mercoledì, Aprile 24, 2024
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Consorzi di bonifica si interrogano sulle loro possibili nuove funzioni. Le autostrade dell’acqua e un piano decennale per la sicurezza

Siccità e devastanti alluvioni. Essenziale è la difesa del suolo

Per l’acqua che scarseggia possiamo star tranquilli, almeno noi che viviamo a cavallo del Po. Ce lo garantisce Anna Maria Martuccelli, direttrice generale dell’Associazione nazionale bonifiche italiane: «Certo ci sono stati danni rilevanti alla produzione agricola, ma non è il caso di allarmarsi per il Nord Italia, che attende ancora il tradizionale periodo delle piogge primaverili. I dati statistici pluviometrici ci confortano in merito, mentre diverso è il discorso per il Meridione dove di fatto sono già passati i mesi di maggior piovosità e scarseggiano dati statistici su analoghi fenomeni meteorologici che potrebbero essersi verificati in passato», annuncia la direttrice al convegno su «Acqua e ambiente: una sfida per i consorzi di bonifica», organizzato a Bardolino dalla Uila, l’Unione italiana lavoratori agroalimentari al cui interno opera la Filbi-Uil, la federazione dei lavoratori delle bonifiche e irrigazioni. È pacifico che negli ultimi decenni sono aumentati i bisogni e diminuita la disponibilità di acqua, sia per l’aumento della popolazione sia per i gravi fenomeni di inquinamento che hanno accompagnato il primo sviluppo industriale. Questo ci farà tornare a un nuovo Medioevo, quando per i furti d’acqua vigeva il taglio delle mani e le dispute di confine sulle rive dei corsi d’acqua hanno dato origine alla parola «rivali»? «Non tutti gli scienziati sono d’accordo sulla teoria che il nostro paese si avvii verso una fase di desertificazione», sottolinea la Martuccelli, «e l’unica certezza finora è che saremo sempre più sottoposti a fenomeni estremi: lunghe siccità seguite da grandi alluvioni». Di qui la necessità, secondo la direttrice generale dei consorzi di bonifica, di creare sul territorio le condizioni di sistemazione idraulica che evitino le tragedie e garantiscano la fornitura d’acqua per uso potabile e per uso irriguo. E cita la direttiva europea dell’ottobre 2000 in cui l’acqua è definita risorsa e bene non commerciale, che va tutelata, conservata e razionalmente utilizzata. Spezza una lancia a favore dei bacini idrografici e contro le divisioni di ambiti territoriali creati artificiosamente su confini amministrativi provinciali. «Non bisogna dimenticare che una razionale utilizzazione dell’acqua si raggiunge solo con la partecipazione dell’utente», spiega Martuccelli, che a questo punto ha buon gioco a presentare i consorzi di bonifica come reali espressioni del principio di sussidiarietà, momenti di raccordo fra pubblico e privato, con competenze e conoscenze esplicite sul territorio in materia di acque e di difesa del suolo. I consorzi avrebbero idee e strumenti per un uso più razionale della risorsa acqua, come lo sfruttamento nei salti dei canali irrigui per il funzionamento di piccole centrali elettriche, oppure il ricircolo dell’acqua irrigua per il raffreddamento degli impianti industriali che così non sarebbero più costretti ad attingere acqua di falda o di fiume. Per Stefano Mantegazza, segretario generale Uila, «la condizione straordinaria di questo inverno, il più arido degli ultimi ottant’anni, mi auguro possa servire al governo per accelerare il progetto di autostrade delle acque, con un piano decennale di interventi volto a garantire la sicurezza degli insediamenti umani e produttivi e a sostenere la competitività dei prodotti agricoli, producendo nello stesso tempo riqualificazione e conservazione ambientale». I dati forniti dal ministero dell’Ambiente parlano di 11 mila aree a rischio idrogeologico: interessano 3671 Comuni (45,3 per cento del totale) e oltre 150 mila italiani che ci vivono. «Dobbiamo realizzare da subito i piani di bacino e far sì che le loro indicazioni programmatiche prevalgano davvero su ogni altra programmazione urbanistica e territoriale», è l’appello di Giuseppe Vito, segretario generale di Filbi-Uil, che chiede anche, nella sua relazione congressuale, l’unificazione delle competenze in materia nel ministero dell’Ambiente per render meno burocratiche le procedure e per mediare utilmente fra le esigenze dell’ambiente e quelle della produzione. Sul tavolo del sindacato dei lavoratori delle bonifiche c’è la richiesta di iniziative comuni con governo, Regioni, associazioni agricole per combattere gli sprechi e gli usi impropri dell’acqua, ridurre la pressione sulle risorse, razionalizzare la gestione, migliorare la qualità dell’acqua, incrementare invasi artificiali, migliorare le tecniche di ricerca delle falde freatiche, incrementare il tasso di ricircolo dell’acqua per usi industriali, depurare i reflui e attrezzarsi per dissalare l’acqua marina. E alla luce di queste esigenze ed urgenze il ruolo dei Consorzi non può che essere migliorato con efficienza organizzativa e di gestione.

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