venerdì, Aprile 19, 2024
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L’edificio religioso risale a un periodo compreso tra IX e X secolo

S. Pietro in Oliveto, un tesoro di storia sotto le fondamenta

Ancora pochi giorni di lavoro, e la chiesetta di San Pietro in oliveto a Limone, potrà consentire di alzare il velo su qualche segreto. Fino ad oggi l’opera dell’archeologo Gian Pietro Brogiolo, coadiuvato da 18 studenti dell’Università di Padova e da un gruppo di volontari gardesani, sta procedendo celermente e portando i primi buoni frutti: non inattesi, anzi sperati, se non addirittura messi in conto. «Il solo riferimento alla chiesetta nella letteratura storico artistica – spiega Brogiolo – si deve a Gaetano Panazza, con una generica datazione tra il IX ed il X secolo. Gli interventi, messi in atto da noi delle scorse settimane, sono inizialmente consistiti nello scavo che ha permesso di portare alla luce l’originale pavimento, che risale al IX secolo». Il lavoro in atto in questi giorni, e che proseguirà fino a tutta la prima decade di agosto, si allarga al terreno circostante il piccolo edificio sacro, e potrebbe riservare interessanti novità. Al suo interno, la chiesetta ospita affreschi del milletrecento, mentre la volta dell’abside e la sagrestia sono di epoca successiva. «Si tratta di una delle chiesette private costruite da un proprietario longobardo o carolingio con la destinazione di chiesetta funeraria – continua Brogiolo – come stanno a dimostrare le sepolture esterne». All’interno, l’unica scultura rimasta è un’acquasantiera che risale al IX-X secolo, mentre all’esterno sono state fino ad ora scavate 12 sepolture, databili tra l’ottavo ed il nono secolo. La maggiore di queste è coperta da una grande lastra di pietra, con cuscino, ed è stata costruita contemporaneamente alla chiesetta. La pietra utilizzata è quella rossa, di cui vi erano cave anche in zona, ma non è esclusa la provenienza veronese. Alcune sepolture sono state aperte solo nei giorni scorsi: erano intatte. Altre risultano manomesse, con inserimento alla rinfusa di ossa: un intervento verosimilmente risalente ad epoca seicentesca. E, in effetti, cocci del Seicento sono emersi. Le tombe più recenti sono datate tra il X ed il XII secolo, i loro muri non sono legati con malta. Mancano, però, spiegazioni o corredi che permettano una migliore comprensione. I lavori di scavo sulle tombe hanno permesso il recupero di altro materiale, tra cui laterizi di epoca romana (come sono finiti qui? si chiede Brogiolo) e macine di età romana e altomedievale. Queste le certezze che, si diceva, non rappresentano una sorpresa vera e propria per l’archeologo. Interrogativi affascinanti sorgono, invece, in merito al proseguimento dei lavori sul terreno circostante la chiesetta, specie nel prato retrostante l’abside. Forse, proprio questo terreno all’ombra di un antico oliveto potrebbe nascondere la casa del proprietario della chiesetta funeraria, verosimilmente con muri di più antica edificazione, precedenti il 7° secolo. Sorge, nel frattempo, un altro interrogativo, legato ad una leggenda tramandata ma mai dimostrata fino ad ora: pare che l’antico abitato di Limone sorgesse proprio nella zona dell’oliveto, la stessa che oggi ospita la chiesa e nasconde altri edifici. Quesiti a catena, come si vede, scatenati da un intervento che si era reso necessario per ovviare ad un inconveniente piuttosto comune: l’infiltrazione di acqua dalle fondamenta della piccola chiesa in mezzo agli olivi.

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