venerdì, Marzo 29, 2024
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Tribune da finire e coperture ancora in sospeso

Salò, lo stadio delle attese

Da alcune settimane il Salò calcio ha iniziato il campionato di Eccellenza con un esordio al quale è mancato, e mancherà ,decisamente qualcosa. I lavori allo stadio salodiano «Lino Turina», infatti non sono ancora ultimati.E pensare che il progetto esecutivo relativo alla modifica dell’impianto sportivo venne approvato la bellezza di 12 anni fa.Vediamo la situazione attuale. Il lotto A, realizzato dalla Socogi (gli spogliatoi e una parte delle tribune), è stato oggetto di contestazioni. «Nell’agosto del ’97, il Comune ha pagato l’ultima franche degli 880 milioni più Iva, come da contratto – ha ricordato l’assessore allo Sport, Gabriele Cominotti, rispondendo a una interpellanza presentata in consiglio da Mauro Ventura -. Nell’ottobre ’98 l’amministrazione ha conferito all’ingegner Giovanni Ziletti l’incarico per il collaudo tecnico. E il professionista ha rilevato che alcune opere non erano state eseguite regolarmente. Mi riferisco in particolare all’impermeabilizzazione dei solai di copertura degli spogliatoi, dei servizi per il pubblico, delle centrali termiche e del sistema di scarico delle acque nere presenti nel cunicolo retrostante».«Nell’ottobre dell’anno scorso – continua l’assessore salodiano -, abbiamo invitato la Socogi a eseguire le opere di ripristino entro il 9 dicembre. Non avendo (l’impresa) ottemperato, si è deciso di affidare alla Sacef, che stava realizzando il secondo lotto, l’incarico di ripristino necessario». L’operazione è stata pagata con la vecchia polizza fideiussoria, mai svincolata.Ora l’impermeabilizzazione è ultimata; ma non basta. Occorre infatti posare le solettature in cemento, operazione finora non effettuata perché, con il caldo, si temeva il verifìcarsi di screpolature. Ci vorranno insomma ancora una decina di giorni.Passiamo al lotto B, quello che prevedeva il completamento dei gradoni e la sistemazione delle recinzioni.Una volta effettuato il collaudo statico, la Prefettura ha rilasciato il certificato di agibilità. Mancano piccole sistemazioni (per esempio gli ancoraggi dei parapetti). Nell’ultima riunione del consiglio comunale, Mauro Ventura e Vincenzo Zambelli (del gruppo sinistra-indipendenti) hanno espresso dure critiche per le soluzioni adottate, che a loro dire hanno notevolmente appesantito l’impatto visivo della struttura.Lotto C, ‘ la copertura. Qui la situazione non si sblocca. L’appalto-concorso per i lavori è stato vinto da un’impresa non bresciana, che ha proposto l’installazione di una struttura metallica. Il costo si aggirerebbe sui 350 milioni, pagabile con un finanziamento dell’Istituto di credito sportivo.Ma ci sono discussioni per la revisione dei prezzi, e il contratto deve ancora essere firmato. Un altro tecnico suggeriva di puntare sul legno lamellare, ma la soluzione è stata scartata.Tempo fa, gli abitanti della zona hanno spedito una lettera di protesta, sostenendo che l’altezza dei…tubi toglierà la vista. In luglio, durante la presentazione della squadra di calcio, Cominotti aveva ipotizzato che i lavori avrebbero potuto iniziare a settembre. Ora, invece, nessuno si sbilancia sui tempi di avvio e soprattutto di esecuzione. La responsabilità dell’ufficio, l’architetto Anna Gatti, prenderà in mano la questione quando rientrerà dalle ferie settembrine.Intanto la Biffi di Bergamo si è aggiudicata per 360 milioni la gara di appalto riguardante la costruzione di un altro rettangolo,«da ricavare tra la piscina e lo stadio grande. Servirà per le gare delle squadre giovanili e gli allenamenti (di tutti).Il progetto redatto dall’architetto Guido Armellini prevede l’impianto di illuminazione e una tribunetta con 80 posti a sedere. Rimane comunque la possibilità di aggiungerne un’altra successivamente, ai lati. Niente spogliatoi: verranno utilizzati quelli esistenti.Si procederà anche a una riorganizzazione degli spazi interni: ingresso spostato (ora è davanti alla proprietà del notaio Pedrazzi, in futuro verrà collocato verso la piscina);corridoio per gli spettatori separato da quello del pubblico; la biglietteria attuale trasformata in casa del custode.L’intervento consentirà finalmente all’amministrazione comunale di vendere (valore stimato:quattro miliardi e mezzo) il vecchio stadio «Amadei» di Campoverde, che da anni accoglie un carico impressionante di giocatori. Il rettangolo in terra battuta assorbe rapidamente l’acqua, tanto che nemmeno un nubifragio obbliga alla sospensione delle partite.L’impresa edile acquirente potrà costruire qui case per una volumetria di 13.500 metri cubi, sempre che il Piano regolatore venga cambiato. A questo proposito ricordiamo che Giancarlo Biondo ha già acquistato da un fallimento la vicina area «Nando», ex trattoria da pollastrino (ai ferri) e radicchietti.Un cantiere dalla storia infinita. Il via libera risale al lontano ’88.II progetto del nuovo stadio di Salò (non ancora ultimato) risale ai tempi di Berta che filava. Lo firmarono molto tempo fa l’architetto Gino Zavanella e Alessandro Valenti, dello studio Gau di Mantova.Il consiglio comunale lo approvò, va sottolineato, nel luglio dell’88. Col primo intervento la Biffi di Bergamo, lo stessa del San Paolo di Napoli e di Lumezzane, realizzò il rettangolo verde. Costo: due miliardi e 664 milioni, di cui 709 per l’esproprio dell’area. Il finanziamento: un miliardo e 835 milioni con prestito a tasso agevolato, il resto con mutuo a totale carico dello Stato, in base alla legge sui Mondiali in Italia.Nei primi mesi del ’92 arrivò’ lo stop. Occorrevano altri soldi (425 milioni, in seguito trovati attraverso la Banca Valsabbina) per alcuni ritocchi, serviti per esempio a collocare i muretti di pietra, a mettere a dimora le piante, a disegnare i parcheggi e a portare la pista di atletica da sei a otto corsie, nella speranza che la Federazione nazionale scegliesse il lago di Garda come sede di raduni di un certo peso. Poi la prosecuzione.Nel periodo 96-97, con l’investimento di circa un miliardo, la Socogi di Broscia ha costruito un pezzo di tribuna (18 metri per 52, con sei gradoni) e i sottostanti spogliatoi, oltre all’infermeria e a un locale per gli attrezzi. Il cosiddetto lotto A. Intanto la Biffi aveva già rifatto due volte il terreno, perché nel frattempo la gramigna regnava sovrana, ed effettuato le semine.Nel settembre del ’98 il Salò (Aldo Caffi presidente, Eugenio Olli direttore sportivo) ha lasciato alle squadre giovanili il vecchio Amadei di Campoverde, trasferendosi nel nuovo impianto.Successivamente è stata allungata la tribuna, realizzando (in alto) sei gradoni più corti. Questo viene definito lotto B. Lavori eseguiti dalla Sacef 73 di Virle. Onere di un miliardo, finanziato dal Credito sportivo.

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