mercoledì, Aprile 24, 2024
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Rolando Giambelli ospite del Lions club Desenzano Host. Il presidente dei «Beatlesiani» ha presentato anche il suo libro

Riflettori sui «Beatles» un mito che non tramonta

Il Lions club Desenzano Host presieduto da Giampaolo Olappi ha organizzato una indimenticabile serata dedicata al mito dei Beatles con Rolando Giambelli, presidente dell’Associazione beatlesiani d’Italia, fotografo professionista, accreditato a numerose manifestazioni artistiche e culturali, dal Festival di Sanremo alla Mostra del cinema di Venezia. Grande amante della musica, Giambelli alimenta con tenacia e sincera convinzione un mito che resiste al tempo: i Beatles. E nel raccontare la fasi di questa avventura, ha tratteggiato le esperienze maturate intorno al macrocosmo dei quattro baronetti inglesi sino al 4 ottobre 1992, data in cui è nata l’Associazione beatlesiani d’Italia, associati a The Beatles People Association of Italy, dedicata a George Martin, il produttore dei Beatles. L’associazione è stata fondata a Brescia in concomitanza con il 30° anniversario del lancio di «Love me do», primo disco ufficiale del gruppo che ha segnato la storia musicale dagli anni ’60 ad oggi. Giambelli ha sottolineato che, quando si parla di Beatles, la gente si divide tra lennoniani e meccartiani, tra chi ama la rabbia e il canto aspro di John e chi invece preferisce il romanticismo e la dolcezza di Paul. Nella logica dei grandi successi la storia dei Beatles sembrerebbe riguardare solo Lennon e McCartney, ma a parte il grande batterista Ringo Star, c’è anche George Harrison, recentemente scomparso, che con la sua magica chitarra ha fortemente influito sul quartetto di Liverpool nell’avvicinamento alla musica di Bob Dylan, alla cultura indiana e al suono del sitar, memorabile in «Norvegian wood». L’oratore si è anche soffermato sullo stravagante «mestiere» di Lennon, sull’eleganza conformista di Paul, sulla follia da batterista di Ringo fino ad Harrison, il beatle più elegante, il corpo stretto nella divisa simil-militare, a dettare una sua moda, specialmente nel periodo «indiano». Giambelli ha concluso parlando ancora di Harrison nella sua ricerca di una vita oltre i Beatles, persino durante il periodo di maggior fama, e del suo entusiasmo per la meditazione trascendentale a cementare la coscienza collettiva dei quattro compagni, fino a scegliere una sua esistenza al di fuori dell’opprimente binomio Lennon-McCartney. Infatti quando tutto finì la sua vita era già segnata da progetti, iniziative umanitarie, impegni culturali. Il più giovane dei Beatles era ormai cresciuto, suonava musica sperimentale e superbo rock-blues, organizzando anche il grande raduno in favore del Bangladesh. Giambelli ha poi presentato il suo ultimo libro dal titolo «Twin towers forever», scritto dopo i tragici avvenimenti dell’11 settembre 2001 e riporta in fotografia la storia delle Torri gemelle, costruite da una ditta italiana guidata da un ingegnere di Desenzano. La rappresentazione di due mondi, quello delle torri di Manhattan svettanti nel cielo con la loro superba bellezza e potenza, e quello terribile della loro distruzione a opera di un criminale atto terroristico. Un libro i cui proventi saranno utilizzato per scopi umanitari.

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