martedì, Aprile 16, 2024
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San Pietro in Mavinas sta cadendo a pezzi e va salvata. Per questo l’antico monumento longobardo, risalente al IX secolo,

Salvare San Pietro in Mavinas

San Pietro in Mavinas sta cadendo a pezzi e va salvata. Per questo l’antico monumento longobardo, risalente al IX secolo, è al centro oggi, domenica 18 ottobre, dell’annuale appuntamento proposto in tutta italia dal Fondo per l’ambiente. Sul lago di Garda la locale delegazione del Fai ha deciso di aprire la chiesetta ai visitatori, di organizzare due visite guidate dal prof. Giampietro Brogiolo, docente di archeologia medioevale all’Università di Padova con la collaborazione dell’associazione Lacus, mentre il prof. Gian Carlo Quaglia illustrerà i pregevoli affreschi che ornano l’antica chiesa. L’iniziativa, i progetti di restauro, le caratteristiche storiche di San Pietro in Mavinas sono stati illustrati al grand hotel Terme nel corso di una serata organizzata dal Lyons club di Sirmione da Giampietro Brogiolo, Renata Salvarani, Gian Carlo Quaglia e Cesare Feiffer. In sostanza le novità sono date dal fatto che è ormai certa la presenza sotto l’attuale edificio dei resti di un edificio di culto romano o paleocristiano. Inoltre un anno fa è stato scoperto un affresco che rappresenta San Paolo per cui si è ipotizzato che la chiesa fosse dedicata ai santi Pietro e Paolo. «È decisamente precaria la situazione dell’antica chiesa longobarda, sorta come chiesa privata di un cortigiano di re Desiderio – spiega il prof. Quaglia, direttore dell’Istituto di ricerca del restauro dell’abazia di Maguzzano -. Le strutture murarie non sono assolutamente in buono stato. Gli affreschi rischiano, a causa di umidità e delle infiltrazioni d’acqua di andar perduti». «Per questo – aggiunge – una volta completato a Sirmione il restauro della chiesetta di S.Anna, si porrà mano a quella di san Pietro in Mavinas grazie alla determinante sponsorizzazione del restauro da parte della Banca Popolare di Verona e Novara». E questo non è che l’ennesimo intervento di recupero dei principali tesori della riviera garedesana iniziati a Padenghe con la pieve di S. Emiliano, con il santuario di San Felice del Benaco, proseguiti a Maguzzano. Grazie ai privati sono stati completati i restauri di due delle chiese dimenticate del basso lago. Sono quelle di San Francesco Saverio a Machetto di Desenzano e di San Giuseppe a Montonale, splendida chiesetta settecentesca con stucchi ed una stupenda facciata in pietra e cotto.

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