venerdì, Marzo 29, 2024
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Tanti pellegrini per la Madonna. Sabato prossimo la processione solenne

Santuario del Carmine

Come ogni anno, nel mese di luglio, si svolgono i festeggiamenti per la Madonna del Carmine di San Felice del Benaco, «regina e patrona della Valtenesi». I pellegrinaggi sono iniziati giovedì coi parrocchiani di Portese, Soiano e Campagna di Lonato. Venerdì sera, alle 20.30, è toccato a quelli di Maguzzano, Villanuova, Gavardo, Soprazocco e Lonato. Domani, lunedì 16 luglio, il pellegrinaggio riguarderà Raffa, Villa di Salò, Fasano, Gaino, Maderno, Toscolano e Roè Volciano. Martedì Paitone, Calvagese, Mocasina, Carzago, Bedizzole, S.Vito, Prevalle, S. Zenone e Puegnago. Mercoledì 18 Desenzano (Duomo, S. Angela Merici, S.Giuseppe, S.Zeno, S.Martino della Battaglia, Scoperta), Rivoltella, Sirmione, Lugana, Moniga e Gardone Riviera. Giovedì ai fedeli di Motteggiana Sailetto (Mantova), Manerba, Polpenazze, Campoverde e Salò. Venerdì Padenghe, Colombare, Pozzolengo, Sabbio Chiese e S.Giovanna Antida. Il clou sabato 21, con la processione solenne dal santuario alla chiesa parrocchiale. La statua della madonna viene trasportata in spalla. Il giorno successivo, domenica, alle 10, nel santuario, messa solenne coi cantori della Valtenesi, diretti dal maestro Valerio Bertolotti. Alle ore 21 corteo in senso inverso. In testa, monsignor Andrea Veggio, vescovo ausiliare di Verona, originario di Manerba, e la banda Sinus Felix, guidata da Giorgio Giacomini. Lunedì 23 la giornata del ringraziamento, per i benefattori vivi e defunti. Il santuario di S. Felice venne eretto nel 1452. Al nome di «Santa Maria delle Grazie», più tardi fu aggiunto quello di «Madonna del Carmine», per la presenza dei Carmelitani scalzi. A livello popolare, la chiamavano «Maria delle Cisterne», trattandosi di un luogo ricco di sorgenti. I tanti ex voto e gli affreschi del Quattrocento fanno pensare che il motivo della costruzione siano state le guerre di invasione, le lotte di fazione e il predominio tra signorotti, con peste e carestie. Questo spiegherebbe la presenza delle figure dei santi invocati contro le malattie infettive (Sebastiano, Rocco, Antonio abate, Biagio e così via). Accanto alla chiesa, il convento. I Gonzaga di Mantova (il principe Ludovico II e il figlio Francesco, cardinale a soli 17 anni) furono i maggiori sostenitori. Nella seconda metà del XVIII secolo i soldati della Repubblica Veneta, in grave crisi finanziaria, asportarono arredi, vasi, argenterie e suppellettili. La supplica rivolta al Serenissimo Senato per riottenere il maltolto restò senza risposta. Col passare degli anni il monastero venne (in parte) distrutto e, nei periodi bellici, adibito a caserma o a stalla per i cavalli. La chiesa, invece, trasformata in ospedale per i feriti. Le pareti, ripetutamente tinteggiate di calce e latte per disinfezione. Nel giugno 1866 arrivarono i volontari garibaldini provenienti dall’Italia meridionale, poi impegnati nelle battaglie di Monte Suello (3 luglio) e Bezzecca (il 21). Nell’agosto 1946 iniziarono i primi lavori di restauro, promossi dal parroco don Gaetano Turella. Nel 1967 il vescovo Giuseppe Carraro (S. Felice appartiene alla Diocesi di Verona) proclamò la Madonna patrona di tutta la Valtenesi. L’attuale statua risale al 1600. Nell’ultima settimana di luglio, dopo la lunga preparazione coi pellegrinaggi, la portano in giro per il paese. Il giorno successivo, compiono il percorso inverso. Nel frattempo il complesso è stato ampliato, e diviso in tre corpi: il convento vero e proprio, il centro socio-culturale e il ristorante dei pellegrini.

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