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Segantini e Arco

Dopo l’apertura nel 2012 ad Arco dello spazio permanente dedicato a Giovanni Segantini, il MAG ha avviato nel 2014 un progetto pluriennale dedicato all’artista, che si inserisce nell’ambito della stretta collaborazione, attuata nel 2013, fra il MAG e il Mart di Rovereto.

Con Segantini e Arco, il MAG intende contribuire a valorizzare la città di Arco come luogo segantiniano attraverso l’attività espositiva e di ricerca.

Il progetto prevede innanzitutto il rinnovo dell’allestimento della Galleria Civica, che si compone di una parte espositiva tradizionale con dipinti, opere di grafica e documenti storici sull’artista di proprietà delle due istituzioni, e di una parte interattiva che posiziona Arco, città natale di Giovanni Segantini, al centro di un circuito internazionale che fa capo a musei e istituzioni pubbliche in tutto il mondo che possiedono opere dell’artista.

All’apertura dello spazio farà seguito una giornata di studio, il 18 aprile 2015, intitolata Segantini. Scritture d’alta quota, dedicata alla fortuna critica di Giovanni Segantini nei paesi di lingua tedesca. L’intenzione di questa tavola rotonda è quella di riunire studiosi e ricercatori del settore di area italiana, svizzera e austriaca, coinvolgendoli in un dibattito seminariale che sia occasione per progettare nuovi spunti di ricerca ed espositivi sull’opera dell’artista arcense. In occasione della giornata di studio verrà presentata la traduzione italiana della prima monografia su Giovanni Segantini scritta da Franz Servaes nel 1902, Giovanni Segantini. Sein Leben und sein Werk (La sua vita e la sua opera), una copia della quale è conservata presso la Biblioteca Civica “B. Emmert” di Arco.

L’allestimento

La Galleria Civica G. Segantini di Arco, che riapre con un nuovo percorso espositivo ospitato nel seicentesco Palazzo Panni, riportato alla luce nella bellezza dell’architettura originale, intende posizionarsi come centro di ricerca entro una rete virtuale costituita dalle principali istituzioni che conservano opere di Segantini e dagli studiosi che si occupano dell’artista.

Il nuovo display espositivo si apre con la Segantini.map, una postazione interattiva che consente di interrogare tutte le collezioni pubbliche nel mondo che possiedono opere di Segantini, navigare nei siti di questi musei e visualizzare a pieno schermo i capolavori dell’artista ivi conservati.

Le Segantini.doc sono invece postazioni che utilizzano la tecnologia multitouch, per offrire strumenti e materiali che concorrono a ricostruire la vicenda artistica di Segantini inquadrandola nel contesto culturale contemporaneo all’artista.

Il progetto di riqualificazione architettonica degli spazi della Galleria Civica G. Segantini è stato suddiviso in due fasi. Nel 2015 è stato possibile sviluppare la prima parte. Il progetto prevede una seconda fase con l’apertura di altri spazi che integrano il percorso espositivo con sale destinate a piccole esposizioni temporanee.

Segantini e i suoi contemporanei

Attorno alle postazioni interattive sono esposti dipinti, sculture e opere su carta relative a Segantini e agli artisti trentini suoi contemporanei, opere provenienti dalle collezioni del Mart, del MAG e della Provincia autonoma di Trento, qui uniti in un’azione di valorizzazione del grande artista nato ad Arco, ma soprattutto nell’impegno a sostanziare un progetto che riunisca in sé tutte le potenzialità di ricerca relative a fonti e documenti provenienti da archivi diversi, intorno ad una parola chiave: Segantini.

Accanto ai documenti e alle immagini restituite grazie ai touch tables, il percorso espositivo presenta dunque le opere di Segantini e dipinti, sculture e opere su carta di artisti trentini e non, suoi contemporanei, come Andrea Malfatti, Eugenio Prati, Vittore Grubicy, che fu il mentore di Segantini e di Prati.

Come Segantini, Prati e Malfatti furono chiamati a rappresentare la cultura figurativa del Trentino alle grandi esposizioni nazionali di Milano, Torino, Firenze e Roma (1883), e poi Venezia, dal 1887.

Le opere di questi autori offrono, insieme a quelle dei veneti Alessandro Milesi e Antonio Rotta, uno scorcio della produzione pittorica coeva a quella di Segantini. Ad esempio, Il ritratto di Andrea Malfatti (1874) di Eugenio Prati e l’Autoritratto all’età di vent’anni (1879) di Segantini mostrano lo stesso piglio romantico e un po’ bohemien, condividono una freschezza espressiva, ligia al verismo accademico ma che allo stesso tempo è espressione di un carattere fiero, romantico, per quello sguardo tutto proiettato verso il futuro.

Segantini, Prati, Grubicy e Bezzi assegnano al paesaggio il ruolo di tramite espressivo di una liricità destinata a evolvere in direzione simbolista, come ne La Poesia della Montagna, dipinto da Prati nel 1903, quasi un omaggio al grande maestro, da poco scomparso (Segantini era morto nel 1899). Questi artisti condivisero, seppur con modalità differenti, la trasformazione del linguaggio figurativo ottocentesco dalle istanze realiste a quelle simboliste, per raggiungere quell’“arte dell’avvenire”, per usare le parole di Segantini, dove “il vero è dentro l’anima e fa parte dell’idea”.

Non a caso le sculture commemorative di Segantini, ad Arco come a Saint Moritz, furono affidate a Leonardo Bistolfi, il più grande scultore del Simbolismo italiano, qui rappresentato da una placca allegorica in bronzo (1906-07) e da un bozzetto in gesso de L’alpe (1908), il grande monumento a Segantini a Saint Moritz.

 

 

 

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