venerdì, Marzo 29, 2024
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Tra i tanti esclusi dall’elenco dei posti barca c’è anche un natante illustre. Quasi da museo. Portese: niente ormeggio per una bissa secolare. È troppo lunga

Sfrattata la storia del lago

Agostino De Micheli ha un diavolo per capello. La sua «bissa», una tipologia di imbarcazione tipica del Garda, una delle ultime rimaste in circolazione, è stata esclusa dai sorteggi per l’assegnazione dei posti barca a Portese e a San Felice. Il motivo? «Hanno stabilito che i natanti ammessi non devono superare la lunghezza di sette metri e 35 – spiega -; e la mia barca ne misura 7 e 39. L’hanno esclusa per quattro centimetri».Bocciata, dunque, senza avere avuto la possibilità di partecipare al sorteggio. Come se alla Milano-Sanremo stabilissero che i ciclisti più alti di un metro e 90 devono rimanere a casa.«Questa bissa, costruita dal maestro d’ascia Gioia, è sempre stata usata dai pescatori di Portese – aggiunge De Micheli -. Io l’ho acquistata da loro, e rimessa in sesto grazie all’abilità di Mattia Manovali. L’ho munita di una bella vela in canapa di lino, e persino battezzata, col nome Gelsa. Da cento anni è sempre stata qui, nel porto di Portese. E adesso devo portarla via. È inutile che parlino di tradizioni se poi non vengono rispettate».Da anni Agostino, che lavora nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Gavardo, si dedica al recupero di oggetti che ricordano il piccolo mondo antico: dai pesanti mantelli dei contadini alle pietre dei broli; dai pezzi di ulivo (che trasforma in sculture) ai torchi per la stampa. Ha fotografato e archiviato le immagini delle meridiane di mezza provincia. «Ho la licenza di pescatore – prosegue -, e nel tempo libero esco a prendere lucci, sardine (in maggio), persici e cavedani. Di aole nemmeno l’ombra. Sparite anche le anguille. Il ricordo più bello? I carpioni presi nel golfo di Salò, col vecchio Bepi Carlòt che aveva l’osteria in mezzo a Portese».«Sulla bissa salivano in quattro, e remavano in piedi, alla veneta – continua -, ma è una barca pesante da condurre. In passato uscivano in coppia. Una alle reti, l’altra tirava. In giro non se ne trovano più. Ce ne sono un paio in secca all’isola Cavazza. La mia è un pezzo storico, che meriterebbe ben altra considerazione. Invece non trova più posto, là dove è rimasta da un secolo, per quattro miseri centimetri».Tutto finito? «Ho inoltrato ricorso attraverso l’avvocato Ambrogio Florioli, ex sindaco di San Felice. Ma è stato respinto. E pensare che negli ultimi anni qualcuno è rimasto nel porto senza pagare il canone, e altri, adesso, hanno fatto domanda pur non essendo proprietari di una barca, presentando la fotografia di quella di un amico».L’assegnazione dei posti, effettuata a Salò, nella sede del Consorzio dei comuni rivieraschi, ha sollevato malumori e sospetti. Tanto che la guardia di finanza è intervenuta a controllare, per vedere se esistono irregolarità.San Felice ha una disponibilità di circa 150 posti pubblici, la stragrande maggioranza nella frazione di Portese e appena un sesto nel piccolo molo del capoluogo. Inevitabile che, di fronte alle 210 domande, nascessero scontri e polemiche. Molti dei bocciati hanno presentato ricorso, ottenendo però risposta negativa.In passato decideva l’Ispettorato di Desenzano. Poi ha assunto l’incarico il Comune (periodo 2003 fine 2006) che, ora, ha ceduto il compito al Consorzio, riservando il 30% degli spazi ai propri residenti.Il porto di Portese è stato diviso in due settori: uno riservato alle barche a vela (45), l’altro a quelle a motore (78), con l’aggiunta di due posti per il battello spazzino del Garda uno e per i Volontari del Garda. 27 gli spazi assegnati a San Felice.

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