giovedì, Aprile 25, 2024
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Il direttore Foschini boccia la struttura di Fasano e rilancia il progetto di Roè

S. Corona, destino segnato

«Ho perso Salò!», esclama Angelo Foschini, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Desenzano. Rovista tra i fogli, e non li trova: chissà dove sono finiti i dati e i numeri riguardanti l’ospedale di Salò, che lo stesso Foschini boccia inesorabilmente e che lascia per ultimo nelle considerazioni sulla sanità della provincia orientale. «Il giorno che sono andato in visita, mi sembrava di essere arrivato in Albania», dice. Una condanna senza appello. E aggiunge: «Mancano gli standard previsti dalla legge. I responsabili della legge 626, sulla sicurezza dei dipendenti nei luoghi di lavoro, sono preoccupati. Stesso discorso per il S. Corona di Fasano». Davanti a lui, nella biblioteca comunale di Gavardo, ci sono medici, infermieri e qualche amministratore locale. Uno di loro gli procura i fogli smarriti. Sullo sfondo, nel libro dei sogni, si staglia la struttura che (forse) verrà, a Roè Volciano, in una splendida conca degradante tra la Valle Sabbia e il lago. «Centosessantadue posti letto – sottolinea Foschini – con sei funzioni di degenza: la medicina interna, la riabilitazione geriatrica, le cure palliative e tre riabilitazioni (funzionale, cardiologica, geriatrica). Si aggiungono, inoltre, la dialisi e la diagnostica per immagini. «L’inizio dei lavori è previsto per la fine del 2002. La struttura è destinata a incorporare Salò e Fasano, che necessiterebbero di notevoli interventi di ristrutturazione». Ma il sindaco di Gardone Riviera, Alessandro Bazzani, e i suoi concittadini, riuniti in assemblea, hanno già detto di no. Là, in basso, nelle brutture quotidiane, il vecchio decrepito ospedale di Salò, spogliato gradualmente di reparti e di posti letto, di pazienti e di speranze, definito un lembo di Albania. Certo, per la sua posizione fronte lago, il complesso è appetito dai grandi gruppi immobiliari (uno di loro ha già acquisito la vicina casa di riposo per 12 miliardi). E lo stesso si può dire per il S. Corona di Fasano, che dipende dal Civile di Brescia. «A Salò prosegue la trasformazione in una struttura riabilitativa multidisciplinare – ribadisce il direttore generale -. I 25 posti di lungodegenza, aggregati a Medicina, sono diventati 18 nella nuova divisione di recupero funzionale, con organico specializzato. Unificati i servizi, razionalizzate le risorse, abbattuti drasticamente i tempi di attesa, realizzata una nuova palestra. E attivata l’Unità di Psicofarmacologia Geriatria, istituita in forma sperimentale nell’agosto 1999 da Marco Teggia Droghi con finalità di studio, diagnosi e cura dell’anziano. «A distanza di quasi due anni, posso dire che si è costruito un modello di offerta compatibile con le reali esigenze del territorio, superando un approccio clinico settoriale. Tale unità cerca di individuare e rispondere ai bisogni emergenti, costruendo un percorso terapeutico di recupero e svolgendo una funzione di filtro della domanda di prestazioni sanitarie». Foschini ha detto che il reparto di Medicina si è specializzato, orientandosi al trattamento delle patologie di tipo endocrinologico e oncologico, che c’è un servizio di Primo intervento con le ambulanze (“all’inizio in forma sperimentale per l’estate, in seguito stabilizzato per tutto l’anno”), e sono rimasti gli altri servizi già esistenti: Dialisi, Radiologia, i Poliambulatori, ecc. “In attesa che venga realizzato il nuovo ospedale di Roè Volciano, dove saranno trasferiti i servizi oggi esistenti a Salò, abbiamo programmato alcuni interventi strutturali di adeguamento e mantenimento, tra cui: l’ampliamento degli spazi per la Psichiatria, col recupero degli spazi attualmente occupati dal Servizio prevenzione e sicurezza; la ristrutturazione del secondo piano, per trasferirvi l’unità di Riabilitazione; il trasloco di Psicofarmacologia al primo piano, in spazi più idonei; il miglioramento degli ambulatori e della parte alberghiera dei reparti”. Da spendere ci sono otto miliardi, meno gli 800 milioni spesi nelle progettazioni. Per fronteggiare l’emergenza infermieristica, il direttore generale ha informato che l’azienda di Desenzano ha messo a disposizione un fondo di 250 milioni per remunerare le prestazioni rese in sostituzione di personale assente. Bandito, inoltre, un avviso aperto (senza scadenza) per assunzioni a tempo determinato. E sottoscritto con le organizzazioni sindacali un accordo per definire nuovi modelli organizzativi.

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