giovedì, Aprile 25, 2024
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L’edificio è abbandonato all’incuria: il progetto prevede tre anni di restauro. Il gruppo misto chiede alla Giunta di trovare un’intesa con la proprietà

San Colombano:scompare la chiesa

Una fine ingloriosa. L’antica chiesetta di San Colombano al Monte, edificio di proprietà privata, è destinata nel giro di pochi mesi ad essere trasformata in una stanza d’appartamento. La notizia rappresenta uno schiaffo morale alla comunità gardesana. Il motivo? Semplice, la tradizione popolare ha sempre guardato a queste alture come ad un luogo sacro, rispettato per la presenza di ciò che un tempo era una «dipendenza» dell’Abbazia di Bobbio. Adesso, al posto di quello che una volta era un antico monastero, da anni abbandonato all’incuria e ora di proprietà della San Colombano srl verrà costruita una nuova abitazione. Sullo stesso sedime, e senza toccare i muri esterni perimetrali, come si evince dal progetto depositato in Comune, sorgerà il nuovo complesso suddiviso in più appartamenti. In uno di questi finirà anche la chiesetta di San Colombano.I lavori sono già iniziati e la San Colombano srl, che ha ottenuto il 31 marzo il permesso per il restauro del fabbricato e degli esterni, ha tre anni di tempo per ultimarli. Stesso discorso per la costruzione nella balza sottostante di un garage interrato con lavori iniziati il 10 giugno. Il luogo è di quelli dal panorama mozzafiato e rappresenta ancora una delle poche aree non aggredite dalla cementificazione. Dell’attuale chiesa di San Colombano rimane poco o nulla con la cappella ridotta a rifugio di vagabondi. Una situazione di totale degrado che ancora nel maggio del 2002 portò l’allora consigliere di minoranza Pietro Meschi a sollecitare il responsabile dell’area tecnica edilizia privata del Comune ad «un urgente intervento presso la proprietà al fine di evitare ulteriori danneggiamenti dell’altare e di quanto fino ad oggi non compromesso». La segnalazione fu subito girata dal sindaco Armando Ferrari al proprietario dell’edificio, diverso da quello attuale, e alla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Verona. Il risultato? La cappella fu murata per impedire l’ingresso di estranei. Pochi giorni prima di quell’operazione, nel corso di un sopralluogo, avevamo visto de visu pezzi di vetro sparsi ovunque, carte bruciate nel tabernacolo divelto dell’unico altare in marmo giallo di Torri, banchi ammassati e muri scrostati. In mezzo alla sporcizia e all’umidità resisteva un dipinto del 1960 raffigurante la Vergine e San Colombano opera di Leonardo Peretti. Cosa ne è stato di quell’altare e di quel dipinto al momento non è dato sapere. Di certo da alcuni giorni giace sulla scrivania del primo cittadino la richiesta dei consiglieri del gruppo misto Gianfranceschi, Lonardi e Rizzi. I tre ex esponenti di maggioranza propongono che il Consiglio comunale voti una mozione per «impegnare il sindaco e la Giunta a trovare con la proprietà una soluzione affinché vengano conservati e valorizzati sia i beni che la destinazione dell’Oratorio di San Colombano al monte».«Il problema», scrivono gli esponenti del gruppo misto, «è la scarsa sensibilità dimostrata in questo caso dall’amministrazione nella conservazione del patrimonio culturale bardolinese. In un caso identico e cioè quello dell’Oratorio di San Francesco in contrada Paerno, nel 1983 un accordo con i privati venne trovato. L’Oratorio di San Colombano a monte è invece destinato a scomparire».

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