venerdì, Marzo 29, 2024
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I timori avvalorati dal sindaco in un’assemblea a Fasano. Le Poste all’ex hotel Centrale? Il rischio è che non riapra, ma diventi un «residence di lusso»

S. Corona, ospedale in bilico

Il Santa Corona chiuso, le poste che tagliano gli orari di apertura dell’ufficio, la costruzione della passeggiata a lago, i lavori nell’ex hotel Centrale, ecc. Sono molte le questioni esaminate a Fasano, nel corso di una pubblica assemblea. Al tavolo dei relatori: il sindaco di Gardone Riviera Alessandro Bazzani, il vice Eugenio Musciotto, l’assessore Riccardo Zumiani. Con la possibilità, da parte del pubblico, di intervenire in «disordine sparso». Il Santa Corona, ospedale di proprietà del Civile di Brescia, è stato dichiarato inagibile subito dopo il terremoto del 24 novembre 2004, e non più riaperto. Quella notte i pazienti, tutte persone che hanno avuto problemi di cuore (infartuati, sottoposti a operazioni chirurgiche) e trascorrono un periodo di riabilitazione sul Garda, dove il clima è mite, furono trasferiti altrove, in fretta e furia. Come se l’edificio stesse per crollare. «Il direttore generale del Civile, Lucio Mastromatteo, ha presentato richiesta in Regione per ottenere 800 mila euro – ha spiegato il sindaco – da destinare alla ristrutturazione dell’immobile. E dovrebbe prenderli tutti. L’interrogativo è legato al rientro dei cardiopatici. Con le elezioni parlamentari in vista, nessuno si muove e prende decisioni. Il Civile ha stipulato un accordo con Villa Gemma. La struttura privata (appartiene al gruppo che fa capo a Marco Bonometti, delle Officine meccaniche rezzatesi, ndr) ha messo a disposizione due piani. L’accordo, scaduto il 31 dicembre, è stato appena rinnovato fino al 30 giugno. In attesa di eventi». In passato il S.Corona era una villa patrizia adibita a colonia estiva, con splendido giardino a lago: un centro pediatrico di prevenzione per malattie reumatiche. E’ diventata ospedale nel ’65, aggregato al Civile di Brescia nel ’78. L’ultima ristrutturazione: nel ’96, con la creazione di una piccola ala, di un parcheggio da 25 auto sulla piastra soprastante e il miglioramento dei servizi igienici. Aveva un centinaio di posti letto (due sezioni maschili, una femminile e alcune camere singole a differenziazione alberghiera), altrettanti i dipendenti, dieci i medici, 35 gli infermieri professionali), 2500-2600 i ricoverati nell’arco di un anno. Al momento della chiusura per terremoto disponeva di 61 posti letto accreditati, ora trasferiti (provvisoriamente) a Villa Gemma. «Noi chiediamo che ritornino al S.Corona, e non vadano altrove – ha detto l’assessore Laura Volpato -. A tale proposito mi auguro che gli enti sovraccomunali si muovano e ci diano una mano». Non manca chi ha sollevato interrogativi sul contributo di 800 mila euro della Regione: «Sarà utilizzato per ridare funzionalità all’ospedale? O per sistemare l’edificio, e venderlo come residence?». Risposta di Bazzani: «Temo quest’ultima ipotesi». Il consiglio comunale ha già approvato una mozione per ribadire che non intende concedere il cambio di destinazione del fabbricato. Se ci fosse la possibilità di trasformarlo in appartamenti, dalla cessione si ricaverebbero parecchi milioni di euro. A sostegno dell’ufficio postale, la cui attività è stata ridimensionata (tiene aperto tre giorni, anzichè sei), lo scorso mese di ottobre sono state raccolte 600 firme. L’altra sera il sindaco ha ripercorso le trattative condotte in sede di Comunità montana. Numerose, infatti, le località che devono affrontare tagli: Maderno, Navazzo e Costa di Gargnano, Magasa, Valvestino, Tremosine. «Una società sta ristrutturando l’ex hotel Centrale – ha spiegato Bazzani -. I lavori dovrebbero concludersi in tempi brevi. Noi otterremo al piano terra i locali da destinare all’ambulatorio, alla sala riunioni per gli abitanti della frazione e, appunto, il nuovo ufficio postale, che così potrà traslocare dal vicino complesso Delle Rose, risparmiando sul costo d’affitto. Nello stilare la convenzione, dovremo però chiedere ai responsabili provinciali di rispettare determinati impegni. In più vorremmo un Bancomat».

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