venerdì, Aprile 19, 2024
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Interessante iniziativa culturale nel salone Domus. Paramenti religiosi e arredi sacri saranno esposti all’interno della rassegna sulla figura di San Pietro nel Nuovo Testamento

Salò mette in mostra i «tesori del Duomo»

Oggi, a Salò, nel salone Domus, a fianco del Duomo, aprirà la mostra sulla figura di San Pietro nel Nuovo Testamento. Chiuderà il 26 marzo. Orario: 16-19, tutti i giorni (il sabato e la domenica anche dalle 9.30 alle 12). Previste visite guidate anche nelle mattinate infrasettimanali, su prenotazione, telefonando al numero 3394804296 (e-mail: mostrasanpietro@libero.it). Ma la cosa più interessante è costituita dall’esposizione dei «Tesori del Duomo». Il parroco, monsignor Francesco Andreis, ha deciso di mostrare paramenti religiosi e arredi sacri non sempre visibili. Sarà possibile, ad esempio, ammirare una pianeta del XVI secolo: il tessuto è un damasco di seta broccato in oro. Altre sono del XVIII sec.: una rococò in seta bianca, una di gusto francese (con splendidi cespi di fiori trattenuti da nastri blu spiegazzati), una in seta verde broccata in argento. Poi due piviali (l’ampio mantello lungo fino ai piedi, indossati in occasione di particolari funzioni): uno di inizio Settecento, broccato d’oro, d’argento e di sete policrome; l’altro, rosso. C’è una croce astile, databile alla seconda metà del Quattrocento: le figure centrali (il Cristo e l’Eterno) sono eseguite a fusione, quelle alle estremità dei bracci invece sono incise. Assai interessante per il gusto arcaico, anche se poco preziosa per il materiale (rame dorato). E ancora. Una pisside (serve a custodire le particole consacrate) in bronzo argentato, e una stile fiorentino; una brocca, col manico a forma di delfino stilizzato, opera dell’argentiere bresciano Pietro Arici. E ancora: un ostensorio raggiato; un turibolo finemente cesellato, databile al primo Seicento, proveniente da Venezia, col leone di S.Marco e tre corone (singolare soprattutto la navicella, di forma arcuata, e i manici a ricciolo di gondola); un reliquiario cilindrico, superba opera neoclassica di Angelo Zanardelli, che conserva un frammento osseo e un lino imbevuto del sangue di San Carlo Borromeo; una coperta di messale (i piatti lignei coperti in velluto rosso sono decorati con lamine d’argento sbalzate e cesellate). Infine i calici, alcuni del XVI secolo, altri del XVII e XVIII. Il più fastoso è impreziosito da smeraldi e rubini. L’iniziativa rientra nelle celebrazioni per i 500 anni del Duomo, consacrato il 18 ottobre 1502. Un Comitato, composto dal parroco, dal sindaco Gianpiero Cipani, dai presidenti della Provincia (Alberto Cavalli), della Comunità del Garda (Giuseppe Mongiello), del Parco (Bruno Faustini), dell’Ateneo (Vittorio Pirlo), della biblioteca (Francesco Bersatti), degli albergatori (Sergio Bassetti), dei commercianti (Nirvana Grisi), di alcuni esponenti del Consiglio pastorale (Luigi Fenaroli, Nicoletta Bigoloni, Bernardino Pedrazzi, Anna Manni) e della Curia di Brescia (don Claudio Zanardini e don Claudio Paganini), ha predisposto un fitto cartellone di appuntamenti. Nei prossimi mesi si terranno spettacoli teatrali e musicali, concerti d’organo, la prima edizione del festival dedicato a Marco Enrico Bossi, compositore locale, morto sulla nave mentre tornava da un viaggio negli Stati Uniti, ecc. La prima pietra della chiesa (progettata da Filippo delle Vacche, sullo stile di S.Anastasia a Verona) venne posta nell’ottobre 1453. La facciata esterna è rimasta grezza. L’interno, a tre navate a crocera, sviluppate su archi a ogiva, è lungo 62 metri e largo 20. Recentemente sono stati effettuati lavori di restauro. All’interno del Duomo si trovano opere dei pittori Zenon Veronese, Romanino, Moretto, Andrea Celesti, Paolo Veneziano, Palma il Giovane e Giambattista Trotti, detto «Il Malosso».

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