Allievi dicono di averli trovati nel piatto, la preside scrive alle famiglie ma mancano prove e tutti gli alimenti sono in regola
Riso con i vermi, giallo all’alberghiero
Un pasticcio indigesto. A scuotere la tranquillità dell’istituto alberghiero Carnacina non è però un piatto di lasagne, bensì di riso. La vicenda, circoscritta nell’ambito scolastico durante l’orario di lezione, è trapelata all’esterno non tanto per la presa di posizione degli studenti ma quanto per quella della stessa preside, Anna Maria Silingardi.La dirigente scolastica, infastidita per la superficialità dell’assistente tecnico del laboratorio e del docente di turno, ha indirizzato una lettera ai genitori e agli alunni di una classe. La preside chiede scusa per un increscioso episodio verificatosi nel laboratorio di cucina. In pratica, secondo le notizie raccolte, in una busta sigillata di riso e in un sacchetto di uva passa sarebbero stati rinvenuti dei piccoli vermi. Ad accorgersene, ma solo dopo aver mangiato il risotto, sarebbero stati un paio di studenti pronti a far presente il problema all’insegnante che, per tutta risposta, avrebbe affermato: «Quel che no strangola engrassa». Una forma dialettale per sottolineare, probabilmente, lo scarso credito alla denuncia degli studenti.Già, perché in tutta questa vicenda sembra non siano rimaste prove oggettive. Chiamati a rapporto dalla preside, insegnante e ragazzi avrebbero fornito due versioni opposte. A chi credere? Senza perdere tempo in calcoli di convenienza la dirigente ha scritto ai genitori della classe interessata per scusarsi dell’episodio e assicurare: «È stato subito predisposto un piano di verifica e di controllo delle derrate alimentari presenti in magazzino e nei laboratori».Seppure a distanza di giorni l’episodio non è stato digerito dalla preside preoccupata per il buon nome della scuola. «Non esiste alcuna prova di cosa sia veramente successo in laboratorio: di certo nessuno dei commensali ha accusato alcun tipo di malessere», afferma Anna Maria Silingardi, che non nasconde il suo disappunto per l’atteggiamento assunto dal professore in servizio. «Simili battute», afferma, «non sono ammesse, mai. E ancora meno atteggiamenti superficiali di fronte a segnalazioni degli studenti. Il nostro istituto (mille studenti tra Bardolino e Valeggio) si fregia del sistema di qualità Iso 9001 e pertanto deve rispettare tutat una serie di parametri. Abbiamo già provveduto alla verifiche del caso e non è emersa la benché minima situazione anomala. In particolare per il pacco di riso incriminato, la scadenza, riportata sulla confezione, era luglio 2006».