venerdì, Aprile 19, 2024
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Antonio Romagnoli, pescatore e bagnino comunale in pensione, nella sua carriera ha soccorso moltissimi bagnanti in difficoltà con una tecnica particolare

«Salvai sei persone in due giorni»

«Dall’audacia alla vita»: una sintesi felice scolpita sulla medaglia d’oro che l’amministrazione comunale, con l’allora sindaco Vittorio Bozzini, ha voluto consegnare ad Antonio Romagnoli nel lontano 1975, quando faceva il bagnino comunale oltre che il pescatore. Chiara, anzi indiscussa la motivazione: «Ogni giorno ha salvato vite umane». «Memi», perchè così tutto lo chiamano, 70 anni, è un uomo grande e grosso, che a prima vista fa paura. Ma il suo carattere benevolo e bonaccione mette subito a proprio agio. Tanto è grande e grosso, tanto è buono. È quanto si dice su di lui in paese. Ed è vero. Un vero gigante buono. Aveva 40 anni quando gli hanno consegnato la medaglia per i suoi atti di coraggio. Ora ne ha trenta di più e non fa più nè il pescatore, né il bagnino. È pensionato, nonno felice di due gemelli, con il rimpianto di non avere più vicino la moglie, scomparsa alcuni anni fa. Ha donato litri di sangue all’Avis: ha fatto oltre 70 donazioni. Molto religioso, come tutta la sua famiglia, ama cantare e fa parte da molti anni della Schola cantorum parrocchiale. Quante persone ha salvato nella sua lunga carriera di bagnino?, gli chiediamo. «Tante», risponde. «Il numero non lo ricordo, ma sono tante perchè di tuffi in acqua ne ho fatti veramente parecchi. E tutti con successo». Per salvare chi stava affogando utilizzava una tecnica particolare. «Li prendevo da sotto per non spaventarli», racconta. «Giunto vicino a chi era in difficoltà, non mi avvicinavo a loro perchè non volevo che si attaccassero a me in preda al panico. Avremmo rischiato di sparire tutti e due sotto acqua. Mi immergevo sott’acqua poco prima del bagnante in difficoltà o lo prendevo proprio da sotto trascinandolo verso riva. Non ho mai perso la presa. Ho portato tutti in salvo». Il primo salvataggio l’ha compiuto a soli 18 anni. Si trattava di uno dei primi turisti tedeschi. Memi Romagnoli stava lavorando alle sue reti. Quando ha visto il malcapitato non ci ha pensato un minuto, si è tuffato in acqua e con due bracciate lo ha raggiunto e trascinato a riva. «Erano soprattutto i bambini ad avere le maggiori difficoltà», ricorda, «perchè venivano attirati dall’acqua, ma non si rendevano conto che il lago non è una piscina. Ne ho salvato anche tre in un solo giorno. Tutti tedeschi». Quello che lo faceva veramente infuriare -e non è facile farlo arrabbiare- erano gli scherzi degli incoscienti. «Qualcuno», spiega ancora innervosito, «gridava aiuto per scherzo, perchè voleva che mi tuffassi in fretta e furia. Si trattava di scherzi veramente pessimi». Le ore più pericolose sono sempre state quelle del pomeriggio. Lo confermano gli appunti che tiene ancora per ricordo. «Dalle 3 del pomeriggio alle 19», spiega Memi, «perchè sono le ore più calde, che più invitano a tuffarsi. L’importante è aver mangiato presto o non aver mangiato affatto, altrimenti il pericolo è in agguato». Dopo il salvataggio i fortunati scampati la ringraziavano?, gli chiediamo «Pochi», risponde. «Quelli che l’hanno fatto si contano sulle dita di una mano. Non ho mai compiuto alcun salvataggio per ricompensa, era il mio mestiere farlo. Ma certo un grazie fa sempre piacere». Memi Romagnoli è salito agli onori della cronaca, nel luglio del 1975, quando in due giorni ha salvato ben sei persone. Motivo per cui finì sulle pagine del nostro giornale. Le sue gesta, perchè di gesta importanti si tratta, non sono mai state «raccontate» allo Stato. Non è mai stato neppure proposto per una decorazione al valor civile, ma ha sempre continuato imperterrito, fino alla pensione, la sua «missione». L’unica riconoscenza è stata appunto la medaglia del sindaco Bozzini. «Ce l’ho sempre qui davanti, sul mio tavolo», spiega orgoglioso Antonio Romagnoli, «perchè mi ricorda la mia gioventù, ma mi ricorda anche una giornata commovente vissuta fra la mia gente che mi ha sempre voluto bene e aprezzato. Certo un riconoscimento da parte dello Stato italiano mi sarebbe veramente piaciuto. Non per la gloria, ma solo per la riconoscenza e la stima, che ti danno la forza di vivere meglio. Sarà che sono ormai anziano, ma l’accetterei volentieri».

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