercando una sua inconfondibile tipicità senza disdegnare la ricerca di punte di eccellenza.Che il Groppello abbia «ingranato la quarta», come si diceva prima che le auto avessero sei marce, è stato annunciato martedì dal Consorzio Garda Classico in un incontro con la stampa locale che si vuol far diventar tradizionale.Da quest’anno, è stato spiegato, il Centro vitivinicolo provinciale inizia i test per individuare i risultati ottenibili con il nostro vitigno secondo le zone, secondo la composizione del terreno, secondo l’esposizione dei versanti.L’enologo dell’Ente vini Marco Tonni ha spiegato che verranno fatte delle microvinificazioni (tante: fino a 16 l’anno), poi delle vinificazioni su scala più larga, fino a definire le caratteristiche del Groppello secondo gli ambienti in cui è posto a dimora. Si spera inoltre di individuare nuovi cloni, cioè delle sottovarietà, che esaltino caratteristiche particolari da spendere in purezza o in cuvée.Fino ad ora ci si accontentava di distinguere il Groppello gentile, quello con acini grossi e più spargoli, dal Groppello di Mocasina dal grappolo più piccolo e serrato. Ci si accontentava di attribuire i profumi alla prima varietà e struttura vinosa alla seconda.Si andrà oltre con un lavoro importante e non breve. Si parla di anni. Ma neppure si è all’anno zero visto che già ora l’Azienda Zuliani può proporre un Groppello particolare frutto di un clone antico salvato dalla massificazione.A dire delle ambizioni del Consorzio, presieduto da Paolo Turina, è stato il vice presidente (nonché presidente della Strada del vino) Luca Formentini per un grosso impedimento familiare del presidente. Con Formentini hanno partecipato alcuni dei consiglieri più attivi: Sante Bonomo (Civielle), Cristina Inganni (Cantrina) e Lucia Zuliani (Zuliani). Il presidente Turina non ha mancato di ribadire (per iscritto) la forte convinzione che il futuro del vino del Garda sia sempre più legato alla promozione del suo territorio. Convinzione che conferma ed arricchisce un ricco calendario di occasioni che vanno dalla ormai vicina Fiera di Polpenazze, che riparte da zero con un concorso enologico che si annuncia meno festaiolo e più esigente, per continuare con i profumi di Chiaretto e arrivare, sul finire dell’estate, con la Fiera di Puegnago. Appuntamenti che si fanno più ricchi, chiosa Formentini, perché in questi mesi non ci sono solo i gardesani ad apprezzare il loro vino.Accanto al Groppello e alla sua tipologia Riserva che resta ancora tutta da scoprire (ce n’è pochissimo in commercio), il Consorzio punta sul Chiaretto. Ancora una volta è la moda a dettare le danze. I rosati, a livello internazionale, stanno rinascendo da tutte le parti, soprattutto in Francia. Per restare più vicino a noi, non c’è più cantina della Franciacorta che non ammicchi alla moda del rosé. Il Garda, che il suo rosato lo aveva dai tempi di Pompeo Molmenti, lo rilancia con forza. Non ha grandi numeri per farlo (400mila bottiglie l’anno), ma ha una qualità che i nostri nonni neppure si sognavano.In realtà il Chiaretto è vino «tecnologico» la sua parte e si è giovato moltissimo del controllo delle fermentazioni e della tecnologia del freddo ben più della poesia della notte insonne per fare vino. Il Chiaretto è forse il vino che manifesta di più la crescita qualitativa rapida (e in parte inattesa) dei vini del Garda. Siccome poi l’uva base è ancora quella del Groppello, anche il Chiaretto si gioverà delle ricerche in corso.

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