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Oggi a Peschiera la cerimonia di assegnazione della Stella del Garda Il guru Veronelli: «Davvero un grande vino»

Si incorona il «Lugana»

Ritorna la «Stella del Garda», il premio per il vino Lugana Doc. Dieci anni dopo l’ultima edizione, viene riproposto il vecchio concorso, aperto all’intera produzione a denominazione di origine controllata. Già da tempo le commissioni enologiche sono al lavoro per valutare i numerosi campioni presentati. La cerimonia per la consegna dei riconoscimenti è in programma oggi pomeriggio, a Peschiera, nella Sala Radetzsky, all’interno della recuperata caserma di Porta Verona. Saranno presenti autorità, titolari di aziende e giornalisti del settore. Il premio rispecchia le linee delle passate edizioni, che suscitarono grande interesse. «Lo scopo prioritario: essere ogni anno un punto di riferimento dell’evoluzione qualitativa», scrisse Michele Vescia, in un volumetto celebrativo del ’92. Per entrare nel gruppetto dei vincitori, bisognava raggiungere un punteggio di almeno 80/100 «della scala di degustazione dell’Accademia della vite e del vino». Le aziende che per tre anni, anche non consecutivi, avevano superato tale punteggio, ottenevano la «Stella», un encomio solenne ancora oggi conservato ed esposto in molte cantine della zona. Da sottolineare il fatto che il concorso nacque quando la parola Doc non esisteva ancora. Il Lugana è stato uno dei primissimi vini italiani a fregiarsi della denominazione di origine controllata, entrando a pieno titolo nel Gotha. Da allora molta strada è stata fatta, e altra ne rimane. Sono cinque le categorie ammesse al premio: Lugana, Superiore, Lugana elaborato in barrique o comunque affinato in legno, Spumante metodo Charmat, Classico. Tre le fasi: la prima riguarderà la selezione dei tecnici (i vini promossi accederanno al… turno successivo), la seconda riservata alla stampa, l’ultima prevede l’assegnazione della «Stella» (occorre cogliere tre successi in cinque anni). All’ultimo «Vinitaly» di Verona Luigi Veronelli ha detto che, in passato, si arrabbiava «coi vignaioli del Basso Garda, perchè non capivano le potenzialità, e tenevano rese di uva troppo alte. Non avevano la capacità di proporsi. Ora le cose sono davvero cambiate. Adesso si può bere un Lugana giovanissimo per apprezzarne la freschezza, ma gustarlo dopo dieci anni consente di ammirarne la composta autorevolezza. A distanza di tempo è ancora perfetto. Davvero un grande vino». Scoperto da Gaio Valerio Catullo, dai re longobardi e ostrogoti, veniva usato nei sontuosi banchetti della corte scaligera e sulle mense papali. Le caratteristiche sono definite nel Disciplinare del ’98: undici gradi, sapore fresco e morbido, con eventuale leggera percezione di legno, colore paglierino o verdolino, con tendenza al giallo leggermente dorato; per il Superiore, invece, almeno 12°, e sapore più corposo; lo spumante parte da 11,5°, ed ha un bouquet fino (se fermentato in bottiglia) o un sentore di fruttato (nel caso del metodo Charmat). «E’ un vino che va capito nel suo territorio – spiega Angelo Peretti, autore di un libro per conto del Consorzio guidato da Paolo Fabiani -. D’estate la terra è dura come un sasso, e quando piove si trasforma in una distesa di sabbie mobili. Difficile riuscire a produrre buone uve. Eppure i contadini e le aziende hanno selezionato un vitigno tipico, autoctono, a base di Trebbiano, un bianco travestito da rosso, che ha una notevole longevità. Lo si può abbinare con molti piatti: verdure, pesci, carni d’aia, formaggi».

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