venerdì, Aprile 19, 2024
HomeAttualitàSequestri al porto Retelino, è caos. Il Comune: «Non lo sapevamo»
L’Ispettorato ha agito attraverso i carabinieri di Torri colpendo anche le barche di chi era in lista per il posto

Sequestri al porto Retelino, è caos. Il Comune: «Non lo sapevamo»

L’assessore alla portualità, Carlo Chincarini, non usa mezzi termini dopo il sequestro di una decina di imbarcazioni e di alcune piccole imbarcazioni per il soccorso di surfisti, effettuato dai carabinieri di Torri su mandato dell’Ispettorato di Porto, ad inizio novembre nel porto Retelino del paese. «Noi decliniamo qualsiasi responsabilità per ciò che accade nei porti», mette le mani avanti l’assessore, «la legge 12 del 1998 prevede l’assegnazione dei demani lacuali, per i quali è avvenuto il trasferimento delle competenze ai comuni, anche per i porti. La Regione Lombardia l’ha applicata subito, mentre il Veneto non l’ha ancora fatto, nonostante i nostri continui solleciti».La vicenda dei sequestri, se non fosse per la serietà del problema che coinvolge centinaia di cittadini della sponda veronese del Garda, sarebbe addirittura comica. Lo spiega direttamente Chincarini: «I cittadini sono inferociti, ci troviamo la fila di gente in ufficio che viene a chiederci l’assegnazione dei posti barca nei porti. L’ultimo episodio poi ha dell’incredibile, ci siamo trovati in Comune i proprietari che cercavano la loro barca, di cui noi non sapevamo nulla».Prosegue l’assessore alla portualità, Carlo Chincarini: «Sono andati anche dai carabinieri di Malcesine per fare la denuncia di furto e anche loro non sapevano cosa era successo. Solo più tardi si è saputo che le barche erano state sequestrate dai carabinieri di Torri». «Alcune delle imbarcazioni rimosse con l’accusa di occupazione abusiva, però», continua l’assessore, «in realtà erano di cittadini che avevano il posto assegnato dalla graduatoria dell’Ispettorato e occupavano spazi liberi, proprio perché non ancora assegnati, nonostante la graduatoria sia stata fatta nell’ottobre 2004».L’amministrazione di pazienza non ne ha più. Chincarini chiede: «Vorremmo a questo punto almeno sapere dove sono state portate le barche per dare risposte alla gente che si rivolge a noi. Certo che se è questo il principio della devolution, siamo a posto. Come mai nel Trentino queste cose non accadono?».A Malcesine i porti sono cinque, denominati in base alla località dove si trovano: Cassone, Madonnina, Malcesine porto vecchio, Navene e Retelino, quest’ultimo teatro del sequestro di barche, situato due chilometri a nord di Malcesine e costruito una ventina di anni fa. «Questi porti», precisa Chincarini, «dispongono di circa 300 posti barca, di cui il 10 per cento a motore, il resto a vela. Se fossero sistemati però ne potrebbero contenere molti di più. Si utilizza zolo il 70 per cento dei posti disponibili. In questa situazione non si sa più di chi sono i posti barca, non si sa chi può entrare o dove deve ormeggiare. I cittadini non possono mica portarsi le barche in cantina. C’erano persone che avevano le boe, ma poiché era stato comunicato che avevano ottenuto il posto barca hanno rinunciato alla boa, poi non è più stato assegnato loro il posto, così ci sono decine di barche in giro senza avere una condizione legittima».L’assessore alla portualità conclude: «Se venisse trasferita la competenza dalla Regione ai Comuni, noi potremmo dare risposte immediate, in base a regole omogenee per tutto il lago e con gli introiti si potrebbero migliorare le infrastrutture, pulire i fondali, controllare gli ormeggi, illuminare e segnalare adeguatamente. Ad esempio, il Retelino è il porto meno agibile, ha addirittura l’entrata al rovescio rispetto al favore del vento».

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